L’Angola compra in Portogallo: storia di una ex colonia

Le nuove rotte della globalizzazione

Cascais – La globalizzazione si accompagna a nuove dinamiche e scombussolamenti degli equilibri del passato. Il Nord e il Sud del mondo non sono più sinonimi di sviluppo e sottosviluppo, rispettivamente, e questo si traduce in cambiamenti profondi nelle relazioni tra antiche potenze coloniali e paesi un tempo sudditi. Se è vero per Gran Bretagna e India, per Francia e Maghreb, è verissimo per il Portogallo e le sue ex colonie, in particolare l’Angola.

Secondo Forbes, Isabel dos Santos Fontes, la quarantenne figlia maggiore del Presidente dell’Angola, è la prima miliardaria africana della storia. Laureata in Ingegneria al King’s College di Londra, Isabel dos Santos si lanciò nel business nel 1997 – il Miami Beach di Luanda, un ristorante i cui considerevoli successi hanno accompagnato la trasformazione della capitale dell’Angola. Per entrare nella classifica di Forbes ha però avuto bisogno di ben altri investimenti: 28,8% di ZON Multimédia (vale 385 milioni di dollari), 19,5% del Banco Português de Investimento (465 milioni) e il BIC Português (160 milioni). In più, Isabel dos Santos possiede un quarto di Unitel, il principale operatore telefonico in Angola, e ha progetti minerari e agricoli con Arkady Gaydamak e Lev Leviev, uomini d’affari israeliani di origine russa.

ZON (che è in processo di fusione con Optimus) e BPI (il cui maggior azionista è la Caixa spagnola) fanno parte del PSI20, l’indice principale della Borsa di Lisbona, mentre il BIC è cresciuto recentemente con l’acquisto del Banco Português de Negócios. Il fior fiore del capitalismo lusitano è (o è stato) socio di Isabel dos Santos e del marito Sindica Dokolo (di origine congolese, mentre lei è nata a Baku da madre azera): Américo Amorim (il re del sughero, uomo più ricco del Portogallo, che insieme all’impresa pubblica angolana Sonangol controlla Galp Energia dopo l’uscita parziale dell’ENI e che detiene 25% del BIC), Sonae (che controlla Optimus), il Grupo Espírito Santo (storico alleato della famiglia Agnelli, ha attività di credito, pesca e aviazione in Angola), Portugal Telecom (in Unitel), e Pedro Sampaio Nunes.

Per vari anni membro del consiglio d’amministrazione della Galp è stato Manuel Vicente, il presidente della Sonangol. La compagnia di Stato, oltre che in Galp, è presente nel Millennium Bcp – principale banca portoghese, in cui è il maggiore azionista. Vicente, che secondo la stampa specializzata è legato al fondo Carlyle, è stato nominato vice-presidente dell’Angola nel 2012 ed è dato come favorito nella corsa per succedere a Jose Eduardo Dos Santos, 71 anni, al potere dal 1979. Senza dimenticare i generali Hélder Vieira Dias, meglio noto come “Kopelipa”, e Leopoldino Nascimento “Dino”. Il primo è il più stretto collaboratore militare del presidente, il secondo ha diretto a lungo le telecomunicazioni. Possiedono un terzo dei 110 appartamenti all’Estoril Sol Residence, il più rinomato della località balneare, insieme ad altri facoltosi angolani. A questi nomi si è aggiunto proprio, prima di Ferragosto, António Mosquito che è entrato in Soares da Costa Construções con due terzi del capitale. Un’operazione, resa necessaria dall’esposizione del gruppo Soares da Costa verso le banche, in cui è intervenuto il BCP che ha identificato l’imprenditore angolano che ha già varie attività in Portogallo. Del resto in Angola la società di costruzioni nel 2012 ha realizzato 44% del fatturato (+8%, mentre in Portogallo c’è stata una flessione di 28%).

António Mosquito ha dimostrato interesse anche per il gruppo Controlinveste, proprietario del Diário de Notícias , del Jornal de Notícias e di altri media portoghesi. Se l’acquisto di cui si parla da mesi dovesse concretizzarsi, l’estensione del potere angolano nelle comunicazioni portoghesi raggiungerebbe livelli preoccupanti, dato che andrebbe ad aggiungersi a quelli della Newshold di Alvaro Sobrinho, che già controlla il settimanale Sol e ha partecipazioni in due periodici (Visão ed Expresso) e nei quotidiani Correio da Manhâ (il maggiore per circolazione) e Jornal de Negocios. Newshold si è detta interessata ad acquisire RTP (Radio e Televisâo Portuguesa) nel caso in cui il governo di centro-destra decidesse di privatizzare l’emittente. Il presidente ha due figli di secondo letto. Mentre “Tchizé”, sposata con un portoghese e responsabile della versione locale del settimanale Caras, non ha particolari ambizioni, José Filomeno dos Santos sembra destinato a grandi cose. “Zenu”, 35 anni, è a capo del nuovo fondo sovrano, lanciato in ottobre 2012 per gestire 5 miliardi di dollari, di cui la metà in obbligazioni (quindi potenzialmente anche in Portogallo). Secondo Celso Filipe, vice-direttore del Jornal de Negócios e autore di O poder angolano em Portugal, già ora gli investimenti angolani in Portogallo arrivano a 6 miliardi di euro. Un manager portoghese, Miguel Filipe Veiga Martins, è dal 2010 l’amministratore delegato di Unitel. È un’altra faccia della medaglia. La popolazione lusitana in Angola è passata da 60 mila nel 2008 ad almeno 135 mila nel 2012 e le rimesse degli emigrati portoghesi sono quadruplicate. Nel 2012 sono cresciute dell’84% rispetto al 2011, per raggiungere 271 milioni di euro, 10% del totale.

