Wallace DayAlfred Russel Wallace: nell’ombra di Darwin

Ricordo di Alfred Russel Wallace

Oggi, 7 novembre 2013, ricorre il centenario della morte di Alfred Russel Wallace. Chi era costui? 

Fervente socialista e anti-militarista, attivista sociale contro lo sfruttamento delle classi lavorative e gli abusi del colonialismo, a favore della nazionalizzare delle terre e dell’emancipazione delle donne, ma soprattutto instancabile esploratore e grande scienziato. Nella sua lunga carriera si occupò di entomologia, antropologia, mimetismo, distribuzione degli organismi viventi, ma nella storia della scienza il suo nome è indissolubilmente legato a quello, molto più ingombrante, di Charles Darwin. Alfred Russel Wallace è infatti meglio conosciuto come il co-scopritore della teoria dell’evoluzione per selezione naturale, il secondo uomo che giunse all’intuizione rivoluzionaria, ma che la storia ha sempre relegato al ruolo di comprimario.

Ottavo di nove figli, Alfred nacque l’8 gennaio del 1823 nel piccolo villaggio di Usk, nel Galles orientale. Contrariamente ai grandi nomi del tempo, alle spalle non aveva una famiglia benestante e le difficoltà economiche furono una costante per l’intero corso della sua vita, tagliandolo fuori dai circoli della cultura ufficiali. Dopo un periodo a Londra di lavori raffazzonati, in cui conobbe il socialista Robert Owen, le cui idee rivoluzionarie pervasero il suo pensiero per tutta la vita, nel 1846 ebbe una folgorazione dopo aver letto una biografia, un diario di viaggio, proprio quel Viaggio di un naturalista intorno al mondo, in cui Darwin descrive i cinque anni di avventura a bordo del brigantino Beagle. Questo è solo il primo dei tanti episodi in cui le biografie dei due naturalisti si intrecceranno. Wallace decise di emularne le gesta, iniziando la sua vita da esploratore alla scoperta di mondi sconosciuti con il principale scopo di collezionare esemplari esotici da rivendere alle ricche famiglie dell’Inghilterra vittoriana e ai musei. 

Il primo viaggio, con destinazione Rio delle Amazzoni e le regioni del inesplorate sulle rive del Rio Negro, si conclude però con un fallimento: intrapresa la via del ritorno, il 12 luglio 1952, il prezioso carico di reperti raccolti andò letteralmente in fumo con l’intera imbarcazione nelle acque delle Bermuda. Dopo dieci giorni alla deriva in mare e un anno e mezzo alla ricerca di fondi presso le società scientifiche inglesi, Wallace salpa per un secondo straordinario viaggio con lo stesso intento, ma una diversa destinazione: quelle che allora erano chiamate Isole delle Spezie, ovvero la regione indo-malese, in cui trascorrerà un periodo di otto anni. È qui che, grazie ad un’attenta osservazione della fauna locale (ad esempio, è uno dei primi occidentali ad osservare gli oranghi in natura e a catturare un uccello del paradiso), sviluppa le sue più importanti teorie scientifiche. Per primo, ragiona sulla distribuzione geografica dei viventi, riflessione che culmina con la pubblicazione di L’Arcipelago Malese, il libro che, di fatto, istituisce la biogeografia tra le discipline della biologia e in cui viene presentata la famosa linea di Wallace, un confine immaginario che separa le ecoregioni di Asia e Australia. 

Ma è soprattutto in questo periodo che, mettendo insieme indizi di diverso tipo e combinando la dimensione geografica con quella temporale, il giovane esploratore intuisce un’idea fondamentale: le specie biologiche, le piante e gli animali, si modificano nel corso del tempo e sono legate tra di loro da parentele più o meno strette. Come per Darwin, anche per Wallace questa illuminazione è figlia dall’osservazione delle specie insulari, spesso simili tra loro, suggerendo un passato comune e una discendenza da un medesimo antenato. 

Stimolato dalle sue intuizioni, inizia uno scambio epistolare con i più grandi naturalisti del tempo, tra cui lo stesso Darwin, di 14 anni più vecchio, ben più famoso ed inserito nell’establishment scientifico inglese, che in segreto aveva già formulato (dal 1837) la teoria dell’evoluzione per selezione naturale, ma che era reticente alla sua divulgazione pubblica prima di aver collezionato un corpus di evidenze empiriche inequivocabili a supporto. Nel corso di tale corrispondenza, i due realizzano di aver raggiunto conclusioni simili in maniera del tutto indipendente e Wallace, spronato da Darwin a scrivere un compendio delle sue idee, gli invia il suo saggio sui meccanismi alla base dell’evoluzione. Il manoscritto, elaborato nel corso di un attacco di malaria sull’Isola di Ternate, nelle Molucche, e giunto in Inghilterra il 18 giugno 1858, espone esattamente il nucleo centrale della teoria, sia per concetti che per terminologia, che Darwin aveva elaborato negli ultimi 21 anni della sua vita. 

In un’appassionata lettera a Charles Lyell, geologo di fama internazionale nonché uno dei pochi che fino a quel momento aveva avuto la fortuna di conoscere le sue idee, Darwin scrive: 

I never saw a more striking coincidence; if Wallace had my MS. sketch written out in 1842, he could not have made a better short abstract! Even his terms now stand as heads of my chapters.

Non ho mai visto una coincidenza tanto lampante; se Wallace avesse avuto il mio studio nel 1842, non avrebbe potuto tracciarne un estratto più preciso! Addirittura i suoi termini ora titolano i miei capitoli.

Da questo momento in poi, c’è chi sostiene la tesi di un complotto di Darwin ai danni di Wallace, secondo cui il primo, potente ed ammanicato, avrebbe trafugato l’idea al secondo, povero e sperduto all’altro capo del mondo. I fatti parlano però di una realtà ben diversa, e in una serie di lettere scambiate con altri eminenti scienziati del tempo, emerge come Darwin, se da un lato sia preoccupato che gli venga sottratta la priorità sulla teoria su cui aveva lavorato per tutta la vita, dall’altro ritiene fosse giusto riconoscere i meriti del giovane collega. E così, gli allora vertici della società scientifica inglese optarono per una soluzione di compromesso, facendo pervenire alla Linnean Society of London un manoscritto congiunto con le idee di entrambi i naturalisti. È l’1 luglio 1858 e la teoria dell’evoluzione per selezione naturale prendeva finalmente forma, per poi trovare una completa e approfondita formulazione nel capolavoro darwiniano dell’anno seguente: L’origine delle specie

Negli anni successivi, la vita di Wallace non smette di sorprendere: da grande naturalista eclettico e contradditorio, abbraccia lo spiritismo fino ad ipotizzare l’intervento di cause superiori per spiegare l’origine della mente umana, idea totalmente rigettata da Darwin, che causò una profonda spaccatura tra i due. Dopo la morte del maestro, si ebbe un parziale riavvicinamento con la stesura dell’opera Darwinism, in cui Wallace traccia il bilancio della teoria dell’evoluzione a trent’anni dalla sua pubblicazione, riconoscendone, con grande umiltà, la paternità a Darwin. 

Negli ultimi anni di vita, Wallace continua la sua impressionante produzione scientifica, dedicandosi però alle scienze sociali e mantenendo un’evidente simpatia per i deboli e gli oppressi, fino alla morte, che lo colse in casa all’età di 90 anni: a differenza dei più grandi scienziati inglesi, non lo troverete sepolto nell’abbazia di Westminster. In sua memoria c’è solo un medaglione, all’ombra della tomba di Charles Darwin. 

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