«Ho 54 piante di marijuana in terrazzo, ma nessuno vuole arrestarmi»

«Ho 54 piante di marijuana in terrazzo, ma nessuno vuole arrestarmi»

Il 14 maggio sera abbiamo parlato con Rita Bernardini, la segretaria di Radicali italiani impegnata da tempo in una battaglia per la legalizzazione della cannabis terapeutica. Ci ha raccontato della sua attività e della sua coltivazione casalinga di marijuana. Il giorno dopo la squadra di mobile di Roma è entrata nella sua abitazione con un mandato di perquisizione della procura e le ha sequestrato la cannabis. Piccola curiosità: si è scoperto che le piantine in realtà non erano 54, ma 56. Ecco le ultime parole prima del sequestro: 

«Voglio essere trattata come tutti, voglio essere arrestata. La gente finisce in galera per aver coltivato delle piante di marijuana». La segretaria di Radicali italiani Rita Bernardini vorrebbe finire in manette, ma non ci riesce. Ed effettivamente è strano che non sia stata ancora fermata. Sul terrazzo del suo appartamento romano sta crescendo ormai da qualche mese una cinquantina di piante di marijuana, ennesima disobbedienza civile dedicata alla cannabis terapeutica. Quando sarà il momento, le distribuirà ad alcuni malati che ne hanno fatto richiesta. Tutto senza nascondersi, come fa del resto da anni. «Alcune volte sono stata condannata, altre volte assolta. Ma nella maggior parte dei casi chi doveva intervenire ha fatto finta di niente». Il motivo? A sentire la Radicale è legato al tabù che ancora riguarda la legalizzazione della cannabis. «Un mio arresto desterebbe molto scalpore. Potrebbe aprire un dibattito pubblico su questo argomento»

Segretaria, le foto pubblicate sulla sua pagina Facebook sono piuttosto esplicite.
Pubblico le immagini della mia coltivazione quasi quotidianamente. Ho cinquantaquattro piante, deve vedere come vengono su! Negli ultimi giorni stanno crescendo un sacco. Ormai sono alla quarta coltivazione, ma non succede mai nulla. 

Tra i vasi si intravede anche una piccola immagine di Carlo Giovanardi, il senatore di Area Popolare storicamente contrario alla depenalizzazione delle droghe leggere.
Qualche tempo fa alcune piante sono state prese di mira da alcuni uccellini. Ho usato la sua faccia come uno spaventapasseri. Devo dire che ha funzionato, adesso crescono benissimo.

Tempo fa alcune piante sono state prese di mira da alcuni uccellini. Ho usato la faccia di Giovanardi come uno spaventapasseri

Capirà che la situazione è strana. Se un normale cittadino coltiva alcune piante di marijuana sul terrazzo di casa viene immediatamente arrestato.
Se è per questo un anno fa ho distribuito a Foggia il mio secondo raccolto, ad alcuni malati che non riescono ad accedere ai farmaci cannabinoidi. Alla fine mi sono autodenunciata, ho persino consegnato alla Procura della Repubblica il filmato della coltivazione e della cessione. Non è successo niente neanche allora. Dopo un anno sono andata a vedere, ma nessuno mi ha ancora iscritto nel registro degli indagati. 

Secondo lei perché nessuno interviene?
Vogliono far passare tutto sotto silenzio. Lei capisce che un arresto mio, che sono la segretaria dei Radicali italiani, o di Marco (Pannella, ndr) solleverebbe molto clamore. Preferiscono far finta di niente, meglio non aprire un dibattito pubblico. Esattamente come è accaduto dopo la clamorosa relazione della Direzione Nazionale Antimafia sulla cannabis (nell’ultima relazione al Parlamento l’organismo registra il fallimento dell’azione repressiva aprendo alla depenalizzazione del fenomeno, ndr). Salvo poche eccezioni, in Italia questa notizia non è proprio passata. 

In Italia lei non è l’unica a coltivare marijuana per uso terapeutico. A Firenze se ne occupa anche l’esercito, presso lo stabilimento chimico farmaceutico militare.
Stando a quello che si legge sui giornali loro hanno coltivato un centinaio di piante.

Insomma, non molte più di quelle che sono sul suo terrazzo.
Ma quella di Firenze è solo una prima sperimentazione, prima che il farmaco venga messo a disposizione dei malati ne passerà del tempo… Credo che sia stato individuato un percorso sbagliato. Sono state approvate leggi, come in Abruzzo e Puglia, che prevedono la produzione regionale. Non capisco perché le coltivazioni non possano essere organizzate a livello locale. Personalmente, poi, sono convinta che si debba arrivare alla totale depenalizzazione della produzione personale. Ovviamente limitata a un numero preciso di piante.

