La capitale del mormoni, Salt Lake City, non è tutta per Romney. L’amministrazione, anzi, è democratica, e sono in molti che sottolineano il lato sociale della religione, che li avvicina a idee di sinistra. La vera fortuna per Romney è la sua scelta pro life, che, al contrario, rischia di danneggiare Barack Obama.
SALT LAKE CITY, Utah– Nella città dove ha sede la chiesa di Mitt Romney, potrebbe vincere Barack Obama. La notizia è questa. Anche perché girando per le strade alberate, ordinate e pulite della città, ci si trova di essere nel cuore di uno degli stati più conservatori degli Usa. Il sindaco, Ralph Becker, democratico, è stato eletto per il suo secondo mandato nel 2011, ricevendo il 75% dei voti, una percentuale degna di San Francisco, la città più liberal d’America. Il trasporto pubblico è uno dei migliori del Paese. Eppure, c’è qualcosa di diverso. Qui ogni cosa è segnata dal culto fondato da Joseph Smith e Brigham Young, la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, i mormoni.
Young fondò qui la sua comunità ideale dicendo: «This is the right place, drive on». E oggi i mormoni, anche se sono meno del 50% in città, contano membri molto preminenti. Uno di loro, in particolare, sta facendo molto parlare di sé. Leonard Romney è un cugino primo di Mitt. Anche lui aderente alla Chiesa, missionario in Russia per tre anni e in Belgio per sei mesi. Le affinità finiscono qui. Leonard è figlio di L.C. Rennie Romney, zio di Mitt, esponente del partito democratico, candidato governatore dell’Utah sconfitto nel 1956, e per anni city commissioner di Salt lake City, una sorta d’assessore.
Un ramo di pecore blu, in una famiglia tutta rosso repubblicano. Leonard sembrava tornato all’ovile nel 2008, quando aveva sostenuto il cugino alle primarie vinte poi da John McCain. Ma questa volta no. Questa volta non ne ha voluto sapere. E in città si vocifera che voterà per Barack Obama, deluso dalla svolta a destra del Gop su tasse, spesa pubblica e difesa dell’ambiente.
Robert Marsh, proprietario del sito www.logomaker.com, imprenditore attivo nel campo del design e dell’advertising, spiega a Linkiesta: «Voi in Europa credete che noi mormoni votiamo solo aderenti alla nostra religione, ma non è così. Non siamo molto diversi dagli altri. Ho votato i democratici diverse volte in passato e io stesso sono stato un loro candidato. Ma adesso, effettivamente, è difficile conciliare la pratica religiosa con il sostegno ai democratici». Per quale motivo? «Personalmente sono un conservatore moderato. Sono molto preoccupato dall’aumento della spesa del governo federale e dalla possibilità che l’America finisca in bancarotta come l’Europa. Se Obama vince, penso che in meno di dieci anni saremmo sulla stessa barca. Ma queste sono mie opinioni personali. La questione cruciale è la bioetica: non si può sostenere un presidente che sostiene il diritto all’aborto e il matrimonio gay. Questo si scontra fortemente con il nostro credo».
L’unico deputato democratico dello stato, Jim Matheson, rischia fortemente di non essere rieletto, nonostante abbia votato contro la riforma sanitaria di Barack Obama e si sia sempre dichiarato pro lif. Per Troy Preslar, questo non basta. Agente immobiliare che vende case a risparmio energetico è molto più a sinistra di Rob. Addentando un bagel, spiega: «Dal punto di vista della difesa dell’ambiente e della difesa dei più deboli, sono di estrema sinistra. Una delle cose meno note della nostra chiesa è che abbiamo una rete di welfare estesa e capillare. Ogni singola comunità è anche un centro d’aiuto e d’ascolto per chiunque abbia bisogno, mormone o no. Ma sulle questioni sociali non possiamo transigere: Obama si è spinto troppo in là. Per questo non penso che voterò. Se lo farò, scriverò sulla scheda il nome di Ron Paul».
E che dire allora del lavoro svolto dal sindaco Becker? Sia Robert che Troy sono d’accordo: «Il nostro trasporto pubblico è ottimo e la nostra città è molto vivibile. Una cosa è la politica nazionale, un’altra quella locale». Robert, salutando, ci confessa una cosa: «In realtà, Mitt Romney non era la mia prima scelta. Avrei preferito l’ex governatore del Minnesota, Tim Pawlenty. Come ho già detto, non votiamo in relazione alla nostra religione».