Rifugiati: la Calabria chiede fondi, il Viminale tace

Rifugiati: la Calabria chiede fondi, il Viminale tace

COSENZA – Traditi e abbandonati. È questo lo stato d’animo di quasi 35mila immigrati che lo Stato italiano ha prima accolto e poi lasciato a loro stessi. Ma dopo mesi passati invano a cavallo di attese e rinvii, adesso la bomba sociale dei rifugiati in Italia rischia di scoppiare per davvero.

Da 8 mesi i Comuni italiani che hanno firmato la convenzione con il Ministero dell’Interno per i progetti di accoglienza Sprar e Emergenza Nord Africa , sono costretti ad anticipare le somme per il sostentamento degli immigrati. Tutta colpa dei ritardi dello Stato, che impiega mesi per trasferire le risorse necessarie agli enti locali aderenti, mettendo in grossa difficoltà le amministrazioni locali.
Il problema riguarda appunto quasi 35mila rifugiati e 279 comunità, tra le quali i comuni di Acquaformosa (Cosenza) e Riace (Reggio Calabria), dove i due sindaci Giovanni Manoccio e Domenico Lucano sono stati costretti a firmare un comunicato congiunto nel quale paventano il rischio di “nuove Rosarno”, ovvero di nuove rivolte di immigrati, questa volta esasperati da uno Stato che sembra essersi dimenticato di loro. Tutto ciò a causa del ritardo di 8 mesi accumulato dal Ministero e dalla Protezione Civile, nel trasferire ai due centri calabresi (e non solo a loro) le risorse per l’attuazione dei progetti di accoglienza.

I progetti Sprar sono partiti nell’aprile del 2001 grazie ad un accordo tra l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), il Ministero dell’Interno e l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci). Con la legge n.189 del 2002 il ministero ha promosso «la realizzazione di interventi di «accoglienza integrata» che prevedono, oltre alle misure di vitto e alloggio, servizi di assistenza, orientamento, informazione, accompagnamento per i rifugiati», ospitati inizialmente nei centri di prima accoglienza.

Le formulazioni contenute nella legge si traducono in finanziamenti stanziati a favore degli enti aderenti, che riescono a fornire un alloggio ad ogni famiglia tra quelli a disposizione del comune, ad iscrivere i bambini a scuola e all’asilo, e ad aiutare i genitori a cercare un impiego. La quota destinata dal Ministero ai comuni è di 22 euro al giorno per ogni rifugiato. 

Il progetto Emergenza Nord Africa invece è stato messo a punto nell’aprile 2011 per rispondere all’ondata di immigrazione successiva ai conflitti scoppiati in Libia e alle rivolte in tutto il Nord Africa. Per ogni rifugiato spostato dai Centri di Accoglienza e accolto da uno dei comuni aderenti, l’ente ha diritto a un rimborso di 46 euro al giorno. 

Come si legge sul sito dell’Unhcr, in Italia dal luglio 2001 al dicembre 2009 sono stati accolti oltre 26 mila tra richiedenti asilo e rifugiati. Se nel 2003 i progetti territoriali Sprar erano 50 con mille 365 posti a disposizione, nel 2010 i beneficiari presenti nei centri della rete Sprar sono stati 6 mila 855 a fronte di circa 10 mila domande presentate. Nonostante ciò l’Italia resta molto indietro agli altri paesi europei. Infatti la Germania accoglie quasi 600 mila rifugiati, il Regno Unito circa 240 mila, mentre la Francia 200 mila.

Come già raccontato da Linkiesta, il comune di Acquaformosa aderì con successo all’iniziativa l’anno scorso, ricevendo un finanziamento di 3 anni per l’accoglienza e l’integrazione di 15 persone all’interno del proprio tessuto sociale. Grazie al progetto Sprar, per il periodo 2011-2013 le casse comunali saranno rimpinguate per un importo totale di 180 mila euro all’anno ripartiti tra il Ministero degli Interni (125mila euro) e la Regione Calabria (10mila) e il comune stesso (44 mila). 

Il progetto Emergenza Nord Africa invece, non ha funzionato come ci si aspettava e il Ministero, attraverso la gestione affidata alla Protezione Civile, in questo caso non onora i suoi impegni da ben 8 mesi. Per questa ragione «si è venuta a creare una grave emergenza di convivenza civile dovuta al rifiuto da parte dei fornitori storici di generi di prima necessità (alimentari, farmacie ecc.) di continuare a far credito agli immigrati», come sottolineano i sindaci aderenti alla Rete dei Comuni Solidali in una lettera al Ministro per la Cooperazione Internazionale Andrea Riccardi. Le sollecitazioni al suo dicastero però, non finiscono qui.

Il 9 Maggio scorso il deputato calabrese del Pd Franco Laratta ha chiesto in un’ interrogazione parlamentare al ministro Anna Maria Cancellieri e allo stesso Riccardi di «intervenire per impedire una rivolta dei migranti sullo stile di quella di Rosarno di un paio di anni fa, e per facilitare le politiche di accoglienza e integrazione». Proprio il giorno dopo si è tenuto al Viminale un vertice tra il ministro Cancellieri e l’Associazione dei Comuni (Anci), per annunciare la costituzione di un tavolo tecnico che avrà l’obiettivo di proporre un piano d’azione con l’indicazione dei tempi e delle risorse finanziarie per uscire dall’emergenza.

«Ad oggi però, dopo mesi di attese e rinvii, ancora non ci sono novità per gli immigrati», conferma a Linkiesta il sindaco di Acquaformosa Giovanni Manoccio nonostante la Corte dei Conti, a cui è demandato lo sblocco dei finanziamenti, sia tenuta a liquidare le prestazioni entro 60 giorni, dietro presentazione di fattura. I disservizi però non si fermano al ritardo dello Stato nei pagamenti ai comuni, ma riguardano anche le nuove richieste di asilo politico che giungono agli enti locali.

Infatti a fronte di circa 1600 migranti che la Calabria ha già accolto e dislocato in più centri, a partire da aprile 2011 grazie al progetto Emergenza Nord Africa, il 70% delle nuove richieste di asilo vengono respinte a priori, senza valutare la reale sussistenza dei requisiti. La carenza dei fondi destinati agli enti di accoglienza non consente di accogliere altri immigrati che scappano da guerre o dittature, e allo stesso tempo taglia le gambe a qualsiasi slancio di solidarietà. 

X