Ci sono ventricoli, vene, atri destri e sinistri, aorta e arterie varie. Tutti combinati insieme formano un guazzabuglio complicato che, come sappiamo tutti, costituiscono il cuore. Bene. A parte il fatto che il cuore sia diventato la metafora dell’amore, che è cosa più che risaputa, quello che è interessante capire è come sia nato il simbolo che lo rappresenta. Cioè, come abbia fatto una cosa come questa:
.. a diventare così?
Perché il mondo intero riconosce in quella forma la figura del cuore? La storia, raccontata dal sito Pricenomics, ha un certo interesse.
Sui reperti antichi la figura esisteva da molto tempo, ma con un altro significato. Era la rappresentazione delle foglie di una pianta. In Grecia, in genere, indicava la vite. Nel mondo etrusco simboleggiava le foglie di edera, veniva inciso sul legno e sul bronzo e dato in regalo agli sposi durante i matrimoni, come augurio di fertilità, di fedeltà e rinascita. I buddisti ci vedono, dal II secolo in poi, il segno dell’illuminazione.
La svolta avviene proprio in quel periodo, ma in ambiente romano. È il medico Galeno che, sulla base delle sue osservazioni anatomiche, scrive circa 22 volumi di medicina, destinati a diventare un caposaldo per la disciplina nei secoli a venire. È qui che parla del cuore come di una specie di foglia di edera rovesciata, a forma di cono. Non si capisce come mai, ma la sua migliore descrizione è questa. E non lo sa, ma è destinata a influenzare il futuro.
Il simbolo del cuore come lo conosciamo noi oggi compare nel 1200, in un manoscritto del Roman de la Poire (Il romanzo della Pera), in cui due amanti sbucciano insieme una pera con i loro denti. A parte il dettaglio kitsch, come accadeva negli scritti medievali, la prima lettera di ogni capitolo era decorata. E in questa “S” appare un uomo che regala il suo cuore, come segno d’amore, alla sua damigella.
Segue la Cappella degli Scrivegni, di Padova, dove Giotto raffigura, tra le varie cose, un ritratto allegorico della Carità che porge il suo cuore a Cristo. E anche qui ha la forma, fin troppo riconoscibile, del cuore moderno. Eppure, come dimostrano i disegni di Leonardo da Vinci, nel XV secolo, il cuore era ben conosciuto dal punto di vista anatomico.
Il colpo finale, però, arriva nel 16esimo secolo, con le carte da gioco francesi. Qui ogni seme ha la sua rappresentazione. Le picche, i fiori, i quadri. E i cuori, che hanno, da quel momento, quella forma definitiva.