Le banche europee e la paura delle imprese

Le banche europee e la paura delle imprese

Sono sempre più convinto che il tema che caratterizzerà la seconda parte del 2014 e probabilmente anche il 2015 sia il grado di fortissima cautela che il sistema bancario adotterà nei confronti delle imprese clienti, per lo meno quando si tratta di concedere credito con l’aspettativa di recuperarlo integralmente. Neppure le potenti iniezioni di liquidità che la Bce si appresta a immettere possono modificare un atteggiamento particolarmente guardingo nei confronti di un vasto segmento di grandi imprese e di Pmi che nella crisi si sono dimostrate fragili e pericolosamente sbilanciate finanziariamente. I molti miliardi delle operazioni Tltro saranno inizialmente parcheggiati, poi riversati solo su limitati segmenti di imprese che offrono maggiore grado di sicurezza. Alla razionalità del banchiere, che deve proteggere e intermediare risparmi e depositi, si aggiunge una discreta dose di panico e diffidenza con il moltiplicatore rappresentato dalla necessità di conservare capitale e smettere di bruciarlo con pesanti accantonamenti sulle nuove sofferenze e sui vecchi incagli in costante deterioramento. Una crescita che in Italia sta rallentando ma è ancora paurosamente a doppia cifra.

Che vi sia un certo grado di razionalità in questo comportamento (che purtroppo non fa che aggravare la situazione delle Pmi) è certo, un effetto della scarsa crescita europea e della compressione dei margini delle imprese. Una conferma arriva ad esempio dal confronto con la situazione in Usa, grazie a una ricerca pubblicata da Natixis sugli effetti della politica monetaria espansiva (“How does an expansionary monetary policy influence the economy’s cost of financing?”) che dimostra quanto siano stati divergenti i comportamenti del sistema bancario Usa e di quello dell’eurozona negli ultimi due anni in materia di spread e premio sul rischio di credito:

Nel confronto fatto da Natixis si vede che:

– negli Stati Uniti il premio sul rischio caricato sui finanziamenti a tasso fisso alle imprese è calato di 130 bp (punti base, ndr) dall’inizio del 2008 e di 280 bp dall’inizio del 2009. Il premio sul rischio per i prestiti ai privati non si è modificato dall’inizio del 2008 ed è sceso di 130 bp dall’inizio del 2009;

– nell’Eurozona invece il premio al rischio sulle imprese è cresciuto di 100 bp dall’inizio del 2008 e di 20 bp dall’inizio del 2009; il premio sul rischio dei mutui a tasso fisso ai privati è salito di 50 bp dall’inizio del 2008.

La conclusione del breve rapporto di Natixis è che, relativamente al credito bancario, la discesa dei tassi in Usa è stata causata principalmente da una riduzione nel premio richiesto sul rischio, mentre in Europa l’aumento del premio sul rischio ha più che compensato la diminuzione dei tassi base (swap). Un profilo che non vedo destinato a cambiare in assenza di una ripresa solida e stabile nell’intera eurozona e soprattutto in Italia.

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