Non ho visto MasterChef, come suggeriva Michele Fusco, solo per dovere professionale. E non ditemi come è andata a finire perché oggi vedrò le repliche. Ieri sera, su La7, qualcuno ha vinto e qualcuno ha perso, ma come accade nelle partite strane, e probabilmente truccate, come rivelava quell’accenno del conduttore ai patti violati dall’intemerata di Berlusconi contro Travaglio, non si capisce bene chi sia.
I fan dei due contendenti si fronteggeranno per appropriarsi della vittoria. Lascio a loro la decisione. Fatti loro. Quel che si è visto è un Berlusconi in grande forma, un uomo tenace e combattivo, spudorato e invadente, talmente convinto di essere il primo della classe e di avere una missione da svolgere da rendere impossibile qualsiasi valutazione. Nessuno di noi si sognerebbe di contestare un tele-predicatore. Era lui nella migliore delle performance, insinuante con un nemico, astioso con l’altro, dominatore della scena in una dimostrazione di vitalità e buona salute, tenendo conto che era uno contro tutti, che rivela una solida motivazione e una attenta preparazione. Secondo me ha recuperato molti voti. Davvero tanti.
Sull’Imu è stato reticente, ma la sua gente sa che mente sapendo di mentire, ma non gliene frega niente perché lo vuole solo agguerrito contro la sinistra, incantatore di sogni, estraneo dalla politica di cui pur frequenta tutti i meandri e i bassifondi. Non c’è stato il colpo del ko, ieri. Né l’ha ricevuto né l’ha dato. Gli uni dovevano confermarsi come i più graditi nemici del cavaliere, l’altro come l’anticomunista di ferro, capace di svolgere questa missione anche sporcandosi le mani e facendosi due etti di fatti propri. Chissà perché qualcuno ha creduto che avrebbe abbandonato lo studio regalando ai suoi oppositori un vantaggio.
È rimasto lì, fiero di apparire solo e combattivo, sapendo che la sua gente così lo vuole. Tutta la sua gente? Nei filmati, mostrati da Santoro, c’è il riflesso di una società berlusconiana delusa, molto delusa. Non è con le chiacchiere di ieri che il cavaliere la riprende. Non è però continuando a descriverlo volta a volta come il capo della mafia, l’imbonitore tv, il puttaniere che si potrà pensare di scalzarlo.
C’è una domanda di senso che è emersa nei bellissimi filmati, che si accompagna con una richiesta di cose da fare e da fare subito. Lo spettacolo che ha sottratto spazio alla voce dei delusi è stata forse l’ultima pagina televisiva della seconda repubblica. Dopo questa niente più può stupire. Berlusconi ha avuto dal suo avversario tv il salvacondotto per confermarsi agli occhi dei suoi come un leone non ferito, gli antiberlusconiani hanno capito che è un tenace lottatore. Palla al centro? C’è da augurarsi che la risposta sia sì, purché, questa volta, in campo scendano contrapponendosi ma non demonizzandosi i due schieramenti che possono far uscire l’Italia dall’incubo-spettacolo di ieri sera.
Monti e Bersani forse non saprebbero dar vita a una sceneggiata come quella di ieri, ma sicuramente sono un volto migliore per l’Italia. Spero che se ne accorgano anche gli antiberlusconiani in lutto alla prospettiva che il loro core businnes, come dice il Cavaliere, perda le lezioni e abbandoni inesorabilmente anche se fragorosamente la scena. Quella vera.