L’Ocse ha presentato ieri le nuove stime di crescita per gli anni a venire. Il fatto più interessante non sta nella quantificazione della crescita prevista, le cui stime, negli ultimi anni, sono state sempre riviste al ribasso, di trimestre in trimestre. Nel modello Ocse, questa volta, è stata incorporata una nuova metodologia di stima del tasso di disoccupazione di equilibrio, noto come Nairu, acronimo di Non Accelerating Inflation Rate of Unemployment.
Il Nairu misura il livello del tasso di disoccupazione che corrisponde a una dinamica inflattiva stabile. Se il tasso reale di disoccupazione osservato è al di sopra del tasso naturale – un mercato del lavoro con molti disoccupati che si contendono pochi posti vacanti – la dinamica dell’inflazione tende a diminuire. Se il tasso osservato è sotto tale valore di equilibrio, con pochi disoccupati a contendersi un numero crescente di posti di lavoro vacanti, l’inflazione tende a salire, vista la scarsità relativa del fattore lavoro.
Questa relazione empirica, nota come curva di Philips, era stimata secondo un metodo di aspettative adattive, centrate cioé sull’esperienza degli agenti economici. Questo metodo di stima, piuttosto “datato”, dà vita a una dinamica dell’inflazione che tende ad accelerare più il tasso di inflazione si discosta dalla sua media recente. In una recessione con un forte calo della domanda, come quella appena passata, il modello tende a prevedere una deflazione molto importante, e per di più che si auto-alimenta. Questo è in contrasto con l’esperienza recente che prevede invece una lieve deflazione in alcuni paesi, e aspettative di lungo periodo comunque ancorate al tasso di inflazione fissato dalla Banche Centrali. La nuova metodologia, insomma, si discosta dalle aspettative adattive, e ancora le aspettative di medio-lungo periodo sull’inflazione all’obiettivo delle autorità di politica monetaria. Il grafico sottostante, dà una visualizzazione molto chiara della differenza esistente fra i due approcci.
Gli effetti della nuova metodologia di stima della disoccupazione di equilibrio
Dal grafico si può notare come la revisione del Nairu ha avuto un effetto quasi impercettibile sulla dinamica del PIL potenziale italiano. La cosa non deve stupire, poiché gran parte della sua crescita è imputabile all’innovazione tecnologica, organizzativa, alla migliore qualità della forza lavoro, tutti fattori di disarmante debolezza, nel nostro paese. La discussione in atto in Europa sugli effetti dell’austerità, e delle politiche di bilancio, non deve fare dimenticare che senza riforme che incoraggino l’innovazione, senza una scuola che formi studenti con competenze spendibili sul mercato del lavoro, senza meritocrazia che preveda la crescita professionale di chi davvero ha talento, potremo anche risolvere il problema della scarsa coordinazione fiscale in Europa, ma non cambieremo mai la dinamica del declino italiano. Che non ha, in ultima istanza, cause cicliche, ma strutturali.