“Noi Fratelli Musulmani, estromessi dai poteri forti”

Intervista al leader Fratelli Musulmani

«Stiamo tornando all’era di Mubarak. Non ci saranno elezioni libere». Questa è la dichiarazione, durissima, resa in esclusiva a Linkiesta da Amr Darrag, tra i pochi leader dei Fratelli Musulmani ancora in libertà. Parlare con gli esponenti del movimento islamista egiziano non è facile. Da quando l’esercito ha arrestato il presidente Mohamed Morsi, i Fratelli Musulmani e il loro braccio politico, il Partito Libertà e Giustizia, sono l’obiettivo di un’intensa repressione. Professore all’Università del Cairo, Darrag è uno dei politici più influenti dell’Egitto d’oggi. Segretario del Partito Libertà e Giustizia nel governatorato chiave di Giza, è stato il segretario generale dell’Assemblea costituente incaricata di redigere la nuova costituzione dopo la rivoluzione contro l’ex presidente Hosni Mubarak.

Raggiunto telefonicamente da Linkiesta, Darrag parla dalla sua casa al Cairo, da dove segue le proteste pro-Morsi. A suo parere, il governo insediato dai militari «non ha alcuna legittimità», «è basato sul niente» e non potrà certo contare sulla partecipazione del  Partito Libertà e Giustizia. Ossia la forza politica che ha ottenuto circa il 47% dei seggi alle ultime elezioni per la camera bassa del parlamento. «Vogliamo la ripresa del processo democratico – dichiara Darrag – una volta fatto ciò siamo aperti a ogni opzione». A giudicare dalle sue parole, dunque, sembra per ora improbabile che l’Egitto diventi l’Algeria del XXI secolo.

Il Partito Libertà e Giustizia, espressione politica del movimento dei Fratelli Musulmani, parteciperà al governo ad interim?
Assolutamente no. Non accettiamo nessuna delle misure prese a causa del colpo di stato, che non ha alcuna legittimità. E sicuramente non parteciperemo al governo ad interim.  

Continuerete con le dimostrazioni fino a ottenere la liberazione dell’ex presidente Morsi?
La questione adesso non è che Morsi sia stato arrestato o spodestato. La questione è che è stato inflitto un duro colpo al processo democratico egiziano. Tant’è che in questi giorni non sono soltanto il Partito Libertà e Giustizia o i Fratelli Musulmani a manifestare. Ci sono migliaia di persone in strada: molte di queste non sono simpatizzanti del nostro partito o del presidente, ma senza dubbio vogliono la democrazia. E si rendono conto che il colpo di stato è stato realizzato per colpire il processo iniziato con la rivoluzione, un processo democratico e costituzionale. Ecco perché le proteste stanno aumentando giorno dopo giorno. 

Il governo a maggioranza islamista è stato accusato di non aver intavolato un dialogo con l’opposizione. La stessa accusa è stata rivolta all’ex presidente Morsi, proveniente dalle fila dei Fratelli Musulmani. Cos’ha da dire in proposito?
Che non è vero, a riguardo avanziamo diverse obiezioni. Prima di tutto il presidente ha cercato in varie occasioni di coinvolgere nel governo gli altri partiti; anche se, in ogni processo democratico, chi ha la maggioranza ha il diritto di costituire il governo e di governare fino alla fine della legislatura. Una volta esaurita la legislatura sono le urne a decidere se un partito può o meno continuare a governare.
In secondo luogo, e cosa più importante: se anche fosse vero che non si è dialogato abbastanza con l’opposizione, sarebbe una ragione sufficiente per giustificare un colpo di stato? Questo è il punto. In una democrazia è normale che ci siano disaccordi fra la maggioranza e l’opposizione. Ma questi conflitti si risolvono attraverso il dialogo, non con l’intervento diretto dell’esercito, non spodestando un presidente eletto democraticamente, o sospendendo una costituzione che era stata approvata dalla gente, sciogliendo la camera alta del Parlamento e nominando un presidente arrivato da non si sa dove. Un presidente [Adly Mansour, capo della Corte suprema costituzionale] che non è stato eletto, ma ciononostante con la facoltà di emettere dichiarazioni costituzionali e di costituire un governo. Siamo tornati al regime militare, ecco il punto. Ed ecco perché le proteste continuano.  

Quali sono le vostre richieste per interrompere le manifestazioni?
Che si riprenda il processo democratico. Una volta fatto ciò siamo aperti a ogni opzione, ma prima è necessario restaurare la legittimità democratica e il presidente. Poi si può discutere di ogni cosa, incluse elezioni presidenziali anticipate o un referendum per chiedere a tutto il popolo egiziano se vuole o no che il presidente continui a governare. Chiediamo alla gente la sua opinione. Così funziona la democrazia.
Non si tratta solo del fatto che sia stato cambiato il governo o che la costituzione sia stata sospesa. Stiamo assistendo a gravi violazioni dei diritti umani. Nessuno sa dove sia il presidente; centinaia di persone fra leader e membri del nostro partito sono state arrestate senza alcuna accusa legittima. Tutti i canali televisivi che potevano trasmettere quanto accadeva veramente [i canali vicini ai Fratelli Musulmani] sono stati chiusi immediatamente dopo il colpo di stato. Siamo tornati al governo militare. E, soprattutto, la settimana scorsa è stato commesso un massacro. La polizia militare e le forze di sicurezza hanno sparato contro persone disarmate uccidendone oltre 50 e ferendone un centinaio. Tutto questo deve cessare immediatamente.

