Si è da poco concluso l’anno in cui le tematiche legate alla tecnologia e alla comunicazione sono entrate massivamente nel palinsesto e nel dizionario della politica Italiana. 12 mesi in cui abbiamo parlato senza sosta di digital divide e di banda larga, di agende e di identità digitali e di startup. Abbiamo visto quanto sono a disagio i nostri rappresentanti con le nuove (oramai non più) tecnologie e quanto spesso i loro interventi siano zoppicanti sulle questioni tecniche. Del resto anche la comunicazione dei nostri digital champions è dovunque fuorchè onlline.
Il programma del 2014 prevede sostanzialmente tre grandi temi: l’identità digitale, la fatturazione elettronica e l’anagrafe digitale. Non saranno quelli con il maggior appeal ma a detta di Caio sono centrali per la diffusione di una cultura informatica tra i cittadini e nella pubblica amministrazione. l problema è che sembrano tutti obbiettivi di difficile attuazione.
Il tema della fatturazione elettronica verso le PA, secondo lo stesso Ragosa, sembra già slittare di un anno
Sono già stati definiti standard di interoperabilità e meccanismi di definizione delle fatture. Entro il prossimo anno tutta l’interazione fra le imprese e la pubblica amministrazione centrale dovrà essere canalizzata attraverso le fatture elettroniche
Mentre si attende l’ennesimo decreto attuativo che trasformi in realtà la norma, prevista dal Decreto Crescita, che avrebbe obbligato tutti gli esercizi a fornire strumenti per il pagamento elettronico dal primo Gennaio 2014.
Per avere un identità digitale dovremmo superare degli intoppi legislativi che faranno slittare la questione al…2015. Infatti prevista solo per la fine dell’anno la consegna di un regolamento per la gestione dell’identità unica ad opera della stessa AdID che aspetta da 400 giorni anche il proprio statuto (previsto anche esso alla fine del 2012 dal Decreto Crescita)
Terza questione quella dell’anagrafe. Definita dall’ ANCI “scheletro logico della PA digitale” dovrebbe andare in porto entro il 2014 con una spesa di 15 mln per la realizzazione (Sogei) e circa tre mln annui previsti per la manutenzione del sistema. Dovrenbero collaborare anche Anci e Cicis per la migrazione dei dati.
Sugli interventi previsti grava il peso di quanto non realizzato negli scorsi mesi. Come già detto l’ AgID dopo un anno non ha ancora uno statuto, l’Italia è ancora negli ultimi posti di tutte le graduatorie dell’Agenda Digitale Europea e poco o nulla si è fatto circa i decreti attuativi necessari alla trasformazione dell’ormai vecchi Decreto Crescita da un piano ideale ad un piano operativo. Assenti ingiustificati sono attività legate al commercio elettronico, alle startup (sperando vengano allentate le maglie che ne definiscano l’innovatività) e per l’adeguamento delle reti agli standard europei. In riferimento all’ultimo punto è preoccupante che in un momento in cui tutti i progetti in cantiere sono definiti strutturali non ci si occupi ancora seriamente del problema della rete ADSL nel paese.
All’inizio del mese di Dicembre il Ministro per la Coesione ha presentato una bozza dell’ ”accordo di partenariato” con il quale vengono indicate le modalità di ridistribuzione dei fondi Europei. Con il programma Horizon 2020 la UE ha liberato più di 70 Mld nei prossimi sei anni per facilitare la crescita e lo sviluppo delle economie locali. Nella bozza del Ministro gli interventi previsti per AD sono marginali e in gran parte affidati ai fondi nazionali di sviluppo e coesione senza che sia previsto l’utilizzo delle risorse comunitarie per la banda larga e gli interventi legati al digital divide. Il problema in italia è che questo tipio di fondi spesso riuslta “volatile”, presente sulla carta dei disegni di legge ma quasi mai all’appello dei decreti attuativi. Ricordiamo ancora gli 800 mln destinati al digital divide e “scomparsi” durante l’ultimo governo Berlusconi
Ad aggravare la situazione qualche giorno più tardi è stata presentata anche l’informativa “interventi urgenti a sostegno della crescita” con lo scopo di destinare le risorse ancora disponibili del precedente round di finanziamenti europeo (2007-2013) che ha permesso i marginali interventi di ampliamento della rete italiana. Anche in questo caso nulla di nuovo sul tema banda larga. Nel 2014 verranno quindi portati a termine i lavori già previsti o in fase di definizione tramite gare. Si parla di poco più di 1 Mld di cui il 30% almeno proveniente dai contractor che realizzeranno i lavori regione per regione. 736 i Mld investiti per eliminare il digital divide e puntare sulla rete ultra veloce. Il primo target (unica notizia positiva) dovrebbe comunque essere raggiunto nel corso del prossimo anno con solo 300.000 Italiani sotto i 2 mbt mentre per il raggiungimento degli standard UE sulla banda oltre i 30 mbt siamo molto indietro. Per quanto rigurada la copertura a 100mbt il risultato, secondo i report della commissione eurpea al 2013, sono nulli (2% delle famiglie contro un obbiettivo del 50% nel 2020 in Europa). I soldi stanziati fino ad ora sono stati quelli previsti dal precedente piano ma ora che sembrano essersi interrotti gli incentivi in questa direzione cosa ne sarà del costante upgrade di cui la rete italiana ha bisogno? Come verranno raggiunti gli obbiettivi comunitari?
In definitiva ci attende un altro anno di stagnazione. Devono essere colmate le lacune dei mesi scorsi, è ancora necessario dotarsi degli strumeti normativi minimi per trasformare i piani dell’ Agenda in relatà e bisogna avere il coraggio di investire più risorse. Senza i decreti, senza un dorsale digitale per la PA e senza banda larga ogni altro progetto rischia di non essere mai realizzato. Pena la definitiva relegazione dell’ Italia fuori dai giochi della crescita economica europea dei prossimi anni.