Mentre il governo si prepara a mettere in cantiere il tentativo di riforma della giustizia, si insedia e inizia i lavori la la “Commissione Gratteri”, incaricata da Matteo Renzi per riscrivere norme, procedure e regolamenti per i l’organizzazione e la creazione di nuovi strumenti per il contrasto alla criminalità organizzata. Il presidente della commissione Nicola Gratteri, procuratore aggiunto (Procuratore aggiunto di Reggio Calabria e docente nelle scuole di alta formazione interforze) ha già distribuito i primi incarichi e redatto un primo cronoprogramma che per la fine di agosto prevede un primo dossier con un elenco delle norme in materia da rivisitare in base ai dati raccolti dalla commissione stessa.
I componenti della commissione sono dodici tra docenti universitari, magistrati, giuristi ed avvocati con particolari esperienze e lavoreranno presso le “strutture generali della Presidenza del Consiglio dei ministri” a titolo gratuito. Oltre a Nicola Gratteri, in passato nella rosa dei nomi tra i papabili al ministero della giustizia, poi finito ad Andrea Orlando, della commissione fanno parte l’avvocato Antonio Mazzone (docente di Diritto penale nelle scuole di alta formazione interforze); la professoressa Angela Marcianò (dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria) ed il sostituto procuratore generale della Cassazione Pietro Gaeta (già magistrato a Reggio Calabria e Assistente di studio presso la Corte costituzionale prima di passare alla Cassazione).
Gli altri componenti della Commisisone sono Sebastiano Ardita, magistrato, procuratore aggiunto – Procura della Repubblica di Messina; Renato Bricchetti, magistrato – presidente del Tribunale di Lecce; Piercamillo Davigo, magistrato, consigliere della Corte di Cassazione; Ambra Giovene, avvocato penalista del Foro di Roma; Alberto Macchia, magistrato, consigliere della Corte di Cassazione; Maria Luisa Miranda, magistrato, giudice presso il Tribunale di Napoli; Luigia Spinelli, magistrato, sostituto della Procura della Repubblica di Latina; Francesco Viganò, professore ordinario di Diritto penale all’Università di Milano e Gianluca Varraso, docente dell’Università Cattolica di Milano.
I punti su cui lavoreranno i dodici della commissione riguardano:
– L’analisi sulle misure da adottare non solo sul fronte della repressione personale ma anche del rafforzamento delle misure volte al contrasto patrimoniale, mirando da un lato a una maggiore efficienza e congrua durata del procedimento e, dall’altro lato, alla introduzione di nuove figure di reato per fronteggiare l’utilizzo di strumenti finanziari e tecnologici innovativi da parte della criminalità anche in ambito internazionale.
– Rendere, si legge nel decreto «i beni confiscati alla criminalità mafiosa e, soprattutto le aziende, “presidi di legalità”, forieri di rinnovate relazioni economiche e occasione di rilancio economico e occupazionale». In sostanza serve «una moderna politica antimafia che, in una logica lungimirante di prevenzione, incida anche sui fattori che innescano il circolo vizioso della criminalità, in particolare sul degrado urbano, sulla scarsa o assente scolarizzazione, sulla mancanza di lavoro e sull’ambiente familiare disgregante, favorendo l’azione convinta, sinergica e vigorosa di tutte le amministrazioni coinvolte nel miglioramento della qualità della vita delle comunità amministrate».
Un richiamo a una “moderna politica antimafia” che si rifà in realtà a quel testo che proprio un’altra commissione, però a suo tempo designata dall’allora presidente del consiglio Enrico Letta e di cui Nicola Gratteri faceva già parte, mise nero su bianco in un documento del 23 gennaio 2014. Insomma, il lavoro di quella commissione prosegue con questa, ora con l’impegno di “far confluire in un testo legislativo le proposte sinora formulate con l’obiettivo di trasformare i beni sottratti alla mafia in opportunità di sviluppo per le zone maggiormente incise e individuare strumenti idonei a contrastare in modo efficace l’infiltrazione criminale nell’economia legale”.
Dunque il prodotto della commissione finirà anche per dare suggerimenti al ministero della giustizia nell’elaborazione del testo per la riforma, che oggi trova le sue linee guida in dodici punti illustrati dal ministro Orlando nel corso del Consiglio dei ministri dello scorso 22 giugno. In tempi di larghe intese le proposte di una commissione come quelle che potrebbero uscire dalla commissione Gratteri potrebbero far scricchiolare qualche asse importante all’interno di governo e opposizione. Senza dimenticare che il documento della vecchia commissione, presieduta da Roberto Garofoli, e, come si diceva, partecipata dallo stesso Gratteri, aveva tracciato linee guida importanti proprio sugli stessi temi del nuovo incarico.
Per una moderna politica antimafia from Palazzo Chigi – Governo Italiano