Gli apparati d’intelligence europei non hanno dubbi, sta succedendo quello che dalla Spagna fu segnalato nel novembre 2011: terrorismo da strada. Una sorta di osmosi tra Intifada e “calle guerrilla” basca in chiave fondamentalista. La terrificante morte di Lee Rigby, il soldato del secondo Battaglione del reggimento reale dei fucilieri, 25 anni, con un figlio di due, ucciso mercoledì 22 maggio a Londra in mezzo alla strada da un cittadino britannico convertito all’Islam, richiama il “profetico” allarme lanciato nel 2001 dal Cesid, l’ex-agenzia dei servizi segreti spagnoli.
Novembre 2001, un mercoledì sera. Poco distante dalla Gran Via, a Madrid, c’era una grande sala Bingo. Un collaboratore del Cesid era all’interno. Si fingeva un giocatore. In realtà stava controllando un cameriere sospettato di essere collegato a un’organizzazione terroristica islamica. In un altro tavolo sedeva Miguel-Michael- El Lobo (Il Lupo), forse l’agente del controspionaggio spagnolo più famoso negli ambienti dell’intelligence internazionale. Non aveva più la faccia di prima: l’Eta, dove fu infiltrato per tantissimo tempo, lo condannò a morte. E lui si sottopose a un lungo intervento di chirurgia plastica, facendo perdere le proprie tracce per lungo tempo. Con l’allarme fondamentalista fu “richiamato” in servizio: conosceva bene i Paesi arabi, dove aveva innumerevoli contatti. Seduto al tavolino del Bingo ricevette una telefonata. Pochi secondi e riagganciò. Era visibilmente soddisfatto.
«La polizia ha fatto un sequestro importantissimo» mi disse. «Che cosa ha trovato?» «Alcuni scatoloni con centinaia di machete. La segnalazione l’ho data io personalmente, mi avevano avvertito che stava arrivando questo carico di morte». «Perché è così importante questa operazione? A chi erano destinati i machete?» gli chiesi. «A una cellula di terroristi fondamentalisti. Noi siamo certi che nei loro programmi ci sia l’applicazione, prima o poi, di forme di terrorismo da strada. Per spiegarmi meglio: attacchi improvvisi davanti ai supermercati a donne, meglio se accompagnate dai figli, con i sacchi della spesa, accoltellamenti davanti alle scuole e semplicemente per la strada a gente che sta camminando. Abbiamo più di un elemento che ci fa temere questo». El Lobo documentò meticolosamente ogni passaggio di questo lavoro e l’inserì in un rapporto che fu inviato a tutti i governi dei Paesi europei.
In quello stesso documento si proponeva un altro allarme che rendeva difficile le investigazioni: i terroristi hanno “facce e abitudini come le nostre”. In sostanza era iniziata un’azione di reclutamento in ambienti anche culturalmente e “antropologicamente” distanti dall’humus islamico “combattente”: studenti, impiegati, disoccupati. E, ancor più cinicamente, “persone con problemi gravi di salute o con situazioni finanziarie difficili”. Secondo El Lobo non era escluso che «venissero contattati uomini, che in qualche modo non avessero più nulla da perdere, da usare come bombe umane contro di noi. I mezzi economici non mancano alle organizzazioni terroristiche e quindi, per esempio, possono pagare i debiti di chi ha tanti problemi economici e dare un fondo alla famiglia. In cambio della vita.(…)». L’allarme di El Lobo aveva basi solide. Purtroppo.