La prima volta che sentii parlare di Matteo Renzi fu quando, da giovanissimo presidente della Provincia di Firenze, rottamò un tabù della sinistra toscana dichiarandosi favorevole alla costruzione di una nuova pista per l’aeroporto d Firenze Peretola, che fa parte con Lugano e London City del trio delle piste mignon europee. Gli aerei su cui voliamo più spesso oggi, gli Airbus serie A320, come quelli di Alitalia o i Boeing 737, partono in Europa e in tutto il mondo da piste la cui lunghezza minima è all’ incirca di due chilometri e mezzo, sufficiente per farli decollare a pieno carico anche nelle calde giornate estive e farli atterrare in sicurezza anche quando piove e c’è vento laterale, beninteso entro i limiti di ciascun modello di aereo, probabilmente violati un anno fa a Fiumicino dal piccolo Atr Carpatair che volava per conto della nostra compagnia di bandiera e che uscì di pista, per fortuna senza perdita di vite umane.
La cosiddetta pista “parallela convergente” dell’aeroporto di Firenze
Una pista di lunghezza standard permette alle linee aeree di usare aerei standard, quelli che hanno i costi d’esercizio più bassi, equipaggi standard che useranno procedure standard. All’attuale pista di Firenze manca quasi un chilometro per essere standard ed è così corta da permettere il decollo solo di pochi modelli di aerei, meno diffusi e dal costo più alto. Questi aerei non possono nemmeno decollare a pieno carico, perché l’insufficiente lunghezza della pista non consentirebbe di raggiungere la velocità necessaria. Non si possono riempire i serbatoi e dunque non si possono raggiungere aeroporti molto distanti. Peggio ancora, basta un po’ di vento e pioggia per costringere all’atterraggio in un aeroporto diverso, con enormi disagi per i passeggeri e grattacapi e costi aggiuntivi per le compagnie aeree. Intendiamoci, sono casi che succedono dappertutto, ma a Firenze molto, molto più spesso e l’aeroporto di Peretola è ben lontano dal raggiungere la soglia minima di affidabilità fissata dalla Iata.
Il problema sarebbe risolto da decenni se la sinistra toscana non avesse deciso che la soluzione è volare all’aeroporto di Pisa che da sempre è sotto il suo controllo e non avesse lavato il cervello ai suoi elettori affermando che, costruendo una nuova pista più lunga a Peretola, si metterebbe in pericolo l’ ambiente in quella che in realtà è la zona più industrializzata della Regione, fra Firenze e Prato. Si è fomentato un movimento medievalista e irrazionale contrario alla nuova pista, del tutto simile a quello dei No Tav in Val di Susa, anche se per fortuna non violento. La maggior parte di chi vola dall’aeroporto di Pisa preferirebbe volare da Firenze, quindi per mantenere le proprie posizioni di potere a Pisa la sinistra ha sempre ostacolato l’aeroporto di Firenze.
Le ipotesi sulla pista a confronto: il video
Renzi davvero fu il rottamatore di questa situazione quando spezzò una lancia a favore dell’ammodernamento dello scalo fiorentino, ma ora tace e Marco Carrai, che è la sua eminenza grigia ed è a capo dell’aeroporto di Firenze, è passato a posizioni di compromesso che ricordano la Dc che fu, quella delle “convergenze parallele” di Aldo Moro. Altro che rottamare, qui siamo già al potere che logora chi non ce l’ha e che non va mai messo a rischio con scelte impopolari.
Pare che si costruirà una nuova pista, con tracciato quasi parallelo all’Autostrada del Sole al posto di quella perpendicolare attuale, che verrebbe demolita e trasformata in parco. Gli aerei in atterraggio non avranno più l’ostacolo pericoloso del Monte Morello in caso di “riattaccata”. Bene, molto bene. Il Piano Nazionale Aeroporti considererà “strategici” gli aeroporti toscani, quindi arriveranno sostanziosi contributi statali, se si uniranno nella medesima società. Al contrario di quel che pensano gli accademici naif come il professor Ugo Arrigo, è dannosa la concorrenza fra aeroporti vicini, che sono di proprietà statale e dati in concessione a società spesso dominate dagli enti locali, ma che anche quando sono private ricevono anche per vie traverse denaro pubblico in quantità. Abbiamo testimonianze incontrovertibili che non si riesce a reprimere una competizione a chi dà il sussidio più alto nel tentativo di strappare una linea aerea all’aeroporto concorrente. Certo i prezzi dei biglietti un po’ scendono, ma si creano enormi buchi di bilancio e una domanda falsata che permette di creare posti di lavoro finti, destinati a svanire allo svanire delle sovvenzioni.
Giusta è dunque la quasi imposizione ministeriale di fondere le concessionarie di Pisa e Firenze, in modo che ripartiscano razionalmente il traffico. Non è pensabile che Firenze possa essere ingrandito abbastanza da accogliere tutto il traffico, ne servirà la parte più esigente e disposta a spendere, il resto andrà a Pisa. Lo scoperchiamento del vaso di Pandora, fatto a suo tempo per aizzare l’opinione pubblica contro una nuova pista a Firenze, è però irrimediabile e ora, per placare gli animi, si propone un compromesso tecnicamente irragionevole per cui la nuova pista sarebbe lunga solo duemila metri, sufficiente sì a far arrivare a Firenze tutti gli aerei “narrowbody”, vale a dire a corridoio singolo, ma insufficiente a farli decollare a pieno carico. Questo vuol dire restringere inutilmente il numero di Paesi, aeroporti e passeggeri che potrebbero arrivare a Firenze con un volo diretto e soprattutto impedirebbe l’arrivo a Firenze dei vettori del Golfo che gestiranno la massima parte del traffico dall’Asia, quello che è indispensabile alla crescita del turismo e degli affari.
Devo lodare Enac per aver ordinato che la nuova pista sia lunga 2.400 metri, ma il presidente della Regione Rossi insiste con grande miopia per soli 2.000. Queste sono le tipiche decisioni politiche che sembrano intelligenti perché risolvono i problemi politici, ma che portano a investimenti sbagliati, spreco di denaro e castrazione della crescita.
Dal Renzi silente, preteso rottamatore, mi aspetto un messaggio forte e chiaro, quello che si deve fare la cosa giusta, pensare alla crescita e al futuro. Il suo fido Carrai invece ha dichiarato pilatescamente che Aeroporto di Firenze prende in considerazione sia l’ipotesi 2.400 metri, che quella di 2.000 metri, perché una sarebbe imposta da Enac e l’altra dalla Regione Toscana. Non è questo che mi aspetto da Matteo Renzi sindaco e l’aeroporto fiorentino è la prima cartina al tornasole per capire se ha davvero voglia di cambiare o se è solo la reincarnazione moderna dei compromessi democristiani, uniti alla doppiezza togliattiana del tempo che fu, condita in salsa blairiana e graziose fanciulle in tacco 12.