È una storia che abbiamo letto già dieci, cento, mille altre volte; è una storia che ci è entrata dentro e che riconosceremmo tra mille, semplicemente, pizzicando appena la prima pagina. È la storia della crescita e della maturità, dell’amore e dell’intelligenza, della passione e della morte. Ma Marco Missiroli non si limita a questo (per fortuna), a un’opaca e già sentita elencazione di fatti e di antefatti. Va oltre: piglia il mazzo e lo mescola per bene, divertendosi poi a smezzarlo, riunirlo, a voltare le carte una per una, come un’indovina che legge il destino.
Il suo ultimo libro, Atti osceni in un luogo privato, edito da Feltrinelli, è un racconto nuovo, fresco e che allo stesso tempo sa di nostalgia: conosciamo Libero, il protagonista, che è un bambino, e lo seguiamo passo passo finché non diventa uomo. Ma è la vita, il passaggio tra questi due estremi che sono interessanti.
Atti osceni in luogo privato ha lo stesso (retro)gusto del Giovane Holden. È la rivoluzione della normalità
Atti osceni in luogo privato ha lo stesso (retro)gusto del Giovane Holden. È la rivoluzione della normalità quella che ci sconvolge più di tutte, e del sesso e del piacere e della scoperta di se stessi e degli altri. Il tutto, e questa è l’ennesima sorpresa, ben amalgamato ad un impasto di letteratura, musica e cinema.
Siamo tra gli anni ’70 e gli anni ’90: non abbiamo date precise a cui riferirci, solo eventi particolari; leggiamo degli scandali italiani, di Camus e Sartre amici e poi nemici; veniamo resi partecipi di un mondo che ha ai propri confini Parigi e Milano, e veniamo spinti di prepotenza nell’esuberanza della gioventù, nell’eccitazione dell’adolescenza, e nella lenta trasformazione dell’età adulta.
Il racconto è in prima persona, come un diario. Solo che, scopriamo, diario non è. Non c’è differenza tra il prima e il dopo; il momento in cui la storia viene messa per iscritto è un momento dislocato in un futuro prossimo, in cui il protagonista sa già tutto e può quindi calibrare la sorpresa con la rassegnazione degli eventi.
Il sesso, è questo uno dei temi principali, ci viene mostrato per quello che è: un aspetto normalissimo della vita dell’individuo, e i suoi bisogni sono i bisogni di tutti.
Il sesso, è questo uno dei temi principali, ci viene mostrato per quello che è: un aspetto normalissimo della vita dell’individuo, e i suoi bisogni sono i bisogni di tutti. C’è la scintilla della pubertà, quando per la prima volta Libero ha un’erezione; c’è il tremore dell’adolescenza, quando ai primi desideri prova ad avvicinarsi alle donne; e c’è la ritirata, quando, prossimo all’età della maturità, si scopre incapace (così crede e così dice) di fare breccia nel cuore delle proprie coetanee. I primi baci, i primi contatti, l’agitazione, il sangue che pulsa, e poi il rifugio ideale della letteratura, che aiuta Libero a crescere, a capire, a essere se stesso. E tutto questo mentre i suoi genitori si separano, mentre impara a conoscere meglio il padre; mentre cambia, muta, sconvolto dagli ormoni e dalla vita.
C’è il passaggio dall’infanzia all’età adolescenziale, e c’è il momento solenne dell’età adulta: quando muore il padre e Libero deve imparare ad affidarsi più a se stesso. Di pari importanza rispetto al sesso, è il tema della purezza, dell’innocenza, dell’integrità dell’individuo. Missiroli, insomma, ci mette a parte dell’aspetto più intimo, più profondo, di Libero. Possiamo dire di essere nella sua testa: di sapere sempre quello che pensa. Di poterlo capire, forse, meglio di quanto lui capisca se stesso. Ed è in questo senso che Missiroli compie una rivoluzione simile (ma non sovrapponibile) a quella di Salinger: ci racconta una generazione, quella degli anni ’70, nata in un (finto) benessere e presto dovuta arrivare a compromesso con se stessa e con la politica (erano gli anni, anche in Francia, della “gioventù comunista”).
Il continuo citazionismo (l’ossessione, quasi, per Marcello Mastroianni e per Claudia Cardinale; Kubrick che diventa neorealista, e il suo Full Metal Jacket che ritorna, ancora e ancora), l’oscillazione tra letteratura e cinema e gli scrittori, i libri, le esperienze: il lettore che si riconosce nei protagonisti dei romanzi e dei saggi, che dice “questo sono io” e che tende a comparare la propria vita con quella degli immortali della carta scritta. In questo Missiroli sembra voler parlare al suo pubblico, in qualche modo educarlo. Perché l’educazione dell’individuo passa da queste cose, dalle sue letture, dalle sue frequentazione, da quanto viaggi e da quanto conosca, e dal sesso, dalla capacità di esplorarsi, sia fisicamente che mentalmente.
l’amore non è solo alchimia della carne e dei sensi, passione e complicità; ma pure accettazione, l’altra metà di noi stessi che finalmente si ricongiunge a noi.
Poco più di duecento pagine, meno di duecentocinquanta: un finale che, tutto sommato, sa di lieto fine e che aggiunge, ci crediate oppure no, un nuovo personaggio al pantheon degli eroi della letteratura. Libero, che deve rimanere fedele al suo nome, a suo padre, a sua madre; Libero che prima voleva essere avvocato, e poi è diventato professore. Libero che ha capito che l’amore non è solo alchimia della carne e dei sensi, passione e complicità; ma pure accettazione, l’altra metà di noi stessi che finalmente si ricongiunge a noi.