MADRID – La Camorra napoletana, da vent’anni, si è stabilita a Girona, in Catalogna, con il clan Alleanza di Secondigliano. A Barcellona ne ha esportati quattro, i Licciardi, i Pizzero, i Contini e i Di Lauro, mentre a Badalona, Valencia e Saragozza ne ha piazzato uno in ogni città. A Madrid ci sono i Caiazzo e altri tre clan di Torre Annunziata, a Málaga, Marbella, Ceuta e Granada sono sei, tra cui gli Alfonso-Nino di Nola, i Mazzarella, i Muzzoni di Sessa Aurunca e gli Zaro. Poi ci sono le ’ndrine della ‘Ndrangheta, da Nord a Sud della penisola iberica in una presenza così massiccia che, secondo Roberto Saviano, le mafie italiane considerano la Spagna come «il loro giardino di casa» dove stringere fruttuosi affari, in modo quasi del tutto indisturbato.
Perché, mentre le mani delle organizzazioni mafiose si allungano sulla Spagna, per gran parte degli spagnoli (e purtroppo delle loro autorità), questo rimane un fenomeno da circoscrivere nella tradizione folcloristica italiana, al pari dei film di Scorsese e Coppola o delle canzoni degli italo-americani in odore di mafia, Frank Sinatra e Dean Martin. Nulla di più. Lo dimostra una nuova invenzione del genio commerciale iberico: una catena di ben 31 ristoranti che omaggiano l’Italia con il brand (non registrato) di “La Mafia se sienta a la Mesa” (la mafia si siede a tavola).
All’interno dei locali e sulle vetrine della catena campeggia una sconcertante opera di immagini kitsch che mischia nel bigoncio personaggi evocativi come Michael Corleone, Lucky Luciano, Al Capone e Don Vito Corleone, senza dimenticare Calogero Vizzini, in arte Don Calò. Sui muri fotografie e dipinti con l’immancabile rosa rossa, simbolo di un retaggio della massoneria. Tutto, secondo gli artefici, «per sottolineare i tradizionali valori della famiglia».
A lanciare l’idea di mescolare tutti i luoghi comuni sulla mafia con le pietanze ci ha pensato il gruppo “La Mafia Franchises”, una società di Saragozza che in quasi dieci anni ha inaugurato 31 ristoranti, dove, ovviamente si servono i principali piatti della tradizione culinaria italiana «Tutti con prodotti che compriamo in Italia e con il marchio Doc e Dop», assicura l’azienda. E se si va a leggere il messaggio commerciale della società si rimane sconcertati: «Da buoni mafiosi siamo convinti che la famiglia sia la cosa più importante. Con loro vogliamo condividere la gioia di un buon pasto in un ambiente gradevole e famigliare, perché ci siamo impegnati a ricreare la tradizionale cucina mafiosa».
Ma in questa febbrile idealizzazione, mirata alla provocazione e al guadagno, dove si mescola l’immaginario mafioso con valori come l’onore, l’ospitalità, l’accoglienza e la generosità, manca, per motivi di gusto e di pudore, la vera faccia violenta e feroce della mafia, quella delle stragi e dei morti. Così la mafia, diventa quasi una barzelletta, con le immagini di pingui e rubicondi picciotti in doppiopetto, seduti a tavolate imbandite con fiaschi di vino, spaghetti e polpette e tanta cordialità.
L’interno del ristorante
È la prima volta che nell’ambito della ristorazione viene utilizzato il brand della mafia, un marchio che nessuno ha mai avuto il coraggio di registrare legalmente né in Spagna o in Italia o in nessun altro luogo. Si usano immagini di film sulla mafia (dalle T-shirt ai postero quadri), riferimenti mafiosi nella musica, nella letteratura, nella satira e ora anche nel menu. “La Mafia Franchises” promuove una catena di ristoranti in franchise che ai nuovi soci, per l’apertura di un locale, chiede un investimento iniziale di 350 mila euro e la firma di un contratto decennale e rinnovabile. È una questione di piccioli (di vile denaro) direbbe Don Vito Corleone.
Così mentre gli spagnoli si mangiano i piatti della mafia, la vera “Cosa Nostra” si mangia la ricchezza del loro paese, sottraendo denaro alle loro istituzioni per parecchi miliardi di euro: in Italia il fatturato dei clan tocca i 140 miliardi di euro, in Spagna, al momento, nessuno si è preso la briga di fare i conti. Tanto poi si finisce a tavola con un bel piatto di maccheroni al sugo.