Alcuni hanno detto che ci sono state forze, all’interno di vari apparati statali, che in questi mesi hanno boicottato la presidenza e il governo. Qual è la sua opinione a riguardo?
È quello che chiamiamo Deep State [lo “Stato profondo”], cioè forze presenti in varie istituzioni dai tempi di Mubarak, che hanno agito contro il presidente e il governo. La magistratura, in particolare, ha emesso varie sentenze per mettere i bastoni fra le ruote e ritardare le nuove elezioni parlamentari. Un esempio è stata la sentenza con la quale la magistratura ha sciolto, senza nessuna ragione legittima, l’ultima camera bassa del parlamento [nel giugno 2012, prima dell’elezione di Morsi]. Il nostro partito e il presidente hanno ripetutamente cercato di indire nuove elezioni parlamentari. Anche perché, secondo la nuova costituzione, il parlamento ha maggiori poteri del presidente. Quest’ultimo si occupa principalmente della sicurezza nazionale e degli affari esteri, mentre tutti gli affari interni sono compito del parlamento. Quindi se avessimo potuto indire delle elezioni per capire la volontà della gente, avremmo dato seguito al processo democratico che era in atto. Ma adesso il potere, in Egitto, è nelle mani del Deep State, che sta cercando di far tornare il vecchio regime con l’aiuto dell’esercito, per riprendersi il controllo del Paese e porre fine al processo democratico.  

Cos’ha da dire sulla nomina di Nabil Fahmy, ex ambasciatore a Washington sotto Mubarak, come ministro degli esteri del governo ad interim?
Nabil Fahmy è un feloul [un membro del vecchio regime], e se dà un’occhiata ai nomi che costituiscono il nuovo governo vedrà che molti di loro appartenevano al vecchio regime, oppure hanno lavorato sotto il consiglio militare quando questo ha guidato l’Egitto nei mesi successivi alla rivoluzione. Questo governo non è legittimato da elezioni democratiche, è basato sul niente. È ridicolo.  

Lei era il segretario generale dell’Assemblea costituente incaricata di redigere la nuova costituzione egiziana. E una delle accuse principali mosse all’ex presidente Morsi è che l’Assemblea non era rappresentativa di tutte le forze politiche egiziane perché era composta, per il 90%, da islamisti.
Questo non è vero, posso mostrarle i nomi dei membri dell’Assemblea costituente, nomi che sono stati concordati con le altre forze politiche quando l’Assemblea è stata costituita. Quest’Assemblea ha avuto sei mesi di tempo per redigere la nuova costituzione e, una volta stilata, essa è stata sottoposta a un referendum popolare in cui i tre quarti della gente l’ha approvata. Sono accuse infondate. [In realtà, secondo i dati ufficiali, la costituzione è stata approvata da circa il 60% dei votanti].

Cosa farà il Partito Libertà e Giustizia in caso di nuove elezioni indette dal governo ad interim? Vi parteciperà?
È troppo presto per dirlo, ma non possiamo aderire a nessuna proposta avanzata dal governo ad interim perché, per noi, non è un governo legittimo. E in ogni caso crediamo che coloro che hanno realizzato questo colpo di stato per togliere di mezzo il nostro partito e fermare il processo democratico, non terranno delle elezioni libere. Perché organizzare un colpo di stato per poi indire elezioni libere e darci la possibilità di essere di nuovo votati? Stiamo tornando all’era di Mubarak: ai brogli elettorali, all’arresto dei candidati. Non ci saranno elezioni libere. Speriamo tuttavia che non si arrivi a questo punto, che la gente capisca che per la stabilità dell’Egitto e dell’intera zona è essenziale riprendere il processo democratico e non tornare mai più a un governo militare.

Forse ci può essere un canale di dialogo con Mohammed El Baradei, con il quale siete stati alleati durante la campagna elettorale per le elezioni parlamentari del novembre 2010…
Purtroppo il dottor El Baradei e tanti altri appoggiano il colpo di stato. Lui e i suoi colleghi si dicono democratici e liberali, ma allo stesso tempo appoggiano il colpo di stato. Che tipo di democratico o liberale lo farebbe? Stanno semplicemente approfittando della situazione per salire al potere a prescindere dalla volontà popolare, perché non hanno mai avuto risultati soddisfacenti durante le scorse elezioni.  

Twitter: @ValentinaSaini

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