Voto a marzo! Le convergenze parallele Renzi-Berlusconi

La bussola politica

Avvolto dall’indomita arroganza di Matteo Renzi e minacciato dal sinuoso silenzio di Silvio Berlusconi, Enrico Letta è chiuso in un guscio forse sicuro e inalterabile, o forse di una fragilità senza avvenire. «Sembra passato un anno, ma appena dieci giorni fa abbiamo battuto Berlusconi in Senato», sospira il ministro Enrico Franceschini, sempre più il braccio destro del presidente del Consiglio, lui che misura con lo sguardo l’ampiezza dei nuovi pericoli che lo attendono. Tutt’intorno al governo di grande coalizione è ripreso il gioco crudele del logoramento.

«Non c’è un attimo di tregua», dicono a Palazzo Chigi, con l’aria sconsolata delle vittime. E dunque Renzi picchia duro su tutta la linea, ha ripreso vigore il sindaco di Firenze, sa di non poter mollare: se il governo sopravvive per lui la vita si fa agra e il futuro incerto, Renzi non si accontenta di fare il segretario del Pd, quello è un ruolo in cui si finisce maciullati, e Renzi lo sa bene. Lui punta alla presidenza del Consiglio. Così giù botte, dalla giustizia all’economia fino alla Bossi-Fini. Renzi, più di Grillo, esercita oggi il ruolo di capo dell’opposizione, è l’unico ad attaccare Giorgio Napolitano, il vero contrafforte del governo, senza indugiare nell’insulto, ma agitando sentimenti diffusi nell’elettorato del centrosinistra, contrario a provvedimenti di clemenza che possano favorire Berlusconi.

Ma non è Renzi l’unico serio avversario di Letta, perché all’ombra di Arcore, il Cavaliere malconcio fa sapere di non essere morto. Berlusconi muove ancora i fili del suo Pdl confuso, riacquista centralità grazie al conflitto che divide per linee interne Raffaele Fitto da Angelino Alfano, e così si prepara forse a un’offensiva per dicembre, quando decadrà da senatore, medita una grande manovra di accerchiamento contro le larghe intese. Così un mormorio comincia a levarsi dai corridoi dei Palazzi romani, è una malizia, certo, forse soltanto la secrezione irrazionale d’una paura diffusa, ma lo sussurrano in troppi: «Berlusconi e Renzi sono d’accordo per votare a marzo».

E sempre si punta l’indice su Denis Verdini, il plenipotenziario fiorentino del Cavaliere, lui che ha in rubrica il numero di telefono di Renzi. Ma chissà. È possibile che Letta sia chiamato presto a una nuova prova di forza in Parlamento, ma stavolta si troverebbe di fronte anche uno spicchio del suo stesso partito. E dunque tirare a campare, questo sembra il destino del suo governo, forse la sua stessa condanna. A dicembre decade Berlusconi e si vota la legge di stabilità. Come si comporterà il Pdl di fronte alla defenestrazione parlamentare del suo leader? E Renzi rinuncerà a far valere le sue ragioni e le sue critiche alla politica economica del governo nei giorni in cui si discute la manovra?
 

Twitter: @SalvatoreMerlo

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