Contro la crisi, la cassaforte finisce nei materassi

La tradizione di custodire i soldi

MADRID – Succede un giorno che, dopo 14 anni di lavoro, la tua azienda ti chiama e ti dà il benservito. E allora devi reinventarti e in fretta, magari con una piccola azienda, tua, e tanta voglia di rimetterti in piedi. È questa la storia di Francisco Santos, 58 anni, un energico imprenditore spagnolo di Santa Marta de Tormes (Salamanca), il padre dell’idea più originale, bizzarra e di cui si parla da giorni in Spagna: il primo materasso con cassaforte a combinazione digitale incorporata.

Si sa, coi tempi che corrono nessun luogo è sicuro per garantire la salvezza dei propri risparmi. Tra tempeste finanziarie, manovre della Troika e morsi della Bce, gli spagnoli da mesi hanno perso sonno e sicurezza. E allora ci pensa Fancisco “Paco” Santos che con la sua azienda DeS’S (Descanso Santos Sueños, www.dess.es) ha creato “Micolchon” (il mio materasso, ma anche, come insegna Apple, iMaterasso per garantirne l’identificazione e l’esclusività) sta rivoluzionando il modo di dormire e di depositare il denaro degli spagnoli con lo slogan «Non ti brucia i risparmi e non te li centrifuga nella crisi finanziaria, ma li tiene al sicuro e sempre a portata di mano».

«L’idea me l’ha suggerita ciò che si legge sui giornali e si vede in tv ogni giorno, con tutta questa pesante incertezza sul futuro e la quotidianità difficile della crisi economica», ha spiegato Francisco Santos a Linkiesta. «In Spagna temiamo molto un imminente tracollo del sistema bancario. Abbiamo paura che un giorno, come a Cipro, ci verranno negati o ridotti i nostri sudati risparmi. La gente ha paura, non si fida più di nessuno, tantomeno delle banche capaci di azzerarti il conto con un click». E l’idea è venuta dalla calle, dalla gente, parlando in strada, nei bar. «Ho scoperto dai giornali che in Spagna oltre un milione di persone usa il materasso di casa per nascondere e custodire il denaro. E allora mi si è accesa la lampadina e subito mi sono messo al lavoro per produrne uno che permettesse di dormire comodamente, grazie ai materiali più moderni di imbottitura, ma anche di non perdere il sonno al pensiero di regalare alla banca i propri soldi».

La struttura del materasso (un matrimoniale costa 800 euro) è simile a quella di uno tradizionale, ma nell’estremità inferiore, dove si poggiano i piedi, e quindi lontano da parti più delicate della schiena, è inserita, ben nascosta una piccola cassaforte d’acciaio con tasti digitali (come quelle delle camere degli hotel), capace di contenere contante, gioielli o documenti importanti.

Sei mesi dopo l’idea, è partita la produzione industriale. «Con un ingegnere ho realizzato la struttura, poi con uno dei miei tre figli, che è un pubblicitario, abbiamo lanciato la campagna di comunicazione, assicurando agli spagnoli che “Micolchon” non toglie un grammo alla comodità del riposo, ma elimina i brutti pensieri dalla testa».

Il materasso-cassaforte, oltre a salvaguardare il sonno degli spagnoli, ha salvato l’azienda del señor Santos, aperta tre anni fa e con sette dipendenti, una di quelle piccole imprese sopravvissute alla feroce crisi economica, ma che ne ha viste tante chiudere (circa 700mila piccole e medie imprese sono fallite tra il 2009 e il 2012 e le Pmi rappresentano il 52,9% del Vab, valore lordo aggiunto, dell’economia spagnola). L’energico imprenditore ha saputo reinventarsi con Micolchon, ha saputo far parlare di sé l’intera Spagna e la sua idea è un gran successo. «Non posso ancora comunicare i dati ufficiali, dopo meno di tre settimane dal lancio ma gli affari vanno bene e l’azienda è a pieno regime. Ed è davvero curiosa la vita, perché tre anni fa ero a terra e ora sono sui giornali. Ora posso dire che quella batosta è stata la cosa migliore che mi sia capitata».

E il materasso-cassaforte è piaciuto talmente tanto che fioccano gli ordini anche dall’estero, soprattutto dal Sudamerica, continente di incerti successi e tracolli economici. «Gli argentini sono impazziti per Micolchon – ride Santos – Vogliono commercializzarlo subito e sappiamo che da quelle parti c’è sempre il rischio che dal bancomat esca un bel pernacchione invece del denaro».

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