La mia avversione agli annunci roboanti sul credito, in particolare quando si tratta di plafond, non è nuova. I lettori più fedeli di “Imprese+Finanza” dovrebbero ricordarsi alcuni articoli. Constatazione: il vizietto degli annunci non tramonta mai, neppure quando la crisi del credito (possiamo chiamarla così?) dovrebbe suggerire prudenza e meno illusionismo. Per ragioni che non comprendo, che affondano nella vecchia missione di banca per il Paese, Intesa Sanpaolo conduce questa classifica di lancio del plafond e ne ha dato una nuova prova qualche giorno fa rilanciando, con il compiacimento del trio Squinzi-Boccia-Baban il suo maxi-plafond di 10 miliardi di euro, destinato alla Piccola Industria di Confindustria. Deve essere la quarta o quinta volta, al punto che nell’articolo del Corriere si è arrivati a fare una somma di 45 miliardi, prendendo fischi per fiaschi insieme allo stesso presidente Squinzi.
Sono sempre quelli i 10 miliardi, caro Corriere, si rigirano ogni anno e forse a fatica saranno stati erogati tutti e 10 in 4-5 anni. Sì, perché si annuncia il plafond, poi non si dice mai l’anno dopo quanto ne è stato erogato. Persino il Fondo Centrale di Garanzia riesce a fare questo facile bilancino. Della quantità di plafond erogata dalla banca abbiamo solo una flebile traccia nel bilancio 2010 di Intesa, sezione Banca dei Territori: 2 miliardi erogati su 5 disponibili…pochino, eppure era il 2010 quando la stretta creditizia non era così forte. Poi più nulla.
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Si sono succeduti rilanci, da 5 a 10 miliardi e poi rinnovi annuali, ma se poi andiamo a vedere quale possa essere stato l’impatto del maxi-plafond troviamo nei bilanci della stessa Banca dei Territori, che gestisce tutte le Pmi, risultati in negativo sui crediti alla clientela.
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Negli ultimi quattro anni i crediti a famiglie e Pmi si sono ridotti di oltre 16 miliardi, altro che 35 miliardi di plafond. Per obiettività scriviamo che il dato di flusso annuo è il netto tra nuove erogazioni e rimborsi, ma, insomma, viene difficile pensare che, se nel 2010 sono stati erogati solo 2 miliardi, nel 2012 e 2013, in pieno credit crunch, si sia potuto fare meglio. Comunque il saldo negativo conta quanto e più di un plafond.
Oltretutto la destinazione primaria del plafond – per nuovi investimenti – si scontra con la realtà di un’effettiva domanda di credito, calata proprio su quel comparto (vedi il grafico della Banca d’Italia).
fonte: Banca d’Italia 2014. Per guardare il grafico ingrandito cliccare qui
Intesa viene messa dietro la lavagna per il vizio-plafond, ma tutte le maggiori banche e i loro uffici marketing usano questo strumento promozionale, che certo non fa danni, serve a fare notizia sui giornali locali, ma non onora la ricerca della trasparenza e della vicinanza alle necessità delle imprese.
Nel credito contano solo i fatti
In un Paese che critica i politici per i troppi annunci, anche le banche non si tirano indietro nella politica degli annunci.
Anche nel credito, invece, contano soprattutto i fatti e a onore del vero va detto che proprio Intesa, seppure a macchia di leopardo, mostra una propensione maggiore alla concessione di credito a medio termine, rispetto ad altri istituti, e una maggiore disponibilità a sostenere il credito da ristrutturare di molte imprese, non necessariamente della dimensione di Alitalia o di Sorgenia.
Questi sono i fatti che Intesa dovrebbe imparare a comunicare nelle piazze italiane, i buoni esempi di cui può andare orgogliosa, magari usando storie vere e imprenditori veri come testimoni e lasciando da parte i tagli di nastro e i protocolli confindustriali che gonfiano petto e polmoni di pochi e creano ironici commenti in molti altri.
fonte: bilancio consolidato Intesa Sanpaolo 2011. Per guardare il grafico ingrandito cliccare qui
PS: Qual è il significato vero di un “plafond per le Pmi” da parte di una grande banca nazionale? È forse un’offerta speciale limitata nel tempo, a prezzi scontati? O perché c’è poca liquidità disponibile? Non credo. La banca ha i soldi da prestare, non farà alcuno sconto, quindi sta lavorando “normalmente” con la dovuta diligenza. Deve solo ricordare che se oggi una “buona” piccola impresa ha un “buon” motivo per chiedere credito sarà ben accetta nella filiale, dove il direttore, anche se non sa nulla del plafond, sarà in grado di predisporre una buona istruttoria. Non è più facile raccontarla così?