Quanta fatica a vestirsi d’azzurro, per i tanti Balotelli d’Italia

Quanta fatica a vestirsi d’azzurro, per i tanti Balotelli d’Italia

Una rovesciata plastica di quelle che non si vedevano dai tempi di Carletto Parola. Con il gesto atletico che tutti i bambini hanno provato almeno una volta nella vita a fare nel loro cortile, Mario Balotelli ha regalato il passaggio di turno all’Italia contro l’Irlanda ai campionati europei. Ma tanti piccoli Balotelli sparsi per i campetti italiani rischiano di non diventare mai calciatori da grandi.

In Italia tesserare un ragazzino extracomunitario, anche nato in un ospedale dello stivale, per una società sportiva è una delle imprese più ardue. Se per un bambino italiano basta la dichiarazione dei genitori, per gli stranieri la situazione è un po’ più complicata. Il genitore extracomunitario che si reca nella sede della più vicina società sportiva per far giocare il proprio figlio si vede consegnare due fogli pieni di documenti da produrre. Anche se il figlio è nato in Italia e ha già giocato a calcio. L’iter deve essere infatti rifatto ogni anno.

La richiesta prevede: dichiarazione del calciatore su eventuali tesseramenti all’estero, iscrizione scolastica, prova di nascita e cittadinanza del calciatore (si intende certificato di nascita rilasciato dal comune di residenza se nato in italia o documento equivalente che ne comprovi la nascita). Inoltre bisogna consegnare il documento identificativo del calciatore, quello dei genitori, la residenza e lo stato di famiglia e la prova di soggiorno in italia del ragazzo e dei genitori (si tratta del permesso di soggiorno). Tutto questo vale per bambini nati all’estero ma anche nati in italia da genitori non europei. Il tutto va mandato a Roma alla Lega Calcio, invece che alla sede provinciale come per gli italiani, e dev’essere fatto ogni anno, anche se il bambino non cambia squadra.

Il tempo richiesto in media è di un mese, ma spesso si arriva anche a tre (circa un terzo della stagione sportiva) perchè i documenti nei Paesi di origine sono difficili da reperire. «Dal punto di vista educativo e sociale questo spesso comporta disaffezione da parte del ragazzo – spiega Claudio Sacchi, dirigente della Provigevano – che si allena con i compagni ma non può giocare in gare ufficiali magari per tre mesi e anche da parte dei genitori che spesso spazientiti lo tolgono dalla squadra. Senza contare le grandi difficoltà che abbiamo noi dirigenti, quasi sempre volontari, che ogni stagione dobbiamo perdere tempo alla ricerca dei documenti. Nella passata stagione siamo riusciti a far debuttare in prima squadra uno di questi ragazzi, che però per tutto il settore giovanile ha perso almeno un mese di gioco all’anno». A fare le spese di questa situazione dunque è il ragazzino, che si trova per mesi ad allenarsi sui campetti di calcio, ma alla domenica non può vestire la maglia della squadra del proprio paese assieme ai suoi amici.

Il regolamento è imposto dalla Fifa, dal momento che l’Italia è un Paese in cui non si ha la cittadinanza per tutti coloro che vi nascono. Le complicazioni arrivano però anche dall’Italia, al punto che sulla questione dei tesseramenti dei calciatori extracomunitari è stata addirittura presentata un’ordinanza parlamentare da parte di Sabina Rossa il 6 giugno di quest’anno, proprio due giorni prima dell’inizio degli europei che hanno visto protagonista Mario Balotelli. Il regolamento Fifa – si legge nell’interrogazione – su “Status e trasferimenti di calciatori da Paesi extracomunitari”, stabilisce che «il primo tesseramento di un minore straniero possa essere effettuato solo se il ragazzo è arrivato nel Paese di destinazione con i genitori e per motivi indipendenti dal calcio». Tale norma, nata per contrastare la tratta dei giovani calciatori, di fatto discrimina tanti bambini per i quali lo sport potrebbe essere uno strumento di inserimento sociale.

Il casus belli in questo caso è quello della società sportiva Nuova Oregina di Genova. Nel maggio 2011 si è vista revocare il tesserino di un minore nordafricano che aveva giocato per tutta la stagione. Nel novembre dello stesso anno la Figc ha rifiutato il tesseramento di un ragazzo ghanese di 14 anni in affidamento ai servizi sociali perchè nella condizione di “rifiugiato”. Al momento l’interrogazione non ha avuto ancora risposta, ma una cosa è certa: tanti bambini stranieri nati in Italia in questo Europeo avranno tifato per i colori azzurri, ma anche per il giovane ragazzo italiano, con origini ghanesi, che forse con i suoi gol riuscirà a rendere la vita più facile a tanti ragazzini con genitori stranieri nati nel nostro Paese. E che su un campo di periferia rincorrono una palla, ma soprattutto un sogno.