Produzione personale per uso terapeutico o anche ludico?
Tutti e due, mi pare evidente.

Sta combattendo questa battaglia insieme all’associazione pugliese LapianTiamo, che promuove l’uso terapeutico della canapa medicinale.
Sono stata nominata presidente d’onore dell’associazione. La cosa bella di questa organizzazione è che i due massimi esponenti, Andrea Trisciuoglio e Lucia Spiri, sono già riusciti a ottenere dalla Asl il bedrocan (il farmaco a base di cannabis terapeutica, ndr). Ma poiché si ritengono tra i pochi fortunati – in Italia solo 60 persone hanno accesso a questo farmaco – hanno deciso di intraprendere questa battaglia a favore di tutti gli altri malati.

Per quali patologie può essere usato il farmaco? 
Sclerosi multipla, sicuramente. In alcuni casi anche sclerosi laterale amiotrofica. Ma anche glaucoma, parkinson, morbo di Crohn. Serve a risvegliare l’appetito per chi è in cura chemioterapica. Purtroppo in Italia la legge Turco è rimasta solo sulla carta. Vede, se un malato riesce ad ottenere la prescrizione del medico, può andare alla Asl e richiedere il farmaco. Ma se la Asl non ritiene di dover passare gratuitamente il farmaco, e succede quasi sempre così, glielo fa pagare. Al momento l’unico Paese che produce il Bedrocan è l’Olanda, e lo mette in vendita a 35 euro al grammo.

Dal punto di vista economico conviene quasi acquistare sul mercato illegale. 
Infatti molti malati fanno proprio così. Anche su suggerimento di tanti medici. 

Torniamo alla sua battaglia.
Sono arrivata alla quarta coltivazione. Il primo raccolto invece risale al 2012, quando l’ho distribuito gratuitamente a Piazza Montecitorio.

Scusi, nessuno le ha detto nulla neanche allora? 
Non è successo niente. Le forze dell’ordine erano in piazza, le ho chiamate con il megafono. Alla fine sono intervenute, mi hanno sequestrato mezzo chilo di marijuana, poi nulla. La seconda coltivazione invece l’ho distribuita a Foggia. E anche lì non è accaduto niente. Le piante della terza coltivazione, invece, sono state distribuite lo scorso novembre durante il congresso nazionale dei Radicali a Chianciano. Per quella vicenda mi è appena arrivata una citazione. 

Andrà a processo?
Dipende. Come si legge nell’atto potrei richiedere la sospensione del processo con messa alla prova. Ma prima dovrei dichiararmi pentita, non mi sembra il caso. L’udienza è prevista il prossimo 2 ottobre al tribunale di Siena. Dovrò rispondere per aver illecitamente detenuto a fini di cessione 16,517 grammi di marijuana, suddivisa in quindici confezioni, con percentuale di THC sino al 12,71 per cento. Nemmeno tanto leggera… Ovviamente farò i nomi dei miei complici.

potrei chiedere la sospensione del processo con messa alla prova. Ma prima dovrei dichiararmi pentita, non mi sembra il caso

La sua battaglia per la legalizzazione della cannabis, con tanto di distribuzioni in piazza, risale al 1995. Non è mai andata in carcere?
Mai. Alcune volte sono stata condannata, altre volte assolta perché il fatto non costituisce reato. Nella maggior parte dei casi hanno fatto finta di niente. Ma io voglio essere trattata come tutti gli altri. La gente finisce in galera per una coltivazione di marijuana.

Da tempo lei suggerisce a chi viene fermato in flagranza di reato di fare il suo nome.
Certo, quando qualcuno viene fermato dica tranquillamente “Io faccio come Rita Bernardini”. Consiglio anche di consegnare alle Forze di polizia una copia della relazione della Direzione Nazionale Antimafia. 

Prima la relazione dell’Antimafia in Parlamento, adesso la sua citazione in Tribunale. Qualcosa sta cambiando in Italia?
È quello che ci auguriamo. Ma è gravissimo che non si sia mai aperto un vero dibattito sul documento della Dna. Questo è un tema che nessuno vuole affrontare. L’ho sperimentato in prima persona: in tutte le mie precedenti azioni di disobbedienza civile sono stata intervistata solo una volta, dalla Cnn.

Intanto in Parlamento è nato un intergruppo per discutere la legalizzazione della cannabis.
Può essere utile. L’ideatore è il senatore Benedetto Della Vedova, tutt’ora iscritto al Partito Radicale. Nell’estate del 1995 partecipò anche lui alla distribuzione di hashish a Porta Portese, è un altro disobbediente. 

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