Mentre in Italia riprende il dibattito parlamentare sul tema delle “unioni di fatto” che interesserebbe quasi 900 mila coppie, in Spagna è un vero e proprio boom di richieste. Tanto che le amministrazioni locali non riescono a smaltire le numerose domande e hanno lanciato l’sos ai palazzi di Madrid. Nel Paese iberico le “uniones de hecho”, dette anche unioni civili, sono state introdotte nel 2004 con il primo Governo socialista di José Luis Rodríguez che, nel suo primo anno di legislazione, le approvò assieme al matrimonio omosessuale, ponendo il suo esecutivo in rotta di collisione con la Chiesa.
Questa forma di convivenza fra due persone, legate da vincoli non solo affettivi ma anche economici, supplisce giuridicamente all’istituto del matrimonio, riconoscendone uno status di diritti. E in Spagna, dalla fine del 2011, con il ritorno alla Moncloa del Partito Popolare del premier Mariano Rajoy, le “unioni di fatto” sono raddoppiate e in alcune regioni autonome, quasi triplicate. È il caso della Comunità di Madrid dove gli uffici del Registro de Uniones de Hecho sono prossimi al collasso con il 60% di richieste in più rispetto a un anno fa, mentre a livello nazionale l’aumento è del 40 per cento.
L’ondata di domande sta provocando ritardi e proteste: per le coppie che decidono ora di sancire la convivenza con un’unione laica i tempi di attesi si allungano sensibilmente fino alla primavera del 2013 e oltre. Lo stesso vale anche per gli altri 55 comuni della Comunità madrilena che lamentano un boom inaspettato e la totale mancanza di personale per evadere le pratiche. Il motivo di questo boom dipende, soprattutto, da due motivi. Il ritorno del partito conservatore al governo potrebbe diventare un rischio per la sopravvivenza della legge che legalizza le “unioni di fatto”, considerato che il Partito Popolare ha già manifestato l’intenzione di rivedere, se non di cancellare questo decreto, come sta già facendo con la legge sull’aborto rivista qualche anno fa dall’ex esecutivo di Zapatero.
Questo timore, anche se non vi è nulla in programma alle Cortes di Madrid, ha scatenato la corsa per le coppie che vogliono approfittare della legge. Tuttavia esiste anche un’altra ragione che ha raddoppiato le richieste. Nel 2010 il Tribunale Supremo di Spagna, in base a un caso finito sui suoi tavoli, ha esteso questo diritto anche alle coppie formate da spagnoli ed extracomunitari. La sentenza del Supremo ha così portato in Spagna in pochi mesi il numero delle unioni miste da 323 all’anno a 1657, pari al 413% in più: dalle unioni, infatti, gli extracomunitari traggono in modo immediato molti vantaggi giuridici ed economici, come il permesso di soggiorno e la conseguente possibilità di lavorare e di ricevere gratuitamente l’assistenza sanitaria di base.
Dal 2010 nella Comunità di Madrid le domande sono aumentate di circa un migliaio al semestre anche sotto la spinta di coppie formate da spagnoli e cittadini extra Ue. «Questo tipo di unioni non sono da confondere con quello che è il procedimento per richiedere la cittadinanza spagnola», avverte Guillermo Moral, direttore di Legalcity, associazione di avvocati esperti in unioni civili. «In Spagna, in base alla provenienza, sono necessari dai due ai dieci anni per avere il passaporto spagnolo, mentre basta soltanto un anno con un matrimonio. Con le unioni di fatto non si ha automaticamente la cittadinanza».
Intanto nella Comunità madrilena si corre ai ripari per smaltire le pratiche. L’ufficio di vigilanza del ministero di Giustizia nei giorni scorsi ha ricevuto una richiesta di aiuto dal dipartimento generale per gli stranieri: le autorità vogliono fare chiarezza su molti casi sospetti di accordi tra falsi conviventi. Il boom delle richieste, infatti, nasconde il fenomeno molto comune delle frodi: perfetti sconosciuti in cambio di denaro da parte di extracomunitari, si accordano per dichiarare lo stato di convivenza, unirsi legalmente, ottenere i vantaggi giuridici e poi separarsi. Una pratica illegale che secondo il ministero di Giustizia incide per il 10-15% sul totale delle unioni.