Portineria MilanoIl cerchio della ‘Ndrangheta intorno a Roberto Formigoni

Il cerchio della 'Ndrangheta intorno a Roberto Formigoni

«Non lascio, non ho fatto errori, non mi dimetto». E poi: «Zambetti mi aveva giurato due volte di avere la coscienza pulita: è uno spergiuro che ha tradito la mia fiducia e quella del Pdl». Roberto Formigoni continua a difendersi con le unghie sulla poltrona più alta di regione Lombardia. L’arresto di Domenico Zambetti, assessore alla Casa, per voto di scambio con la ‘Ndrangheta, corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa, non ha smosso più di tanto il Celeste che forte della sua alleanza con la Lega Nord continua a resistere in cima al Pirellone. Ma davvero Formigoni non sapeva chi fosse Zambetti? E davvero non aveva mai sentito parlare di ‘Ndrangheta in Lombardia?

A lato infatti delle intercettazioni pubblicate dal settimanale Espresso – dove il Celeste s’informava con il generale dell’Arma dei Carabinieri su possibili infiltrazioni della ‘ndrangheta al Pirellone -, colpisce che il passato di molti suoi assessori non sia mai stato preso in considerazione. A cominciare proprio da Mimmo Zambetti, quello che gli ‘ndranghetisti facevano piangere e sfottevano ricattandolo per i voti che gli avevano concesso.

Ebbene lo Zambe, come veniva soprannominato, finì nel 2007 in una strana storia che fu riportata dal quotidiano Il Giornale l’11 dicembre. Il pezzo, firmato da Gianandrea Zagato – che poi sarà sospeso dall’ordine dei giornalisti per i suoi rapporti con un altro assessore di nome Massimo Ponzoni – documentava «la rabbia» di Zambetti per alcune calunnie che sarebbero circolate sin dal 2004 alla vigilia delle elezioni. L’accusa delle «infamie» era la droga o una polvere non precisata. L’ex assessore replicava così: «Sono un galantuomo, un meridionale d’altri tempi. Certo, non sono un santo. Ma drogarmi mai nella mia vita e ho cinquantasei anni alle spalle». Ma chi infamava Zambetti? Forse quelli che lo ricattavano l’anno scorso e lo avevano votato nel 2010?

Formigoni sostiene di aver fatto giurare più volte i suoi assessori sulla loro integrità. Ma cosa pensare di Alessandro Colucci, attuale assessore ai Sistemi Verdi e Paesaggio. Colucci fu già pizzicato in passato nell’inchiesta sull’ortomercato di Milano riguardante il clan Morabito. Nel corso di una cena elettorale del 2005 al ristorante Gianat partecipò il rampollo dei Morabito, Salvatore, classe 1968. Ebbene, Salvatore Morabito verrà arrestato nel 2007 all’interno di una operazione con undici società coinvolte e più di 200 chili di cocaina sequestrata.

«Abbiamo un amico in regione», dicevano due mafiosi del clan Morabito di Africo intercettati nel 2005, riferendosi ad Alessandro Colucci. «Guardi – rispose Colucci ad Andrea Galli del Corriere della Sera quando nel 2007 arrivarono gli arresti -: non sono nemmeno calabrese. Sono pugliese. Cosa vuole che c’ entri con l’ organizzazione?».

Nell’inchiesta che ieri ha portato in manette l’ormai ex assessore alla casa di Regione Lombardia Domenico Zambetti, il nome di Colucci finisce di nuovo citato. Questa volta è il medico e faccendiere Scalambra a tirarlo in ballo in una telefonata al sindaco di Sedriano Celeste accusato di corruzione. Colucci avrebbe caldeggiato allo Scalambra di fare campagna elettorale in favore di un candidato alle ultime consultazioni comunali milanesi. Tuttavia Colucci non finisce mai indagato.

