Più di cento nomine in meno di un anno, fra «trombati» alle elezioni politiche o regionali piazzati in aziende, enti, o uffici della regione. Un’assemblea regionale «immobilizzata» dallo scontro fra i partiti, che ricorda i quattro e anni e mezzo del precedente governatore, Raffaele Lombardo. Benvenuti nel regno di Rosario Crocetta, governatore “rivoluzionario” della Regione siciliana, dai più ormai ribattezzato «governatore della restaurazione». Del resto, come afferma a Linkiesta Erasmo Palazzotto, parlamentare siciliano di SeL che siede a Montecitorio, «se io dovessi commentare un anno o poco meno di governo Crocetta lo chiamerei il governo dei Gattopardi». Insomma, continua Palazzotto, «mentre ogni giorno istituti di ricerca e associazioni di categoria comunicano nuovi allarmanti dati sulla situazione economica e sociale della Sicilia, il governo regionale sembra attento esclusivamente all’occupazione dei posti chiave del potere nell’Isola. Uno spettacolo indecente lontano anni luce dalle reali esigenze dei siciliani».
Un governo che proprio in queste giorni è impegnato nell’ennesimo giro di nomine, che coinvolgerà, questa volta, la giunta regionale. Un probabile «rimpasto» di governo per chetare gli animi in ebollizione dei democratici che da settimane chiedono «un cambio di passo» all’ex sindaco di Gela. Un «rimpasto» che entro la fine del mese dovrebbe consumarsi con l’ingresso in giunta del segretario regionale Giuseppe Lupo, del capogruppo del Pd Antonello Cracolici, e probabilmente di un democratico vicino a Matteo Renzi. Anche se, fonti siciliane assicurano, che presto busseranno alla porta altri alleati, come la formazione politica Art.4 dell’ex vice presidente della Regione ai tempi di Cuffaro, Lino Leanza. O la compagine dei Democratici Riformisti guidata dall’ex Ministro del governo D’Alema, Totò Cardinale.
Tuttavia il valzer delle nomine, più di cento per l’appunto, inizia fin dai primi giorni di legislatura. Nomine che è possibile ritrovare nelle delibere della giunta regionale, che lasciano il segno e che investono in primis l’ufficio di gabinetto del governatore. Nel giro di sei mesi Crocetta è riuscito a cambiare ben quattro capi di gabinetti. L’ultimo in ordine cronologico si chiama Gianni Silvia, un dirigente regionale che è stato anche capo di gabinetto del predecessore Raffaele Lombardo. Ciò significa che al compenso da dirigente regionale (60-70 mila euro annui) potrà sommare un compenso annuo di 60mila euro lordi. Per la segreteria tecnica il presidente della Regione punta sull’avvocato di Castelbuono Stefano Poliziotto, che i più non conosceranno, ma fu colui che curò il ricorso per il riconteggio dei voti grazie al quale Crocetta divenne sindaco di Gela. Intanto “Saro” piazza all’interno dell’ufficio di gabinetto, come vuole la prassi, una serie di collaboratori che nel corso degli anni gli sono stato accanto durante l’esperienza da europarlamentare a Bruxelles, come ad esempio la fedelissima Francesca Scaglione.
Passando agli alti burocrati è lì che si registra un caso che ancora oggi fa discutere. Il governatore Crocetta ha nominato segretario generale della Regione Patrizia Monterosso, già direttore generale dell’assessorato alla Formazione professionale ai tempi di Cuffaro, e anche capo di gabinetto dell’ex governatore Raffaele Lombardo. Essendo un incarico conferito ad un soggetto esterno Monterosso riceve uno stipendio che oscilla intorno ai 225mila euro annui perché le retribuzioni di un dirigente di Palazzo dei Normanni sono equiparate a quelle del Senato. Ma sempre Crocetta nomina la stessa Monterosso vice Presidente dell’Irfis, acronimo che sta per Istituto Regionale per il finanziamento alle industrie in Sicilia. Una nomina che fa discutere, e, secondo un ricorso dell’ex assessore all’Economia e avvocato Gaetano Armao, fa registrare un conflitto di «interessi» violando il d.lgs n.39 del 2013 in quanto «appare difficilmente conciliabile la posizione di Segretario generale con quella di vice Presidente della Società finanziaria che gestisce i fondi della Regione, che risulta cotraente della Regione, oltre ad essere della stessa interamente partecipata, il cui organo di amministrazione è nominato sulla base di un’istruttoria svolta dall’Ufficio sottoposto alla stessa Segreteria Generale».
