Curiosando nella biblioteca degli studi prodotti dal think-tank europeo Bruegel si trovano considerazioni interessanti sull’evoluzione dell’industria manifatturiera in Europa, con ampi confronti, come al solito, tra la posizione della Germania e quella dei paesi del Sud Europa. Nella descrizione dl blueprint n.21, “Manufacturing Europe’s future”, si trovano sintesi e grafici che meritano di essere riportati:
Il valore delle Global Value Chains nel manifatturiero
La partecipazione a catene globali del valore (value chain) in Europa è fortemente orientato verso la Ue, con una posizione centrale per la Ue a 15 e in particolare per la Germania nel settore manifatturiero dell’Ue. Questa internazionalizzazione della produzione ha portato a una maggiore integrazione dell’industria manifatturiera europea, con Stati membri specializzati in settori in base al loro vantaggio comparato. Ciò ha quindi contribuito ad aumentare la produttività e la crescita. Di conseguenza, il contenuto estero delle esportazioni dei Paesi è aumentato. La Germania, in particolare, ha potuto beneficiare delle maggiori possibilità di esternalizzare parti di produzione verso l’Europa centrale e orientale e verso i mercati emergenti, ed è infatti uno dei Paesi con il calo minore dei livelli di produzione negli ultimi 15 anni.*
L’accesso alla finanza delle Pmi è un problema al Sud Europa
Il manifatturiero ad alta intensità di capitale deve affrontare sia le sfide urgenti sia le sfide a medio termine. Nel breve termine, uno dei problemi più pressanti è la frammentazione dei mercati finanziari in Europa, che mette a repentaglio l’accesso ai finanziamenti. Questo riguarda in particolare le piccole e medie imprese, perché sono le più dipendenti dal credito bancario. In alcuni Paesi dell’Europa meridionale, anche il finanziamento del capitale circolante è in pericolo. Dovrebbe quindi essere una priorità per i politici risolvere problemi bancari in Europa e creano mercati di capitale meglio funzionanti, compreso il venture capital.*
Anche in questo studio viene evidenziata la penalizzazione che i Paesi del sud Europa si sono auto-inflitti mantenendo una struttura produttiva super-frammentata in tante piccole imprese. Nel grafico 10 l’enorme differenza tra la struttura produttiva francese tedesca fatta di grandi imprese a confronto con quella di Grecia, Spagna, Portogallo e Italia.
Il futuro del manifatturiero in Europa
Un potenziale causa di frammentazione è la salute del sistema bancario nelle economie in difficoltà. Le sofferenze (non-performing loan) non hanno ancora raggiunto il picco in Europa meridionale (Figura 12) e le banche deboli spesso non concedono i prestiti. I crediti in sofferenza sono anche una risposta agli alti livelli di debito societario. La Figura 13 mostra l’evoluzione del debito delle società non finanziarie nelle economie dell’Europa meridionale. La rapida crescita del credito in essere fermato intorno alla fine del 2008, dopo che i livelli di debito (assoluti) sono rimasti piatti in Italia, Portogallo e Spagna, e sono leggermente diminuita in Grecia. Mentre il Pil nominale è stato inferiore in tutti e quattro i Paesi nel 2012 rispetto al 2008, i livelli di debito relativi sono effettivamente aumentato dopo la crisi*.
Il futuro del manifatturiero in Europa
Il blueprint di Bruegel conferma lo stretto collegamento negativo tra la scarsa performance del settore manifatturiero, le piccole dimensioni delle imprese italiane e sudeuropee, la stretta del credito e il costo del credito causato dall’esplosione del rischio e delle sofferenze su imprese molto indebitate e sempre più illiquide.
Questa è solo una delle varie constatazioni su quanto stiamo pagando vecchi errori e quanto rincorrere la Germania nel nuovo ordine produttivo ed economico sia davvero difficile.
*in inglese nell’articolo originale