Altro giro, altro assessore. Massimo Ponzoni, ex assessore all’ambiente della Regione Lombardia in quota Formigoni, poi consigliere nell’ufficio di presidenza, arrestato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento dell’immobiliare “Il Pellicano” insieme ad altri nomi che ricorrono nella rete di relazioni della ‘ndrangheta. Ora si trova in carcere in attesa della chiusura del processo. Anche in questo caso si parla di appoggi politici, «amici» e di soldi in cambio di provvedimenti come la modifica delle destinazioni di uso delle aree da agricole a edificabili come nel caso del nuovo centro commerciale di Desio al centro di uno dei passaggi delle inchieste della magistratura.

Nel corso di un interrogatorio dell’ottobre 2011 è lo stesso Ponzoni a confermare «Posso dire con tranquillità che nel 2010 non sono stato votato dalla criminalità calabrese, mentre nel 2005 mi hanno votato un po’ tutti perché l’altro candidato l’hanno votato meno». In particolare l’appoggio a Ponzoni per il 2005 sarebbe arrivato proprio dal clan Moscato. Scrive il gip di Milano Giuseppe Gennari «E’ personalmente Strangio (Salvatore Strangio, arrestato nella maxioperazione Infinito del luglio 2010) che procura un appuntamento tra l’imprenditore Ivano Perego (anche lui arrestato nella stessa operazione e ora a processo per associazione mafiosa), e l’assessore. Ciò a dire che Ponzoni fa parte del capitale sociale della organizzazione indipendentemente e da prima dell’ingresso dell’imprenditore e delle sue relazioni».

Non ci sono solo Ponzoni, Colucci e Zambetti, tra gli assessori che in questi anni sono stati sfiorati da indagini sulla criminalità organizzata. Stefano Maullu, ex assessore alla Protezione Civile, dimissionario nell’aprile del 2012, fu sfiorato dall’indagine della dda di Milano “Parco-Sud”. E’ Alfredo Iorio, ai tempi dell’arresto presidente del gruppo immobiliare Kreiamo spa, che ha patteggiato a Milano un e mezzo per associazione mafiosa, a chiarire la posizione di Maullu che emerge dalle carte dell’inchiesta, ma non viene indagato.

Iorio, interrogato dal pm Paolo Storari nel marzo del 2010, parla anche dei suoi rapporti con Maullu, allora assessore regionale alla protezione civile «I miei rapporti con Maullu sono di vicinanza politica — spiega Iorio nel verbale del primo dicembre — . Maullu mi sollecitava a conoscere persone della mia zona per incrementare il suo bacino elettorale», ma niente tangenti, «erano solo cene – assiucura Iorio – Voleva che gli facessi conoscere più persone sul territorio per arrivare poi a fare la campagna elettorale del 2010» .

Maullu ci tiene però a precisare a Linkiesta: «In politica il rischio di incontrare malintenzionati è alto sono completamente estraneo a legami con ambienti di questo genere, per cultura e formazione, il mio bacino elettorale è distante anni luce da queste schifezze che vanno combattute con forza, e’ ormai consuetudine che io avvisi sempre la Digos di ogni incontro sul territorio al fine di avere la maggior trasparenza possibile, come assessore alla polizia locale ho sempre lavorato con le Forze dell’ordine, inoltre il primo atto come assessore al commercio e’ stata la modifica della legge sugli autonegozii raccogliendo le indicazioni della Dda proprio per contrastare le infiltrazioni della ‘Ndrangheta sul territorio».

Iorio, che ha patteggiato anche un anno per corruzione era stato fermato nell’ambito dell’inchiesta ‘Parco Sud’ sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel milanese. In manette finirono anche i boss Salvatore e Rosario Barbaro. A febbraio 2010, poi, vennero arrestati Tiziano Butturini, ex sindaco Pd di Trezzano sul Naviglio, e Michele Iannuzzi, consigliere comunale del Pdl. Un preludio che dopo due anni arriva ai piani di Regione Lombardia.