Per chiudere il cerchio bisogna ricordare che il marito di Patrizia Monterosso si chiama Claudio Alongi. Il quale risulta essere consulente del Consorzio Autostrade siciliane (CAs), della società che si occupa dei precari (Multiservizi), del 118 siciliano (Seus), ed è attualmente commissario dell’Aran, l’agenzia per la rappresentanza negoziale della Regione siciliana, che nel giugno scorso ha espresso un parere positivo sui dirigenti esterni, quindi ance su sua moglie Patrizia.
Nomina dopo nomina Crocetta ha, come si dice in gergo siciliano, “delombardizzato” la regione, sostituendo gli uomini del predecessore con persone più vicine a lui (e al suo cerchio magico). Ed ecco premiare la Confindustria siciliana, big sponsor di Crocetta, e legatissima a quello che in Sicilia definiscono il «governatore ombra», ovvero Beppe Lumia. All’Irfis (Istituto regionale per il finanziamento alle industrie in Sicilia) finisce un uomo di Confindustria, quel Rosario Basile, presidente vicario degli industriali di Palermo, candidato alle politiche in quota Udc, e proprietario della ksm spa. Sempre in quota “industriali” viene considerata la nomina a Presidente dell’Irsap di Alfonso Cicero, che è stato il segretario particolare di Marco Venturi, ex assessore alle Attività produttive, e oggi siede nel cda de il Sole 24 Ore. Sulla nomina del «geometra» pende un ricorso al Tar Sicilia che sarà discusso nel merito il prossimo 26 novembre, «vertendo anche» si legge nel nel ricorso «sulla legittimità degli atti adottati dal Commissario nominato in mancanza di requisiti». In sostanza il prescelto Cicero, voluto fortemente da Crocetta, non avrebbe i titoli non soltanto perché, secondo le carte presentate, non avrebbe un titolo di diploma di laurea ma, sempre stando al ricorso, sarebbe privo «anche di adeguate esperienze nel settore amministrativo che sostanzino una professionalità appropriata ai gravosi compiti assegnati all’Istituto». Piccolo particolare: una volta nominato Presidente dell’Irsap Cicero, stando ad una determina commissariale n.79 del 30 maggio 2013, avrebbe iscritto l’ente regionale a Confindustria Sicilia. Sempre nel segno di viale dell’Astronomia anche la nomina di Dario Lo Bosco, già presidente dell’Ast, nominato da Crocetta commissario della Camera di Commercio di Catania. Tutte nomine che, secondo l’art 17. della legge regionale del 12 maggio 2012 prevedono compensi che «non possono superare l’importo onnicomprensivo di 50mila euro annui per ciascun componente degli organi di amministrazione e 25mila euro annui per ciascun componente di organi di vigilanza e controllo».
Tuttavia la lista dei nominati non poteva non includere i «trombati» delle recenti elezioni politiche e delle regionali dell’ottobre del 2012. Così a Maria Rita Sgarlata, nelle liste del Megafono al Senato (la formazione guidata da Crocetta che si è presentata alle elezioni politiche in Sicilia), è stato assegnato l’assessorato ai Beni culturali. A Giuseppe Antoci, altro componente delle liste del movimento crocettiano per Palazzo Madama, qualche settimana fa gli è stato conferito l’incarico di Presidente del Parco dei Nebrodi. Mentre Francesco Calanna, ex parlamentare regionale fra le fila dei Ds, e sostenitore alle recenti consultazioni politiche del Megafono, è stato piazzato all’Esa, ente di sviluppo agricolo. Ma non finisce qui. Perché “Saro” da Gela non poteva non accontentare Sebastiano Gurrieri, uno fra i primi a scegliere il Megafono, e già candidato alle regionali dell’ottobre del 2012 fra le fila del movimento crocettiano. Gurrieri è stato destinato alla Camera di Commercio di Ragusa. Stessa sorta per uno come Luigi Bosco, ex Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Catania, anch’egli candidato alle regionali fra le fila del Megafono, oggi fresco Commissario delle Terme di Acireale.
La lista delle nomine continua continua e raccoglie nove commissari provinciali, e 17 supermanager della sanità isolana. Anche queste nomine che da un lato rispettano il comandamento «di vicinanza» al governatore o al suo stretto giro. E dall’altro impediscono alla Regione Sicilia di «voltare pagine», così come ha ripetuto più volte il governatore Rosario Crocetta.
Twitter: @GiuseppeFalci