La fabbrica veneta con moschea aziendale

La fabbrica veneta con moschea aziendale

Tra venerdì 20 luglio e sabato 21, per tutti i musulmani del mondo è iniziato il Ramadan. E anche in Italia, un milione e mezzo di fedeli di Allah osserverà il mese del digiuno e della preghiera fino al 19 agosto. La prima regola da seguire è quella di non mangiare e bere durante le ore di luce, dall’alba al tramonto. Il che può avere ricadute sul benessere fisico e anche sulle prestazioni lavorative. Soprattutto se si considera che quest’anno il “mese sacro” cade nel pieno dell’estate, quando per il tramonto bisogna aspettare anche le 21-21.30. Ma se per alcune aziende le tradizioni islamiche possono rappresentare un problema per la produttività dei lavoratori, ce ne è una che già da molti anni ha pensato bene di adibire una parte della fabbrica a luogo di preghiera per i suoi dipendenti di fede musulmana. Si tratta della Castelgarden di Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, specializzata nella produzione di attrezzi da giardino. Qui, in pieno Nord Est, sono preparati alle conseguenze fisiche che il digiuno può avere sui lavoratori. È per questo che, come racconta Massimo Bottacin, vicepresidente di GGP Group Headquarters, «si cerca di far coincidere gli orari di lavoro con le ore più fresche o le ore di buio, quando i lavoratori possono rifocillarsi». E la pausa pranzo viene spostata dopo il tramonto. 

Alla Castelgarden i lavoratori di fede musulmana sono più di un centinaio (su un totale di circa 800 operai), provenienti da Marocco, Ghana, Senegal, Tunisia, Togo, Guinea e Mali. Nel 1997, continua Bottacin, «nel momento in cui i lavoratori di fede musulmana aumentavano cospicuamente di numero, ci siamo accorti che molti di loro usavano i momenti di pausa per dedicarsi alla preghiera, ma lo facevano nei posti più disparati dello stabilimento, con il pericolo di mettere a rischio la loro stessa sicurezza». Ad esempio, dice, «si pensi a un lavoratore che stende il suo “tappetino” e prega sotto dei bancali di materiale impilato o nei posti di transito dei muletti». Da qui nasce l’idea di creare una “moschea aziendale”. «Si palesò la necessità di regolamentare in qualche modo questi aspetti, pur nel rispetto reciproco», prosegue. «Fu quindi deciso di dedicare uno spazio che fosse gestito direttamente da un rappresentante della “comunità” di fede musulmana, a patto che venisse utilizzato solo durante le pause collettive e quindi senza arrecare danni all’andamento della produzione».

Nell’ala della fabbrica destinata a pregare Allah e a leggere i versetti del Corano, i fedeli, però, non possono andare in qualsiasi momento della giornata. «L’utilizzo deve avvenire nell’ambito delle pause collettive concordate per la totalità dei lavoratori», precisano dalla azienda. Perciò la preghiera avviene soprattutto nella pausa pranzo. Che, assicura Bottacin, «essendo piuttosto ampia, consente ai lavoratori di fede musulmana di avere sufficiente tempo per pregare».

È quello che accade anche in questi giorni di Ramadan, che in arabo significa “mese torrido”. Oltre al digiuno dall’alba al tramonto, in questo periodo tutti i fedeli musulmani sono tenuti a osservare anche l’obbligo della preghiera (e quello della carità con i poveri). «Ovviamente a volte qualche problema si crea, soprattutto se il Ramadan cade nei mesi caldi in cui più forte può essere la disidratazione e la mancanza di energie dovuta all’astinenza», racconta il vicepresidente. Il Ramadan, infatti, non comincia sempre lo stesso giorno: la data di inizio cade nel nono mese del calendario lunare islamico, che è diverso dal nostro. Ogni anno il periodo di digiuno prende il via circa undici giorni prima dell’anno precedente, e per il 2012 la data di inizio è caduta la notte tra il 20 e il 21 luglio.

«Fortunatamente l’azienda vive il suo flesso produttivo proprio in estate e quindi la chiusura è piuttosto lunga e consente di evitare il problema quando il Ramadan cade dalla metà di luglio alla metà di settembre», dice Bottacin. «Negli altri casi, si usa il buon senso». Cioè, «si cerca di lavorare sugli orari di lavoro per farli ricadere nelle ore più fresche e/o quando ancora ci sia buio in modo tale che le persone di fede musulmana possano rifocillarsi. Oppure si modificano leggermente le pause, spezzettandole maggiormente nell’arco della giornata lavorativa».

E se questo non dovesse bastare, nell’azienda di Castelfranco Veneto durante il mese di Ramadan «si aumenta anche la sorveglianza delle condizioni di salute dei lavoratori». I sindacati, ovviamente, sono d’accordo. Anche perché, precisano dall’azienda, «al loro interno vedono rappresentate le diverse etnie e riescono quindi a tenere equamente in considerazione le reciproche esigenze di tutti i lavoratori». E per chi avesse dei dubbi sull’efficienza dell’azienda, tra i macchinari della Castelgarden sono tutti pronti a giurare che con questi metodi «la produzione non ne ha mai risentito. Anzi».
 

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