Anche i lavoratori delle tanto criticate banche incrociano le braccia. Il 30 gennaio molti sportelli bancari italiani restano chiusi causa sciopero.
Le ragioni Il motivo principale è la decisione unilaterale dell’Abi (Associazione bancaria italiana) «di disdettare e di disapplicare, a partire dal prossimo primo aprile, i contratti collettivi di lavoro, un provvedimento senza precedenti in nessun altro settore. Dei 416 contratti in vigore nel privato e nel pubblico, solo quello dei bancari è stato, infatti, disdettato», dicono i lavoratori. Che rivendicano anche «la necessità di un nuovo modello di banca al servizio del Paese, che sia più vicino alle famiglie, alle piccole medie imprese e ai territori, contro quello attuale, che privilegia, invece, un’erogazione del credito prevalentemente a favore dei grandi gruppi industriali».A questo si aggiunge il recente progetto di riforma delle banche popolari, che potrebbe mettere a rischio ventimila posti di lavoro.
Non solo i bancari hanno deciso di scioperare, ma a Milano, Roma, Palermo e Ravenna i colletti bianchi scendono in piazza per far sentire le proprie ragioni. Con la presenza anche della leader della Cgil Susanna Camusso.
I sindacati «Chiediamo all’Abi, alle aziende, ai gruppi bancari, trasparenza in termini di retribuzione dei vertici, e di rendere pubbliche le risposte che attualmente la Bce ha richiesto rispetto ai parametri sui quali definire gli stipendi dei banchieri e degli alti dirigenti», ha dichiarato Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi (Federazione autonoma bancari italiani), il sindacato di maggioranza dei lavoratori, alla vigilia dello sciopero nazionale. «Chiediamo, inoltre», prosegue Sileoni, «chiarezza e trasparenza su sponsorizzazioni, consulenze informatiche e di vario genere, gestione e compravendita degli immobili di proprietà delle banche, contratti in essere con società in appalto rispetto al trasporto valori e manutenzione di servizi informatici, e invitiamo le banche a rendere noti nomi di quei professionisti e di quelle aziende che hanno contratti superiori ai 100mila euro annui, senza nascondersi dietro le previsioni della legge sulla privacy. Rispetto alla situazione di chiusura dell’attuale vertenza nazionale in atto, informiamo la nostra controparte che, dopo lo sciopero ci aspettiamo al massimo entro due settimane un radicale cambiamento nell’atteggiamento e nella politica attuata fino a oggi. In caso contrario, saranno decise unitariamente ulteriori azioni di lotta».
Susanna Camusso, intervenuta alla manifestazione in corso a Milano, ha dichiarato: «Se l’Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi. Le categorie ci hanno ragionato e discusso, lo diremo oggi in tutte le piazze».
Pochi disagi Alle assemblee precedenti il giorno dello sciopero hanno partecipato circa 100mila lavoratori. Molti sportelli resteranno chiusi per tutta la giornata. Secondo Sileoni, l’adesione allo sciopero è stata del 90 per cento. Ma nell’era dell’home banking, che in Italia sta prendendo sempre più piede, i disagi che si aspettano per la clientela non saranno eccessivi. Qualcuno troverà le porte chiuse, ma i servizi online verranno comunque garantiti, e i bancomat saranno attivi. Anche gli accreditamenti degli stipendi previsti per fine mese non sarebbero a rischio.