Bio, Doc, Igp: tre lettere che battono la crisi

Consumi alimentari 2013

Nel 2013, la crisi economica è arrivata dove non era mai arrivata prima: i consumi alimentari degli italiani hanno toccato un nuovo fondo. L’abbiamo già visto ma vale la pena di ricordarlo: nell’ultimo anno la nostra spesa agroalimentare è diminuita del 3,7%, con i volumi di acquisto in calo dell’1,8%. Sono i dati peggiori dal 2007 e anche un duro colpo per un Paese come il nostro, fiero della propria tradizione culinaria e capitale spirituale della dieta mediterannea. Ma, si sa, le statistiche generali raccontano una storia piatta. E l’ultimo report ISMEA sulla produzione agroalimentare italiana ci permette di andare nel dettaglio di alcuni prodotti che, nonostante la crisi, non mollano. Sono quelli più legati alla qualità, al territorio e all’attenzione per l’ambiente. Sono i prodotti Doc (Denominazione di origine controllata), Igp (Indicazione geografica protetta) e biologici.

Calano tutti i consumi alimentati ma non Doc e Igp
Nel 2012 (i dati di settore per il 2013 non sono ancora disponibili, ma il trend è chiaro) la spesa per i prodotti Denominazione d’Origine (DO, d’ora in poi) ha occupato il 7,8% delle spese alimentari delle famiglie italiane. Un dato stabile rispetto all’anno precedente, ma comunque positivo in un contesto in cui la spesa alimentare è in costante declino. E con un aumento parallelo della produzione, si può dire che la qualità resiste alla crisi. Nello specifico, i settori del DO che hanno aumentato di più la produzione sono: carne fresca (+23%), ortofrutticoli e cereali (+7,2%) e formaggi (+5,5%). In totale, il mercato dei prodotti Doc e Igp, vale 12 miliardi di euro, 9 riguardanti il consumo nazionale e il restante invece dedicato al export verso l’estero. Cresce dunque la produzione e cresce la domanda. L’unica cosa che, ancora, non cresce sono i consumi. Segnale che i consumatori ancora aspettano soltanto le offerte per acquistare i prodotti DOC che desiderano. Le elaborazioni ISMEA raccontano che in un periodo di trasformazioni degli stili di consumo e di attenzione alle spese, gli italiani non vogliono rinunciare ai prodotti di qualità e a forte connotazione territoriale.

Il successo straordinario del biologico 
E se il segnale positivo dei prodotti a denominazione d’origine controllata è la “semplice” tenuta in un mercato in crisi, il risultato dei prodotti biologici è ancora più straordinario. Sempre secondo le elaborazioni Ismea su dati Gfk Eurisko, i consumi di biologico nei primi 10 mesi del 2013 sono cresciuti del 7,5%. Le categorie che sono cresciute di più sono: biscotti, dolciumi e snack bio (+28%) e uova (+17%). La crescita è presente, ma più contenuta, nel settore ortofrutticolo, della pasta, riso e sostituti del pane (+9%), dei lattiero caseari (+4%) e della carne fresca e trasformata (+5%). In Italia il solo mercato del biologico vale 3 miliardi di euro, il quarto più grande d’Europa e il sesto nel mondo. Dal 2000 è stata una continua e costante crescita, oltre il 30% da inizio decennio. All’interno, quattro categorie (ortofrutta, lattiero-caseari, uova, pasta, riso e sostituti del pane) si prendono più del 70% dei consumi delle famiglie dedicati ai prodotti biologici.
 

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