Dal caffè ai libri, si diffonde la mania del “sospeso”

Dal caffè ai libri, si diffonde la mania del “sospeso”

Ci sono cose di cui semplicemente non si può fare a meno. Così importanti da farti dire che no, tu non potresti rinunciarci, e come te anche gli altri. L’usanza di comprare o consumare qualcosa e lasciarne un’altra pagata per chi non può permettersela è antica: affonda le radici in quella napoletana del “caffè sospeso”. Avviata a metà Ottocento, la tradizione ha perso terreno di fronte all’avanzata del benessere, tornando poi in grande stile con l’affacciarsi della crisi. Pratica che dal 2011 è coordinata dalla Rete del caffè sospeso: un reticolo di oltre ottanta bar e locali e venti associazioni, da Trieste a Lampedusa, che hanno fatto propria la pratica partenopea. Senza dimenticare i casi di Spagna, Svezia e Brasile. Da caffè ad altri generi di prima necessità, il passo è stato breve: ed ecco che negli ultimi mesi sono nate iniziative per fare di un piccolo gesto un aiuto concreto a quanti si trovano in difficoltà. A dicembre 2013 Coldiretti Lombardia e Banco alimentare hanno lanciato il progetto “spesa sospesa”, ovvero la possibilità di aggiungere tre euro a quanto si è già comprato, con i quali si finanzia una borsa con pasta, uova e sala di pomodoro da destinare a chi ne ha più bisogno. In quattro mesi l’iniziativa, attiva presso la bottega agricola di corso San Gottardo 41 a Milano fino a dicembre 2014, ha potuto consegnare 150 piccole spese, equivalenti a 250 chili di prodotti. «È un progetto pilota», spiegano da Coldiretti, «ma non è detto che non possa essere esteso anche ad altri punti vendita a Milano e in Lombardia».

A fine marzo ha invece iniziato a prendere piede il “pane in attesa”. Da Messina in meno di un mese è arrivata a Trento, proposta dall’Associazione culturale amici della città e avviata in primis dal Bar Adria in Largo Nazario Sauro, facendo tappa a Lecce e Napoli. Il sistema è semplice: chi compra il pane può lasciare un’offerta in un contenitore in bella in vista nel negozio. Appena i soldi sono sufficienti per comprare cinque panini, viene preparata la confezione e consegnata a volontari che le distribuiscono o direttamente a chi ne ha bisogno. Tutto è partito dal panificio La Spiga D’oro di Messina: «L’associazione Invisibili Onlus ci ha proposto di far partire l’iniziativa e siamo stati subito d’accordo. I nostri clienti sono entusiasti e da quando si è sparsa la voce arrivano anche persone attirate proprio dalla possibilità di donare», spiega la titolare Simona Bronchi. E presto l’iniziativa si è estesa ad alti quattro panifici della città: Voglia di Pane, Panificio Macrì, Al Granaio e Scolaro.

Ma è con “il libro sospeso” che si raggiunge il miracolo. Perché in un Paese dove solo 24 milioni di cittadini leggono (il 43 per certo) e il 46,6 per cento ha completato al massimo tre libri in 12 mesi, un successo che supera quello di pane e spesa non può essere chiamato che così. Nasce a fine marzo in due librerie a centinaia di chilometri di distanza: La Ex Libris di Michele Gentile a Polla, nel Cilento, e Il Mio Libro, alias “La scatola lilla” di Cristina di Canio a Milano, in zona piazza Lodi. Il meccanismo è lo stesso: si comprano due libri e se ne lascia uno per lo sconosciuto lettore che arriverà dopo. Ma se a Polla l’iniziativa, pensata per incentivare la lettura nei ragazzi dai 10 ai 18 anni, è stata pensata dal proprietario, nella libreria di Milano arriva grazie a un cliente, neppure di quelli abituali. Alberto arriva in libreria il 25 marzo, per seguire la presentazione di Dentro la banca una capra organizzata da Cristina. Dopo un giro fra gli scaffali si avvicina alla cassa con due volumi. Oltre a quello appena presentato ha in mano David Golder di Irene Nemirivsky. Lo ha preso nella sezione dei libri consigliati dal comitato segreto, un gruppo di 100 lettori forti che insieme a Cristina ha selezionato mille volumi da tenere in uno scaffale separato dagli altri, per offrire ai lettori un punto fermo, lontano dalle classifiche e dalle mode del momento.

«Dopo aver pagato entrambi i libri, Alberto mi ha lasciato David Golder alla cassa, dicendomi di regalarlo a chi volevo l’indomani», racconta Cristina, 30 anni, che tre anni fa ha lasciato un posto sicuro in ufficio per mettere in piedi la sua libreria. «“Non sai cosa hai scatenato. L’idea mi piace tantissimo”, gli ho detto. “Ora è tua, diffondila”, mi ha risposto». Il giorno dopo anche la persona che ha ricevuto il volume, la prima entrata in libreria e cliente abituale, ha voluto sceglierne un altro da lasciare “sospeso”: Cassandra di Christa Wolf. Da qui nascono l’hasthag #librosospeso e l’idea di scriverlo su ogni libro donato prima di fotografarlo e metterlo in rete, sull’account Twitter e la pagina Facebook della libreria. «Solo nella prima settimana sono passati di mano oltre 50 libri, l’hashtag ha avuto 3 milioni di impression su Twitter», continua Cristina, «e non si perde il ritmo». Anzi. In meno di un mese lettori di tutta Italia hanno chiesto alle librerie delle loro città di fare altrettanto, e l’iniziativa si è diffusa in oltre dieci città italiane: si va dalla Libreria Tasso di Sorrento alla Io Book di Sinigallia, dal Treno di Bogotà di Treviso alla Modusvivendi di Palermo. E poi Reggio Emilia, Cagliari, Modena, Pompei, Bari. Un’epidemia. Di quelle che fanno bene. E fanno credere che no, non siamo ancora pronti a fare a meno dei libri. 

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