Dieci dischi italiani che hanno vent’anni

Dieci dischi italiani che hanno vent'anni

Che il 1994 sia stato un anno molto interessante per la musica pop e rock a livello mondiale, lo sappiamo più o meno tutti: dai Nirvana ai Blur, dai Pearl Jam a Beck, dai Weezer ai Green Day, sono state moltissime le stelle che sono nate in quel periodo e che, ognuna a suo modo, ancora brillano della luce di quel periodo.

Quel che meno ci ricordiamo, forse, è che anche dalle nostre parti il 1994 fu un anno a suo modo di svolta, e non solo perché quell’anno fu l’ultimo ad avere in palinsesto programmi come Superclassifica Show dell’immortale Maurizio Seymandi e del suo compare stroboscopico Dj Super X. Il 1994 è l’anno in cui, anche grazie a Tangentopoli e alla «discesa in campo» di chi sapete voi, la musica italiana torna a dare segni di vita in termini di creatività e impegno, nonché l’anno in cui, anche nella nostra periferica penisola, emergono alcuni generi musicali che già stavano spopolando altrove.

Ad esempio, nel 1994 nasce la Mescal, storica etichetta indipendente italiana che farà da chioccia a gente come Ligabue, Afterhours, Subsonica, nonché l’anno in cui raggiunge il suo acme una piccola realtà come Videomusic, primo canale all-music in Italia, che l’anno successivo sarà acquisita da Vittorio Cecchi Gori e che tre anni dopo verrà affiancata, e fagocitata, da Mtv Italia. 

Non c’è tuttavia modo migliore per ricordare quegli anni se non quello di mettere in fila dieci album che simboleggiano quel che a suo modo si ascoltava allora. Intendiamoci: molti di loro non comparvero mai nell’hit parade dei dischi più venduti — dove invece spopolavano nuove leve come Laura Pausini e scie di meteore anni ’80 come Umberto Tozzi — tuttavia, se a quei tempi avevate già superato i dodici anni, molte di loro vi suoneranno parecchio familiari.

Bene, preparate i fazzoletti. Si comincia.

Ligabue, A che ora è la fine del mondo?
Partiamo con il rocker di Correggio, colui che da anni si gioca con Vasco Rossi il primo posto nell’immaginario collettivo (cit. Offlaga Disco Pax) . Nel 1994 Ligabue sta attraversando un momento di crisi. Il terzo album Sopravvissuti e Sopravviventi, uscito l’anno prima, non ripete il successo dei primi due dischi. Dalla crisi, il Liga ne esce fondando insieme a Valerio Soave, un’etichetta discografica, la Mescal, che produrrà gran parte del rock indipendente nostrano degli anni a venire. E pubblicando un disco intitolato A che ora è la fine del mondo?, un album di cover e b-side che è un po’ lo spartiacque della sua carriera, che decollerà l’anno seguente con Buon Compleanno Elvis. La title-track di quel disco è una cover della canzone It’s the end of the world (as we know it) dei R.E.M. e gira parecchio.

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Negrita, Negrita
Ligabue nel suo album del 1994 rinuncia a collaborare con i Clan Destino, sua storica band e si avvale di altri musicisti. Nel brano L’han detto anche gli Stones, contribuisce agli arrangiamenti una band di giovani aretini che ha da poco pubblicato il suo primo disco. Si chiamano Negrita (citazione di un pezzo della band di Mick Jagger, peraltro) e durante l’anno cominciano a girare in radio con il singolo Cambio

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Ritmo Tribale, Mantra
Nel 1994 la parola crossover non è ancora entrata nel vocabolario musicale italiano anche se Faith No More, Living Colour, Red Hot Chili Peppers sono già piuttosto noti anche dalle nostre parti. La prima band che tenta di dare una svecchiata all’hard rock nostrano, in cui allora imperversavano i Timoria di Viaggio Senza Vento (1993) e i Litfiba in fase molto calante di Spirito, sono i Ritmo Tribale, band milanese che nel 1994 pubblica Mantra, un disco che ottiene un discreto successo di pubblico e critica. Sogna è il primo singolo di quell’album ed è invecchiato bene.

