Gli scontri a fuoco scoppiati ieri nel sud della Libia, che hanno provocando l’interruzione dell’intero export di gas verso l’Italia, non è frutto di un episodio isolato a casuale. Da tempo infatti le autorità libiche sapevano che in quell’area erano in corso scontri tribali e vi era in particolare una milizia che minacciava direttamente gli impianti di produzione di gas pretendendo del denaro dal governo. Secondo i media libici gli incidenti avvenuti intorno all’impianto di produzione di gas della Mellitah Oil & Gas, joint venture paritetica fra Noc ed Eni, che hanno indotto quest’ultima a sospendere per ragioni di sicurezza la produzione e l’esportazione di gas verso l’impianto siciliano di Gela, potevano essere evitati perché che vi fossero problemi in quell’area era noto da tempo.
Proprio per evitare il rischio che queste tensioni tribali potessero minare la produzione e la sicurezza degli impianti petroliferi e gasiferi, le autorità locali avevano chiesto l’invio di nuove forze di sicurezza a protezione di quei siti. In particolare era l’impianto gasifero della Mellitah Oil & Gas a destare forti preoccupazioni, secondo quanto spiega il sito arabo Bab.com, ed era stato già segnalato a Tripoli come sito che aveva bisogno di protezione poiché in passato c’erano stati scontri tra i suoi addetti alla sicurezza e alcuni miliziani della città di Zawara, che si trova vicino al confine con la Tunisia. Ha spiegato infatti il portavoce ufficiale dell’esercito libico, il colonnello Ali al Sheikhi, che la situazione della sicurezza nella regione è molto tesa e che il comando dell’esercito aveva già incaricato le truppe della regione occidentale di controllare la situazione.
L’ufficiale rivela che in zona è presente un gruppo armato il quale “da giorni opera con l’obiettivo di fermare la produzione petrolifera e gasifera in particolare dal giacimento di al Wafa che si trova all’interno del sito e che rifornisce l’Italia e l’Unione Europea con 8 milioni di metri cubi di gas all’anno attraverso il gasdotto South Stream che arriva in Italia. Questa milizia ha chiesto il pizzo al governo. Vuole dei soldi in cambio dei quali è disposto a garantire la sicurezza dell’area desertica della Libia”.
Alla fine è di un morto e diversi feriti il bilancio degli scontri a fuoco scoppiati all’alba di sabato intorno all’impianto di produzione di gas della Mellitah Oil & Gas. Secondo l’emittente televisiva di stato libica, gli scontri hanno visto protagonisti elementi di due tribù rivali, Qantrar e al Mashashiya, ed hanno interessato l’area di Mizda, a sud di Bani Walid roccaforte storica del passato regime di Muammar Gheddafi. La vittima fa parte della tribù dei Qantrar così come i feriti che sono stati portati nell’ospedale di Tripoli. Dalla capitale sono stati inviati sul posto le forze dell’esercito libico che hanno messo in sicurezza l’area dove però fino a ieri sera si sentiva ancora l’eco dei colpi d’arma da fuoco.
In base a quanto ha spiegato il capo del comando meridionale dell’esercito libico, il generale Ahmed al Hasnawi, gli scontri a fuoco tra le due tribù erano iniziati già venerdì scorso ed hanno visto anche l’uso di armi pesanti. Entrambe le fazioni posseggono infatti armi pesanti e kalashnikov e per questo, ha precisato l’ufficiale, “non siamo in grado di fermare le violenze ed abbiamo atteso l’arrivo di rinforzi e in particolare delle forze speciali da Tripoli per mettere in sicurezza la zona e sequestrare le armi detenute illegalmente dalle tribù”. Secondo testimoni oculari, lo scontro tra le tribù degli al Qantrar e degli al Mashashiya sono scoppiati per la morte di un uomo avvenuta nella zona di Mizda che si trova 160 chilometri a sud di Tripoli. La stessa zona in passato è stata teatro anche di altri scontri tribali che hanno visto protagonisti altri clan libici. Si ricorda in particolare la rivalità tra i clan degli al Awata e degli Akkara che si contendono alcuni terreni della zona e il cui conflitto ha già provocato di recente due feriti del clan degli al Awata ricoverati nell’ospedale di Mizda. Questi scontri sono avvenuti nella zona di Nasmah che si trova a pochi chilometri da Mizda lungo la strada che porta a Bani Walid e sono terminati dopo l’intervento delle forze di sicurezza libiche che hanno arrestato 6 miliziani del clan degli al Awta e altri 4 del clan degli Akkra.