Stava per sorgere un inceneritore a due chilometri dalla sua scuola elementare. La regione Toscana premeva sull’acceleratore, i cittadini ne sapevano poco o nulla. Allora, entrò in classe, prese il sacco nero della spazzatura e, tra le risate dei suoi alunni, incominciò a rovistarci dentro. «La carta va con la carta, la buccia di banana con quella di mela, le plastiche da una parte». Quello che ora è quasi patrimonio comune, nel 1994 era avanguardia. Di sera, a Capànnori (Lucca), l’alfabetizzazione si rivolgeva agli adulti. Diciannove anni dopo, anzi trentasei dopo la sua prima lotta ambientalista, quel maestro, Rossano Ercolini, è stato ricevuto nello studio Ovale della Casa Bianca dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in persona. Due giorni prima, il 15 aprile scorso, era stato insignito a San Francisco del prestigioso Goldman Environmental Prize, il “premio Nobel” per l’ambiente.
La battaglia sull’inceneritore fu vinta nel 1997, convincendo anche il vescovo della bianchissima Lucca sull’«immoralità dell’incenerimento», ma non i Verdi che lo espulsero. Sono passati tanti anni e ora a Capannori c’è uno dei centri di ricerca più innovativi al mondo, la differenziata ha toccato l’82%, e la delibera «Rifiuti zero» è stata adottata da 131 comuni italiani, per un bacino di 3 milioni e mezzo di abitanti. La politica, che spesso lo aveva criticato o ignorato, ora lo cerca. Ma c’è voluto Obama, perché si degnasse. Il presidente della Toscana, Enrico Rossi, lo ha contattato al suo ritorno da Washington. Intanto, la legge di iniziativa popolare per la gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti ha già raggiunto 50 mila firme. Ercolini – presidente di Zero Waste Europe e di Ambiente e Futuro, nonché coordinatore del centro ricerca di Capannori – continua a fare il maestro («ho una quinta e la sto portando all’esame»). È stato ospite al festival torinese Cinemambiente, dove lo abbiamo intervistato.
Un ciclo non basato sull’incenerimento è tutto fuorché un miraggio. «È anacronistico parlare di inceritori o termovalorizzatori. Nel cassonetto c’è una miniera urbana». Sono dieci i passi per attuare la strategia rifiuti zero. «Nell’ottavo andiamo ad aprire il sacco grigio per studiare ciò che rimane dopo la raccolta porta a porta. Una patologia da analizzare e che riguarda la cattiva progettazione. Bisogna coinvolgere i produttori e collaborare con loro perché riprogettino i materiali in modo sostenibile». Lavazza ha raccolto i suoi suggerimenti per ricostruire alcune capsule del caffé non riciclabili.
«Quando Fassino parlando del termovalizzatore dice che Torino è all’avanguardia in Europa dice gravi menzogne. Non si può scambiare per buona pratica una pratica sporca e morente come quella dell’incerimento». Ercolini è molto critico con il primo cittadino del capoluogo piemontese. «L’Europa ha capito che quello che c’è nel cassonetto lo deve usare per sé e che questo può salvarla dalla crisi. In Italia sono rimaste tre Stalingrado: Firenze, Parma e Torino. Noi troveremo la buccia di banana su cui scivolerà il Gerbido che riusciremo a far chiudere».
«Mi telefonarono di pomeriggio mentre ero a scuola. Un numero molto lungo. Sto per dire di richiamarmi, quando sento una voce in inglese. Riesco a capire che ho vinto un premio, rimango tra il sopreso e l’interdetto. Solo la sera ho compreso cos’era». Il premio in denaro, 150 mila dollari, rappresenta la più grande somma corrisposta per l’attivismo ambientale di base. La Fondazione Goldman ha scelto Ercolini, poiché «quando sentì parlare dei progetti di edificazione dell’inceneritore nel suo Comune, ritenne di avere la responsabilità, come educatore, di proteggere il benessere degli studenti e di informare la comunità in merito ai rischi dell’inceneritore e alle soluzioni per la gestione sostenibile dei rifiuti domestici del paese», si legge nella motivazione del premio.
La cerimonia, con la consegna dei premi ai sei vincitori mondiali, si è svolta il 15 aprile a San Francisco, nell’America, Paese di contraddizioni ambientali ma che ha in California il miglior centro di ricerche sui rifiuti al mondo insieme a quello di Capannori. Due giorni dopo l’incontro con il presidente Obama. «Era il giorno successivo alla strage di Boston, il presidente ci ha accolto con un sorriso, nonostante il momento sicuramente difficile. Mi ha detto che l’unico modo per salvare il pianeta è la cittadinanza attiva. Come quella che abbiamo dimostrato con il nostro progetto Rifiuti zero».
Ercolini, nonostante una militanza nei Verdi ha avuto rapporti difficili con l’ecologismo in politica. «Oggi credo che, con la fine dei Verdi, possa aprisi un nuovo ciclo di politica ambientalista. In Europa, i Verdi sono una forza importante, in Italia sono stati uccisi dal carrierismo e dal minoritarismo. Il nuovo ambientalismo si chiama “spreco zero”».
«L’Italia ha il meglio e il peggio», sostiene Ercolini. «C’è il meglio, una rivoluzione in corso, irriversibile, dal tessuto culturale creato con Rifiuti Zero alla rete di comuni che per ora conta 131 adesioni. In Italia ci sono comuni che superano il 65% di raccolta differenziata e non hanno nulla da invidiare alla Germania. Ma c’è anche il peggio, lo è stato Napoli ma la svolta di de Magistris, pur nelle difficoltà e contraddizioni, ha cambiato positivamente il passo. Ora la nuova Napoli sarà Roma».