Va’ pensieroLa rivincita delle “altre azzurre”: «La Vezzali? Non sa perdere…»

La rivincita delle “altre azzurre”: «La Vezzali? Non sa perdere...»

Manca poco più di mese all’inizio delle Olimpiadi e fra i nostri schermidori le lingue sembrano più affilate delle lame. A Legnano si sono conclusi i campionati europei e il bilancio degli azzurri è di due ori (fioretto maschile e femminile a squadre) e due bronzi (fioretto femminile e sciabola femminile a squadre). Bilancio più che lusinghiero, ma non sono mancate le delusioni, tenuto anche conto che si giocava in casa. La sensazione è che la straordinaria macchina da medaglie della scherma italiana sia in questo momento un po’ arrugginita. E le polemiche rischiano di fare più rumore delle vittorie.

Soprattutto quando le polemiche coinvolgono l’ape regina dello sport italiano, cioè la fiorettista Valentina Vezzali, già vincitrice di tre ori olimpici e in corsa per il quarto a Londra. Venerdì mattina, in una cerimonia al Quirinale, la Vezzali, designata portabandiera dell’Italia per le Olimpiadi di Londra, riceverà da Giorgio Napolitano il tricolore con il quale sfilerà a Londra. Nei saloni del Quirinale ci saranno sorrisi e foto, però la tensione è alta.

La polemica è esplosa lunedì sulla pedana di Legnano, quando nei quarti di finale della gara di fioretto individuale la Vezzali è stata battuta nettamente (15 a 6) da Arianna Errigo. Con i suoi 24 anni la Errigo, che poi ha conquistato la medaglia di bronzo, è la più giovane tra le fiorettiste azzurre. Ma di fronte al monumento Vezzali non si è fatta intimidire e gliele ha cantate in faccia. «Mi sono dispiaciute un po’», ha spiegato la Errigo, «le sue dichiarazioni uscite in questi ultimi mesi. Ha scritto nel suo libro che ai Mondiali di Parigi ha perso con me per non incontrare la Di Francisca in finale. Ho dei sassolini nelle scarpe, non mi sembra carino giustificare così un break di 10 a 0 nella stagione in cui aveva vinto tutto. Le cose sarebbero tante, ne tirerò fuori una alla volta ogni volta che vinco un assalto. Questa è la prima, se vince, brava lei».

Una vera dichiarazione di guerra. Raccolta dalla Vezzali, la quale ha preteso un chiarimento dalla Errigo prima della gara a squadre di mercoledì. «Mi ha chiesto spiegazioni e gliele ho date, se uno sbaglia qualcosa, non si può offendere. Come nella scherma: ad ogni azione c’è una reazione», dice la Errigo alla Gazzetta dello sport. «Ci siamo parlate, tutto chiarito», garantisce la Vezzali. Poi per fortuna è arrivata la vittoria nella finale della gara a squadre contro la Francia e le scene di esultanza hanno cancellato i malumori. Cancellati per sempre? Difficile dirlo. Il mondo della scherma si nutre anche di rivalità accese, rancori mai sopiti, conflitti da Eva contro Eva.

La veneziana Dorina Vaccaroni, una ex campionessa (oro olimpico a Barcellona) con un temperamento niente male, lo ha ammesso tempo fa: «La scherma è un’arma. E’ duello, agonismo, combattimento. Non si possono avere amici tra i compagni. Io non ne avevo. É far finta di voler bene alla tua compagna di squadra che trovo terrificante e ipocrita, quando sei pronto ad accopparla». A leggere le parole della Vaccaroni, vengono in mente i tanti falsi sorrisi e ancora più falsi abbracci che tante volte hanno esibito in pubblico la Vezzali e Giovanna Trillini, l’altra grande fiorettista marchigiana cresciuta nella stessa palestra di Jesi. Fra le due campionesse quasi vicine di case e compagne di palestra la rivalità è sempre stata acerrima.

E, sempre per restare alla Vezzali, non sono un segreto le sue litigate con Giulio Tomassini, suo maestro d’arma da 22 anni. «Quando io e lui litighiamo, magari non gli rivolgo la parola per giorni aspettando che venga da me almeno a chiedere che cos’ho. Niente da fare, sono sempre io a cedere», ha ammesso la Vezzali in una recente intervista a Sportweek, il magazine de La Gazzetta dello Sport. Anche i maschi non scherzano. Due grandi campioni del passato, come Renzo Nostini e Edoardo Mangiarotti, si tolsero il saluto per anni. Quattro anni fa, proprio alla vigilia delle Olimpiadi di Pechino, ci fu il caso clamoroso dei fiorettisti Andrea Cassarà e Andrea Baldini.

Baldini, numero uno dei fiorettisti azzurri, fu trovato positivo a un diuretico sulla lista nera delle sostanze proibite. Cassarà, che dovette rinunciare ai Giochi, denunciò un complotto alle sue spalle indicando come possibile responsabile il suo compagno di squadra Cassarà, che era destinato al ruolo di riserva. Furono giorni di polemiche inaudite. Poi nell’aprile del 2009 il tribunale della Federazione mondiale della scherma riconobbe la correttezza di Baldini, il quale fu condannato a sei mesi di squalifica per “negligenza”. Ora, lo si è visto a Legnano, Cassarà e Baldini sono tornati a vincere in squadra.

Le polemiche, nel mondo agitato della scherma italiana, non risparmiano neppure i tecnici. Nell’ottobre del 2004, due mesi dopo aver portato all’oro olimpico la squadra dei fiorettisti, il ct Andrea Magro fu sfiduciato dalla squadra. «Non lo riteniamo più in grado di darci quei consigli tecnici che ci possono aiutare in un assalto», scrissero i rivoltosi. Anche l’attuale tecnico, Stefano Cerioni, anni fa fu accusato da Cassarà di “nonnismo” nei confronti di una matricola della squadra. Ora, secondo la Gazzetta, Cerioni potrebbe perdere il posto dopo le Olimpiadi di Londra per i contrasti con la Federazione sulla formazione della squadra olimpica di fioretto maschile.

Tuttavia, il segretario generale del Coni, Raffaele Pagnozzi, getta acqua sul fuoco delle polemiche emerse a Legnano. «É giusto tenere alta l’attenzione», dice, «ma non mi pare che siano suonati particolari campanelli d’allarme. Ciò che conta è solo l’Olimpiade: l’importante è che a Londra ci siano due atlete azzurre in pedana per la finale». Speriamo bene.

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