La prima questione, assai poco garantista ma giustificabile quel tanto che basta, è perché mai Fiorito sia regolarmente in televisione e non in galera. I migliori di voi diranno: ma che sciocchezza e che violenza verbale, quell’uomo è innocente sino al terzo grado di giudizio e poi nei suoi confronti i giudici non hanno emesso alcun provvedimento restrittivo. Per cui di che cosa stiamo parlando, taglieranno corto sempre i migliori di voi.
Ma noi, che siamo peggiori di voi, e che comunque non amiamo così sconsideratamente il tintinnio delle manette, qualche domanda su questa sproporzione ce la poniamo egualmente. E da entrambe le angolazioni, quella più squisitamente giornalistica: «Perché invitarlo?», e quella più sociale: «Perché Batman accetta di andare in televisione?»
Alla prima eccezione, c’è la solita, banalissima risposta: perché è la notizia del giorno, perché è l’uomo del giorno, perché tra averlo in trasmissione e non averlo cambia tutto. Sarebbe dunque una primaria necessità giornalistica, a cui neppure il più scarso dei cronisti potrebbe (dovrebbe) sottrarsi. Il nostro Fiorito si è già fatto «Porta a Porta» su RaiUno, «In onda» su La7, TgCom in un duello con Battistoni e forse molto d’altro che fortunatamente abbiamo mancato.
Avendo per la notizia un sacro rispetto, sino al punto da immaginare l’omicidio di una vecchia zia di primo grado pur di raccattarne una, dobbiamo amaramente concludere che da tutte queste trasmissioni non esce mai nulla di nuovo. E così anche con Fiorito. Il motivo c’è ed è la subalternità del mezzo televisivo rispetto ai giornali di carta quando si tratta di questioni meramente giudiziarie. I talk vivono di luce puramente riflessa, si abbeverano alle brave e scrupolose Sarzanini di turno e da quel punto cercano di arrabattare qualcosa.
Questo non è giornalismo, ma accattonaggio patinato, con il risultato che nel confronto tra le parti a risultare vincitore sarà sempre l’accusato di turno. Perché sa perfettamente, millimetricamente, di che cosa stiamo parlando, conosce tutti (tutti) i suoi conti bancari (ovviamente anche quelli che noi ancora non conosciamo), è consapevole di quante case possiede, di quante macchine, di quante cucine componibili, di quanti (eventuali) intrallazzi all’estero, di quante amanti, di quante donne di servizio in nero, insomma di tutto il suo mondo di riferimento.
Cosa vuoi opporre a uno così preparato, cosa vuoi argomentare, come lo vuoi mettere in difficoltà, cosa pensi di poterne cavare? In America ti riderebbero dietro: avete forse visto Madoff intervistato dal loro Bruno Vespa (già, ma chi è il loro Bruno Vespa?) Siamo talmente nel mondo della fata turchina, che uno di questi giornalisti che ha affrontato quell’omone imponente del Batman gli ha chiesto, tutto preso nella parte e credendo di interpretare il sentimento popolare: «Fiorito, lei è un ladro?» Quello gli ha anche risposto, altrettanto compreso, indovinate cosa. Roba da sbellicarsi.
Ma se la televisione ci mostra ogni giorno di più la sua inutilità, più intricato è il garbuglio psicologico che spinge il reietto del momento ad accettare il confronto, a spingersi oltre l’inimmaginabile per diventare pubblico bersaglio, a restituire con gli interessi tutto ciò che la società gli sta scaricando addosso. Non esiste più camera di compensazione, quella pausa dignitosa tra la pubblicazione di accuse infamanti e la decisione di uscire allo scoperto per respingerle al mittente, atteggiamento di una qualche maturità che almeno comportava qualche settimana di dignitoso silenzio. Che poi permetteva ai giornalisti di prepararsi meglio in vista di un incontro-scontro di una certa delicatezza.
Invece no, oggi la furia, si direbbe persino l’esigenza estetica di scendere nel crepaccio televisivo, ha la prevalenza su tutto, è solo davanti a una telecamera che si forma il vero processo, e pazienza se le aule di un Tribunale racconteranno magari il contrario di quella prosopopea esibita. Ma in questa nostra società è ormai troppo importante mostrare i muscoli catodici, risolvere le questioni nell’immediatezza del nulla televisivo, se non altro per rispetto al proprio mondo di riferimento, nel nostro caso, nel caso del pregevole Fiorito, bar, ristoranti, alberghi, feste di paese, correnti di partito, concessionari d’auto, e tutto ciò che lui frequentava e che (ancora) non ci ha rivelato. In attesa, naturalmente, della prossima comparsata tivù.