Deiulemar non teme i creditori e va avanti con il concordato

Deiulemar non teme i creditori e va avanti con il concordato

Il 18 aprile, giorno in cui il Tribunale di Torre Annunziata discuterà l’istanza di fallimento presentata da un obbligazionista di Deiulemar Compagnia di Navigazione, si avvicina e le pedine dell’affollata scacchiera torrese preparano le proprie mosse.

La novità più rilevante arriva da Deiulemar Shipping, la compagnia armatoriale formata nel 2005 dalla seconda generazione delle famiglie Della Gatta, Iuliano, Lembo (attraverso conferimento dell’allora flotta di Deiulemar Compagnia di Navigazione), che ha definitivamente assegnato l’incarico della propria ristrutturazione aziendale. Ad occuparsene sarà un pool composto dagli advisor Accuracy (per la parte industriale) e H7 (per quella finanziaria) e da tre avvocati (Pietro Tantalo per il restructuring, Corrado Verna per il banking e Alberto Rossi per lo shipping) dello studio legale Nctm (per gli aspetti giuridici), coadiuvati dall’avvocato Filippo Di Peio.

Mediobanca e Rothschild, che, come anticipato da Linkiesta, hanno valutato il dossier, si sarebbero chiamate fuori per diversi motivi: la prima a seguito di una valutazione del peso dei rapporti fra le sue partecipate bancarie e Deiulemar; la seconda in ragione della nomina ad advisor della ristrutturazione societaria di Rbd (Rizzo, Bottiglieri, De Carlini), altra primaria compagnia armatoriale di Torre del Greco, operativa nello stesso mercato di Deiulemar e concorrente di quest’ultima. Fonti vicine a questo pool riferiscono che la ristrutturazione (ritenuta non particolarmente complessa per i buoni fondamentali della società) riguarda esclusivamente la Shipping a prescindere dai rapporti con Deiulemar Compagnia di Navigazione (che sarebbero semplicemente di parentela fra i rispettivi proprietari e non giuridici) e dal destino di questa.

Cioè, se i creditori di Deiulemar Compagnia di Navigazione accetteranno il concordato proposto da questa (l’amministratore delegato Roberto Maviglia ha chiesto ai soci un ulteriore apporto di risorse e ha convocato per venerdì l’assemblea, mettendo all’ordine del giorno la discussione di tale piano, dell’autorizzazione ad aumentare il capitale sociale anche a terzi e del progetto di quotazione), sancendone quindi la sopravvivenza e la continuità, si procederà come delineato da Maviglia: i soci della Shipping (proprietaria di 16 navi) conferiranno le quote (o parte di esse) di questa società (in via di risanamento) alla Compagnia rinata come quotata in Borsa, in cambio di azioni di quest’ultima (della quale dunque diverranno soci di minoranza, accanto agli attuali obbligazionisti e creditori, che vedranno convertiti i propri titoli, e ad eventuali terzi), di opzioni (da definire) sulle azioni della Shipping e di prerogative sulla gestione operativa in ambito armatoriale.

Se invece i creditori della Compagnia – e questo sembrerebbe l’orientamento di diversi comitati di obbligazionisti – rifiutassero il concordato e si arrivasse al fallimento, Deiulemar Shipping proseguirebbe sulla sua strada, nella convinzione che l’eventuale procedura fallimentare non avrebbe elementi per attaccare la società e i suoi beni. Convinzione rafforzata dall’insuccesso, nelle ultime settimane, dei tentativi, da parte di alcuni creditori della Compagnia, di ottenere il sequestro conservativo delle navi della Shipping.

Del resto fare luce sull’architettura societaria delle due Deiulemar e su eventuali legami fra esse è impresa tutt’altro che semplice. Il socio unico della Compagnia è Deiulemar Holding Spa, società a sua volta controllata (la cessione da parte delle tre fiduciarie precedentemente proprietarie è dell’aprile 2008, ma è stata registrata solo poche settimane fa) dal socio unico Lamain S.A., società di diritto lussemburghese. Questa è stata costituita (evidentemente ad hoc per l’acquisizione di Deiulemar Holding) nel marzo 2008, con sottoscrizione di tutte le quote da parte di Taggia LXVII – Consultadoria e Servicos, Sociedade Unipessoal Lda, società di Madeira, creata nel 2005 dalla conterranea MLGT Madeira – Management&Investment, S.A., il cui responsabile è l’avvocato Manuel Freitas Pita, dello studio legale portoghese Morais, Leitão, Galvão, Teles, Soares da Silva. Pita, specializzato nella consulenza alle aziende interessate ad approfittare delle particolarità legislative e fiscali di Madeira, ci ha risposto che «MLGT non è il solo azionista di Taggia e non ha conoscenza di Deiulemar né di Lamain».

Socio unico di Deiulemar Shipping è invece la lussemburghese Poseidon International S.A., costituita nel 2005 (anno di fondazione di Deiulemar Shipping) con sottoscrizione di tutte le azioni da parte di Société Européenne de Banque S.A., il cui azionista unico è Intesa Sanpaolo Holding International S.A. (naturalmente controllata dalla nostrana Intesa Sanpaolo), il cui direttore Christophe Velle, non a caso, ha presieduto dal 2007 al novembre 2011 il cda di Poseidon, insieme a Sébastien Schaack (il rappresentante di Poseidon all’assemblea di approvazione del bilancio 2010 di Deiulemar Shipping), prima di lasciare lo scorso novembre l’incarico a Armand De Biase (amministratore anche di Enel Finance International S.A., gruppo che ritroveremo più avanti) e Sandrine Melnyk (legata, fra l’altro, alle lussemburghesi Sanpaolo Immobiliere S.A. e IMI Investments S.A.).

Supponendo che, in entrambi i casi, i veri proprietari siano velati da accordi fiduciari intercorsi con i summenzionati veicoli finanziari lussemburghesi, l’unico legame evidente (ancorché pallido) fra le due Deiulemar che si evince da tutto ciò è rappresentato dal fatto che, quando Poseidon viene costituita nel 2005, il presidente del cda è (lo rimarrà fino all’agosto 2007, prima di lasciare a Velle) il romano Ferdinando Cavalli, oggi membro del cda di Lamain, in rappresentanza della quale ha partecipato all’assemblea di approvazione del bilancio 2010 di Deiulemar Holding.

I tentativi di contattare Cavalli, manager fra l’altro della lussemburghese Cbp – Compagnie de Banque Privée, Velle e l’ufficio stampa di Intesa non hanno dato esito, così come non abbiamo ottenuto risposta da Carlo Conte, presidente del collegio sindacale di Deiulemar Holding, ma non solo. Conte infatti è un’autorità in materia contabile: sindaco effettivo di Enel Spa, ricopre o ha ricoperto cariche analoghe o amministrative in colossi come Digint (la società Finmeccanica assurta agli onori delle cronache per il caso Mokbel) e Grandi Stazioni ed è dirigente generale della Ragioneria Generale dello Stato.

Peccato, sarebbe stato interessante conoscere il parere di chi monitora i conti dello Stato e contemporaneamente quelli di una holding di controllo di una società che per anni ha emesso obbligazioni irregolari, fino ad un ammontare di circa 700 milioni di euro, e ha imbastito una contabilità parallela finora incredibilmente sfuggita a tutti, oggi oggetto di un’indagine della Procura di Torre Annunziata.
 

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