Avete amici a San Diego, Washington, Austin o alle Hawaii? Non preoccupatevi: la Corea del Nord li ha scelti come obiettivi di un attacco nucleare, ma possono dormire sonni tranquilli, almeno per un po’. È vero, l’esercito nordcoreano ha detto che «il momento dell’esplosione si avvicina, arriverà tra oggi e domani». Ci sono però due domande a cui il regime di Pyongyang deve trovare una risposta.
Cosa vogliono lanciare? A febbraio il regime ha condotto il suo terzo esperimento nucleare. Cos’è esploso? Forse un’atomica all’uranio, risultato di un programma che la Corea del Nord stava preparando da anni. È stato un salto di qualità per il regime, che fino a quel momento aveva soltanto testate al plutonio. C’era di che preoccuparsi: il plutonio disponibile è poco, mentre i giacimenti di uranio, in Corea del Nord, non mancano; l’uranio è più facile da nascondere e trasportare e, soprattutto, permette di unire le forze con un altro paese che sta usando questo elemento per fini opachi, l’Iran.
Forse, però, quello di febbraio era un bluff, visto che la pronuncia ufficiale non è mai arrivata e visto che il regime ha annunciato, il 2 aprile, che ricostruirà il reattore nucleare di Yongbyon. Cioè, in sostanza, tornerà a produrre plutonio. Se si è capaci di arricchire l’uranio, di sicuro non ci si mette a rifare un reattore distrutto tre anni fa e che, una volta acceso, ci metterà un anno per produrre il plutonio sufficiente ad alimentare una bomba.
Come lo lanceranno? Nonostante i video propagandistici, Pyongyang non ha un missile in grado di colpire la Casa Bianca e forse nemmeno le Hawaii. La creatura a più lunga gittata è stata testata a dicembre, nel primo anniversario della morte del caro leader Kim Jong-il. Non è stato un esperimento dei più felici, visto che il satellite mandato in orbita sta ancora rotolando alla deriva nello spazio. Quel missile, l’Unha-3, funziona per addizione: i tecnici sudcoreani che ne hanno raccolto i detriti, hanno scoperto che si trattava di quattro missili più piccoli tenuti insieme da saldature fatte a mano. È un mezzo poco pratico per un attacco improvviso: per spostarlo e metterlo in posizione ci vogliono giorni, nascondere le operazioni è impossibile. È meglio usare il KN-08, un missile intercontinentale che può essere lanciato dal lungo camion su cui ha fatto la sua apparizione un anno fa, durante una parata militare. Gli esperti, allora, dissero che più che una minaccia era una bufala. Potrebbero ricredersi, ora che il regime di Pyongyang promette un attacco nucleare «più piccolo, più agile e diversificato». A un’unica condizione: che il missile funzioni. Le parti del KN-08 sono collaudate, ma il missile, finora, non è mai stato testato.