Time Magazine ha scelto la propria persona dell’anno o, meglio, le proprie persone dell’anno: sono le persone in prima linea per combattere l’Ebola (o gli “Ebola fighters”, come li ha chiamati Time). Medici, infermieri, operatori sanitari che hanno rischiato la propria vita per tenere sotto controllo l’epidemia.
Nelle motivazioni che hanno portato la rivista a definire queste persone, persona dell’anno, la giornalista di Time Nancy Gibbs scrive:
C’era poco a fermare l’epidemia a espandersi. I governi non erano equipaggiati per rispondere, l’Organizzazione Mondiale della Sanità negava […]. I primi a intervenire sono stati accusati di gridare «al lupo, al lupo», anche mentre il pericolo cresceva. Ma le persone sul campo, le forze speciali di Medici senza frontiere/Médecins Sans Frontières (MSF), i medici cristiani e i lavoratori del Samaritan’s Purse e molti altri hanno combattuto spalla a spalla con medici, infermieri e autisti di ambulanze.
Se chiedete a queste persone cosa li ha spinti a fare questo, alcuni parlano di Dio, alcuni parlano del proprio Paese, altri parlano dell’istinto di correre verso il fuoco invece che scappare. «Se qualcuno dall’America viene ad aiutare la mia gente» dice Iris Martor, un infermiere liberiano, «perché io non posso fare altrettanto?».
Qui sotto le copertine del numero di Time dedicato agli “Ebola fighters”.