Prima della crisi i flussi migratori erano anche intensi da Sud a Nord. Gli angolani legalmente residenti in Portogallo erano 23.494 nel 2010, ma sono diminuiti dell’8% nei due anni successivi, a causa della crisi. Le loro rimesse nel 2012 sono arrivate a poco più di 15 milioni di euro. In compenso i turisti angolani siano quelli che più sono cresciuti negli ultimi tempi, arrivando a spendere 133 milioni di euro in Portogallo nel primo trimestre dell’anno, poco meno dei tedeschi che occupano il quarto posto tra i paesi d’origine.


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Evoluzione dei dati relativi all’Angola nel CIA World Factbook (popolazione, prodotto interno lordo, aspettativa di vita) fra il 2008 e il 2011

Qual è il senso di questi complessi legami economico-finanziari? Sicuramente la ricerca di competenze e idee per lanciare nuovi prodotti e servizi in Angola e gestire progetti complessi. È anche una forma per appoggiare l’internazionalizzazione dell’economia angolana, usando il Portogallo come testa di ponte per i mercati lusofoni e soprattutto per il più grande, e di molto, cioè il Brasile. Infine, ma non per questo meno importante, c’è il desiderio di trasferire capitali verso un paese che meglio garantisce i diritti di proprietà, anche se in questo momento di recessione i rendimenti sono assai scarsi.

In maniera speculare, il mercato angolano è molto promettente: nel 2012, per la prima volta, le esportazioni hanno oltrepassato la soglia dei 4 miliardi di euro, facendo del paese africano la quarta destinazione per l’export portoghese, oltre che il suo sesto fornitore. In un frangente in cui il mercato portoghese è atonico, tante alleanze offrono ovviamente opportunità di crescita in Africa. ZON Multimédia per esempio è socio al 30% di Isabel dos Santos in ZAP, la TV a pagamento che trasmette la Liga Portuguesa de Futebol in Angola. L’intervento di investitori angolani serve poi alle banche: senza Sonangol, Millenium BCP non sarebbe sopravvisuto alla crisi (soprattutto perché oltre che in Portogallo è molto presente in Grecia …).

Tifosi del Ghana con dietro una bandiera dell’Angola nel 2010 quando il paese ha ospitato la Coppa d’Africa (AFP)

Le cose non vanno sempre liscie come l’olio: Amorim e la coppia angolana avevano rilevato insieme la Nova Cimangola, poi dos Santos e Dokolo hanno deciso che era meglio continuare da soli il business del cemento, soprattutto per prendere il controllo della principale società del ramo nella Repubblica Democratica del Congo. Sonae, un grande conglomerato che comprende anche il quotidiano Publico, ha aspettato vari anni prima di investire nella grande distribuzione, temendo di non poter garantire standard etici adeguati. Entro fine anno i suoi primi ipermecati dovrebbero aprire a Luanda e Huambo, frutto di una joint venture in cui la Sonae detiene una partecipazione di minoranza e la Condis, di Isabel dos Santos e Sindika Dokolo, il 51%.

Sempre più spesso, si sente dire che gran parte del futuro del Portogallo passa per l’Angola. Magari tanta profusione retorica è un’esagerazione, sicuramente è una forma per convincere Luanda che il suo futuro passa per Lisbona, come porta d‘entrata per l’Europa e l’Occidente. Il problema, per così dire, è che l’opacità di alcune transazioni ha incuriosito la magistratura portoghese, che ha aperto un dossier anche per il procuratore generale dell’Angola, per frode fiscale e riciclaggio.

Per il potere angolano, l’altra nota dolente è Rafael Marques de Morais. L’ultima opera del giornalista, pluripremiato a livello internazionale, è una denuncia dell’uso della tortura e della corruzione in Angola. Diamantes de Sangre ha avuto grande successo in Portogallo e nove generali angolani si sono sentiti diffamati: la magistratura ha però assolto Marques e l’editore, Tinta da China, perché “la pubblicazione del libro s’inserisce nell’esercizio legittimo di un diritto fondamentale, la libertà d’informazione e di espressione, protetto costituzionalmente. E a convincere gli angolani che ci sia un complotto ci si è messa pure Maria Eugénia Neto, vedova di Agostinho Neto, il primo presidente dell’Angola, che la giustizia portoghese ha condannato a una multa, peraltro simbolica, per diffamazione.

Negli ultimi mesi, in ben tre occasioni il Jornal de Angola ha pubblicato duri editoriali, sostenendo che i portoghesi sono meschini e invidiosi (e prendendo le difese di Angela Merkel, a suo dire constantemente insultata dopo aver salvato il paese dalla bancarotta), che le inchieste della magistratura sono mosse da interessi massonici e fascisti e che gli angolani farebbero meglio a sospendere i propri investimenti in Portogallo. A febbraio l’organo ufficiale di Luanda manifestava però ottimismo rispetto a Paulo Portas, allora ministro degli Esteri, nel frattempo promosso a numero 2 del governo portoghese, definendolo «um grande amigo de Angola». In una recente intervista al canale portoghese SIC, il presidente dos Santos ha confermato che le porte dell’Angola rimangono aperte, sia per gli imprenditori, sia per le persone con le qualifiche giuste per contribuire allo sviluppo del paese. Ma ha anche sottolineato che quello con Lisbona non può considerarsi un legame esclusivo e che Luanda considera strategiche anche le relazioni con Pechino, Brasilia e Gerusalemme.

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