Dabiq è una rivista online a cadenza mensile prodotta dallo Stato Islamico in diverse lingue, tra le quali l’inglese. È una pubblicazione di propaganda, di qualità semiprofessionale, redatta con attenzione e impaginata con Indesign (come si legge nelle informazioni contenute dentro il fil pdf) che esce da luglio 2014. In questo ultimo numero — il numero 6, riferito al mese islamico di Rabi’ al-awwal (quest’anno tra il 23 dicembre 2014 e il 20 gennaio 2015) e diffuso da The Clarion Project, un progetto statunitense che si occupa di promuovere il dialogo e di combattere il terrorismo — è stato pubblicato il testo di quello che ha tutta l’aria di essere l’ultimo interrogatorio a cui è stato sottoposto il pilota giordano Muadh al-Kasasibah, catturato dai miliziani dello Stato Islamico il 24 dicembre 2014 e bruciato vivo qualche giorno dopo.
Oltre all’interrogatorio di Muadh al-Kasasibah, nel numero in questione appare anche una rubrica finale intitolata Meltdown, firmata da John Cantlie, il fotoreporter britannico nelle mani dell’ISIS, protagonista di una serie di video di propaganda diffusi negli ultimi mesi dall’ISIS. La sua presenza potrebbe far pensare anche a un suo ruolo attivo nella lavorazione della rivista, il cui carattere professionale richiede delle competenze semiprofessionali di grafica e di impaginazione.
Il testo dell’interrogatorio di Muadh al-Kasasibah è impaginato come se fosse un’intervista ed interessante notare come il tono non sia né aspro, né violento: è costruito infatti su domande molto brevi e precise che puntano a ricostruire la dinamica dell’abbattimento del jet su cui volava il pilota giordano, ma anche a sapere chi sono i paesi che stanno partecipando ai bombardamenti sui territori sotto i controllo dell’ISIS, e a mappare le basi da cui partono le missioni. La condanna morale del pilota da parte dell’ISIS è confinata alla breve introduzione — in cui lo si accusa di essere un apostata e un traditore dell’Islam, imputandogli l’uccisione di molti musulmani — e nel termine “murtadd”, che in arabo significa apostata. L’abbiamo tradotta dall’inglese:
Dicci qualcosa su di te. Come ti chiami? Da dove vieni? Quanti anni hai?
Mi chiamo Mu’ādh Sāfī Yūsuf al-Kasāsibah. Son giordano, di al-Karak. Sono nato nel 1988, ho 26 anni.
Quale era il tuo grado nell’aviazione apostata? Quando hai intrapreso la strada degli infedeli?
Ero primo tenente. Mi sono diplomato al King Hussein Air College nel 2009. Ho continuato il mio addestramento fino a diventare pilota operativo nel 2012, con il primo squadrone alla base aerea Muwaffaq Al-Salti.
Parlaci del tuo ultimo volo, quello che ti ha portato alla tua cattura.
Eravamo stati informati della missione il pomeriggio prima della missione, alle 4. Il nostro ruolo era di copertura per i bombardieri. Sorvoliamo l’area per distruggere le armi di difesa aerea e interveniamo in copertura nel caso intervengano aerei nemici. Dopo di noi arrivano i jet armati di bombe intelligenti che compiono la loro missione. Siamo decollati dalla base aerea Muwaffaq Al-Saltim — nella città di al-Alzraq nella provincia di Zarqa — alle 6 e 15 del mattino. Abbiamo ricevuto rifornimento aereo alle 7 e 55 e ci siamo diretti verso la zona di attesa, dove dovevamo ritrovarci con gli F15 sauditi, gli F16 degli Emirati Arabi e quelli marocchini. Abbiamo sorvolato la regione di Raqqa per distruggere le postazioni di difesa aerea, poi sono arrivati i bombardieri per cominciare l’attacco. Il mio aereo è stato colpito da un missile a ricerca di calore. Ho sentito il colpo. L’altro pilota giordano che era in missione con me — il primo tenente Saddam Mardini — mi ha contattato che mi ha detto che ero stato colpito e che il fuoco stava avvampando il bocchettone posteriore del motore. Ho guardato i sistemi di controllo che mi segnalavano che il motore era danneggiato e che stava bruciando. L’aereo ha cominciato a deviare dalla sua normale rotta, così mi sono eiettato. Sono atterrato vicino al fiume Furat con il paracadute, il sedile si è incastrato nel terreno e io sono rimasto bloccato lì, dove sono stato catturato in seguito dai miliziani dello Stato Islamico.
Quali altri governi apostati di stati arabi partecipano ai bombardamenti crociati?
La Giordania con degli F16, gli Emirati Arabi con dei modelli avanzati di F16 equipaggiati di bombe intelligenti, guidate dal laser, l’Arabia Saudita con degli F15, anch’essi equipaggiati con bombe guidate da laser, il Kuwait con degli aerei di rifornimento, il Bahrain con degli F16, il Marocco con F16 avanzati e poi il Qatar e l’Oman.
Quali basi aeree vengono utilizzate?
I jet giordani decollano dalla Giordania. Quelli del Golfo, in generale, decollano dal Kuwait, dall’Arabia Saudita e dal Bahrain. Ci sono anche degli aeroporti designati per gli atterraggi di emergenza: la pista di Azraq, in Giordania, quella di Arar, in Arabia Saudita, l’aeroporto internazionale di Bagdad, quello internazionale di Kuwait City e un altro aeroporto in Turchia, a circa 100 chilometri dal confine siriano, di cui non ricordo il nome.
E i crociati, che basi usano?
Alcuni dei jet americani e francesi decollano dalla base aerea Prince Hassan e dalla Muwaffaq Al-Salti. Altri aerei americani decollano dalla Turchia.
Come sono coordinate le missioni?
Le missioni vengono pianificate nelle basi americane in Qatar. Lì vengono decisi gli obiettivi e vengono assegnate le missioni- Comunicano le missioni per ogni paese partecipante un giorno prima. I piloti vengono informati della loro missione entro le 4 del pomeriggio. Gli americani usano satelliti, droni e aerei spia che decollano dalle basi del Golfo per scegliere e studiare gli obiettivi. A noi danno delle mappe aeree e delle foto degli obiettivi.
Hai incontrato dei crociati americani?
Naturalmente. Ci sono circa 200 americani nella base Muwaffaq Al-Salt. Tra loro ci sono circa 16 piloti, una di loro è una donna, il resto sono tecnici, ingegneri e altre figure di supporto. Qualche volta abbiamo cenato con noi, hanno mangiato il mansaf [un piatto tipico giordano a base di carne di agnello, ndt] che gli piace molto. Nei loro discorsi non parlano mai did ettagli delle operazioni, quelli sono coeprti dal segreto militare per motivi di sicurezza.
Qualcuno dei piloti americani è stato ucciso in missione?
All’inizio di dicembre uno di loro è decollato dalla base Muwaffaq Al-Salti per dirigersi verso l’Iraq dove molti jet della coalizione si dovevano incontrare per formare le squadre di attacco. Lo seguiva un secondo aereo che era decollato nella stessa direzione, il cui carrello però non si era aperto. Il pilota chiese al primo jet di avvicinarsi per verificare il problema. Il primo confermò il problema con il carrello. C’era molta nebbia e uno dei due jet si schiantò in Giordania. Il pilota morì nell’incidente.
Hai visto i video prodotti dallo Stato Islamico?
No, non li ho visti.
Faremo in modo che i tuoi carcerieri ti facciano vedere Although the disbelievers dislike it. Sai cosa ti farà lo Stato Islamico?
Sì, mi uccideranno.