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C.S.I., Ko de Mondo
La seconda repubblica inizia nel 1994, ma – Hobsbawm insegna – il secolo breve finisce col crollo del Muro di Berlino e con il cambio di nome dei CCCP, che nel 1991 diventano Consorzio Suonatori Indipendenti, aka C.S.I. E che, tre anni dopo, danno alle stampe un album bellissimo e sorprendente, registrato a Finisterre, in Bretagna. Quell’album si chiama Ko De Mondo e sarà seguito, dopo qualche mese, dal live unplugged In Quiete (andavano molto di moda gli unplugged, negli anni ’90), registrato il 3 giugno durante il programma di Videomusic Acustica.

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Marlene Kuntz, Catartica
Durante la registrazione di In Quiete, i C.S.I. eseguono un brano di un gruppo di cui il bassista Gianni Maroccolo ha da poco prodotto il disco. Loro si chiamano Marlene Kuntz e quel disco, Catartica, è il primo esempio nostrano di quel rock tra lo shoegaze e il noise che attinge a piene mani dai Sonic Youth, cui il cantante Cristiano Godano aggiunge il carico di testi molto ricercati che nel giro di qualche anno riempiranno le pagine delle Smemo più alternative. Soprattutto, quello di Nuotando nell’aria.

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Mau Mau, Bass Paradis
I primi anni ’90 sono anche gli anni della proliferazione dei generi musicali: dal trip-hop degli Almamegretta, al ragamuffin da centro sociale dei 99 Posse, sino alla world music dei Mau Mau, band piemontese che prende il nome da un gruppo di guerriglieri del Kenya, ma, soprattutto, dall’epiteto con cui fino a qualche anno prima venivano definiti tutti gli stranieri o i meridionali che arrivavano a Torino. Bass Paradis viene registrato ai Real World Studios di Peter Gabriel e dovrebbe essere l’album della consacrazione del gruppo. Non lo sarà, non del tutto perlomeno, ma è comunque molto bello.

Modena City Ramblers, Riportando tutto a casa
Un altro indimenticato album pubblicato nel 1994 è il debutto di un collettivo di musicisti modenesi innamorati dell’Irlanda e di Berlinguer. Riportando tutto a casa è un vero e proprio disco manifesto dell’immaginario collettivo da Festa dell’Unità e da concertone del primo maggio. Soprattutto, è un album molto ispirato e bello che si apre con un atto d’amore per l’isola verde intitolata Un giorno di pioggia.

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Vinicio Capossela, Camera a sud
In quegli anni, c’è un altro cantautore che bazzica la Via Emilia in cerca di gloria. Si chiama Vinicio in onore di un fisarmonicista ed è nato ad Hannover da genitori irpini. Nel 1994 esce il suo terzo album, Camera a sud, che contiene quella che forse sarà la canzone per cui verrà tramandato ai posteri (anche perché è il brano che fa da colonna sonora alla mitica partita a calcio in spiaggia del film di Aldo, Giovanni e Giacomo Tre Uomini e una Gamba). La canzone, ormai l’avrete capito, è Che coss’é l’amor.

Jovanotti, Lorenzo 1994
A suo modo, il 1994 è anche l’anno in cui deflagra anche in Italia la bomba dell’hip-hop, genere già mainstream nel mondo anglosassone da almeno una decina d’anni. A beneficiarne è soprattutto Jovanotti, che, sempre a suo modo, aveva portato in Italia il rap a metà degli anni ’80 e che nel 1994 torna con la barba in faccia e l’album Lorenzo 1994, quello con la bandiera di Cuba sul retro di copertina. Il disco ha testi (più o meno) impegnati con cui il nostro arriva al secondo posto in classifica e negli articoli di fondo del Corriere della Sera, in cui dotti editorialisti si interrogano sul primo panheon della sinistra post-comunista, quello che va da Che Guevara a Madre Teresa, passando per Muccioli.

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Articolo 31, Messa di vespiri
Chiudiamo con un disco, ma soprattutto con un pezzo che forse farà storcere il naso a molti, ma a cui l’adolescenza di molti di noi è legati a doppio nodo. Quando si hanno quattordici anni, del resto,  come è possibile non rimanere affascinati dal primo vero brano mainstream smaccatamente antiproibizionista della canzone italiana? Ohi, Maria è un atto d’amore a «Maria che fa Giovanna di secondo nome». Una di quelle canzoni dico/non dico che si potevano cantare davanti a insegnanti e genitori con la certezza — poi minata dall’ascolto maturo, qualche anno dopo — che non avrebbero mai sospettato il perchè di quei biglietti dell’autobus fatti a brandelli nel portafoglio e che la causa di quegli occhi rosse non fosse esattamente «una bruschetta nell’occhio». 

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