Altro che Cuba, il sogno delle sinistre è El Borge

L’enclave iberica

MADRID – È un luogo che piacerebbe a Fausto Bertinotti e a Vauro Senesi. Riaccenderebbe la fiamma dell’entusiasmo nei cuori di tanti nostalgici della vera grande sinistra, quella sanguigna e marxista. Quella che non scende a compromessi con nessun partito che non abbia un’anima sufficientemente rossa. El Borge, comune con poco più di mille anime, a nord est di Malaga, nella profonda Andalusia rurale, è talmente a sinistra che fino al 2011 lo stesso Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) sedeva all’opposizione, dividendosi i pochi seggi eletti con i conservatori del Partito Popolare.

È più a sinistra dei repubblicani, delle associazioni di atei, di laici e apostati. È più a sinistra dei verdi, dei movimenti omosessuali e dei gruppi antimonarchici. È impossibile scavalcare a sinistra El Borge, un pugno di case bianche, tutte con il cuore e l’anima rossissimi. Qui impera una sola ideologia che se potesse, cambierebbe anche la topografia della strada principale che porta in città e che, per una pura fatalità morfologica, gira a destra.

Nessun problema, invece, per l’assegnazione dell’onomastica stradale: per piazze e vie qui si va sul sicuro, perché la revolución è passata da queste calles lasciando un’impronta indelebile. C’è Avenida Che Guevara, Plaza de la Pasionaria e Calle Nelson Mandela. Tutti nomi sono stati scelti dal partito ultra comunista di Izquierda Unida (Iu), nel periodo del suo massimo splendore, tra il 1999 e il 2011, quando governò con maggioranza bulgara sotto la guida del leggendario sindaco José Antonio Ponce Fernández (tre mandati consecutivi). In quei dodici anni, gli oppositori, socialisti e popolari (unico caso in Spagna dove due partiti contrapposti da sempre sono stati contemporaneamente all’opposizione), hanno raccolto una manciata di voti per non essere esclusi dal Consiglio comunale.

Nel ventennio dal 1979, invece, furono i socialisti a occupare il Consiglio, con l’alcalde Antonio Fernández Pendón (cinque mandati consecutivi) che si dimostrò poco allineato alle decisioni dei compañeros dei governi socialisti di Madrid, ritenuti da lui troppo di destra.

El Borge ha anche un altro primato: si vanta di essere stato il primo Comune al mondo, negli anni Ottanta, ad avere ufficializzato la rottura dei rapporti diplomatici con Israele, sempre che in precedenza ce ne fossero stati. Ponce Fernández, l’ex sindaco comunista cui il socialista Salvador Fernández Marín solo nel 2011 riuscì a strappare la poltrona, è grande ammiratore e sostenitore del Líder máximo, Fidel Castro e ha già detto che nel 2015 si ricandiderà e si riprenderà ciò che gli spetta. Ponce nei suoi dodici anni da sindaco ha applicato alla lettera e istantaneamente tutte le leggi progressiste partorite nei quasi otto anni di Governo socialista di José Luis Rodríguez Zapatero, anche se lo considerava troppo moderato. Dall’assegno ai bebè al ritiro dei crocefissi da scuole e uffici pubblici, fino al matrimonio omosessuale: a El Borge, solo per una casualità, sfuggì il primato di celebrarne il primo di Spagna, dopo l’approvazione del Congreso di Madrid il 30 giugno 2005. Ma Ponce volle fare di più di Zapatero e ampliò la rivoluzionaria legge con l’aggiunta di un sostanzioso assegno di 1000 euro di soldi pubblici per regalare la luna di miele agli sposi.

Ovviamente a El Borge vige il più stretto “statolatrismo” come dicono i pochi detrattori: i battesimi sono celebrati senza candele sante né acqua benedetta, ma al suo posto si mesce il vino rosso che poi oltre a fare bene alla salute e alle coscienze, aiuta anche l’economia locale della viticoltura. Nel 1996 il Consiglio comunale di El Borge organizzò, unico al mondo, un referendum simbolico sulle politiche neoliberali, chiamando i cittadini alle urne con una gigantografia del Che appesa alla facciata del municipio assieme ad altri simboli dell’Esercito Zapatista. Dalle urne uscì un «No» unanime che fece tanto eco da attirare per settimane centinaia di tv straniere. Poi ci sono varie misure contro ogni simbolo del consumismo statunitense: l’apertura dei ristoranti McDonald’s è bandita dal regolamento degli esercizi commerciali; ogni anno in concomitanza dell’anniversario dell’introduzione dell’Euro a El Borge si rende un solenne omaggio alla peseta, ritirandola fuori dai cassetti, mentre ogni 20 marzo è lutto cittadino per ricordare l’inizio della Guerra in Iraq.

E anche ora che i tempi sono durissimi per comunisti e socialisti di Spagna, con l’esecutivo occupato dalla maggioranza dei Popolari di Mariano Rajoy, all’interno dell’indomita Izquierda Unida iberica (passata dal 1994 ad oggi dal 15% a un disastroso 5%) il dibattitto sulle colpe è sempre furioso e si punta il dito contro i dirigenti che hanno trasformato il partito in un comitato elettorale, dimenticando ogni riferimento al marxismo e alla genuina politica di classe, fatta di lotte operaie, scioperi generali e mobilitazioni contro le guerre degli yankees. Perché ora più di prima a El Borge, con un sindaco socialista, si teme che la parola d’ordine della direzione nazionale di Iu sia di integrare rosso, verde e azzurro, amalgamando le differenti tradizioni politiche e con il rischio di dimenticare i valori fondamentali della sinistra per assomigliare «ai socialisti che firmano leggi di destra», come borbottano nella sede di Iu.

A El Borge, ultimo avamposto della sinistra integralista, sono pronti a dispensare consigli su come mantenersi rossi. Qui nel 2004 non fu nemmeno trasmesso il matrimonio del secolo, le nozze reali tra il principe Felipe e Letizia Ortiz. A qualcuno potrà sembrare strano, ma proprio quel giorno un improvviso quanto misterioso black-out del ripetitore del segnale tv spense tutti i televisori. Un fatto davvero curioso.
 

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