«L’esito del PIL dell’area dell’euro del quarto trimestre 2012 è stato debole, con una contrazione trimestrale dello 0,6%. Il declino è stato largamente dovuto ad una caduta della domanda interna ma anche ad un calo dell’export… I dati e gli indicatori recenti mostrano che la debolezza economica si estende alla prima parte dell’anno 2013… una graduale ripresa dovrebbe avvenire nella seconda parte dell’anno… ma lo scenario economico per l’area dell’euro rimane soggetto a rischi di peggioramento. I rischi includono la possibilità di una domanda interna ancora più debole di quanto atteso ed una lenta o insufficiente attuazione delle riforme strutturali. Questi fattori hanno la capacità di smorzare il miglioramento delle fiducia e dunque ritardare la ripresa. I governi dovrebbero continuare a ridurre i deficit pubblici…»
Mario Draghi, oggi.
Mario Monti, “ieri”:
Sono infatti passati 6 mesi dalla Nota di aggiornamento del Governo Monti, ancora in carica, in cui mostrava il «suo 2013», quello che sarebbe riuscito a generare per i cittadini con la sua manovra fiscale. Ora abbiamo i nuovi dati, quelli della Relazione al Parlamento di fine marzo. Peccato. Hanno sbagliato tutto. Leggere la tabella per credere. In 6 mesi, un semestre, la crescita del PIL è stata sovrastimata di più di 1 per cento. Macroscopico l’errore sugli investimenti delle imprese, crollati del 2,6% invece che rimanere stabili come previsto. Idem con patate per i consumi delle famiglie.
Come dice Draghi, senza fiducia, niente domanda interna, niente reddito e PIL. L’export tiene, rispetto alle previsioni (+2,2% invece di +2,4%). Tutto l’errore di questo Governo consiste in questo, di non avere la minima idea di cosa sia la domanda interna e di cosa la determini.
Draghi crede però nella forza delle riforme. Da sempre su questo blog diciamo che le riforme fanno spesso ridere in una recessione, specie quelle fatte dal Governo Monti. Da sempre su questo blog diciamo che non si fanno riforme in recessione, specie quelle che generano ancora più paura e timore, deprimendo ulteriormente consumi ed investimenti via mancanza di fiducia.
Ma che effetto stanno generando le famose riforme del Governo Monti che ci hanno fatto perdere un anno di tempo prima di riconoscere che il vero problema è piuttosto la domanda interna? Vedere per credere, le famose riforme del governo Monti, quelle che dovevano cambiare il mondo, generando una crescita del PIL di 1% in più ogni anno, ecco cosa hanno sortito: un crollo della produttività e un analogo aumento inatteso dell’indicatore migliore di mancanza di competitività che abbiamo, il costo del lavoro per unità di prodotto. Chapeau.
Ovviamente vien da sorridere quando leggiamo (non in tabella) che nel 2014 torneremo a crescere (addirittura +1,3%, una stima in cui non crede nemmeno la Banca d’Italia). Certo, perché secondo il Governo Monti, riprenderanno… gli investimenti delle imprese (quelli su cui nel 2013 appunto ha sbagliato tutto) che cresceranno del… 4,1%. Imbarazzanti trucchi contabili-statistici di un Governo che cerca di ingannare chi? Non lo sappiamo nemmeno, tanto non ci crede più nessuno.
Eppure queste finte stime rivelano qualcosa di importante: che l’unico modo per far girare questi modelli nelle segrete stanze del Ministero dell’Economia e generare crescita è quello di avere maggiore domanda interna. E dunque come farlo senza inventarsi maggiori investimenti delle imprese che sappiamo bene non avverranno se non in seguito alla ripresa?
Ovvio. Con maggiore domanda pubblica via appalti pubblici. L’unica domanda interna che non ha bisogno di fiducia per attivarsi ma di semplici decisioni politiche di fare gare. Ma questo Governo non vuole dirlo, così come non vuole dirlo Draghi. Ma la bellezza è che non conta il loro parere: il secondo perché deve rispettare l’indipendenza dei gestori della politica fiscale, ovvero i politici; il primo perché è stato sconfitto dal 90% dei voti contro, a causa proprio del fallimento del suo modello di riforme inutili e di austerità dannosa. Conta solo prendere atto, come sempre, della bellezza dei dati e della loro potenza nel diradare la nebbia di trucchi ed inganni da quattro soldi di chi fa finta di avere dimenticato quanto si insegna in economia al primo anno di corso.
*docente universitario, articolo tratto da gustavopiga.it