Da qualche giorno il Milan è un po’ più asiatico. Dopo numerose resistenze, alla fine Silvio Berlusconi ha ceduto una parte consistente della società rossonera, circa il 48%, al magnate tailandese Bee Teachaubol, attraverso un’operazione dal valore complessivo di 480 milioni di euro. Si tratta di una decisione storica, dato che l’ex Cavaliere lascia la completa guida del club dopo 27 anni e parecchi successi, con l’obiettivo e la speranza di portare la sua squadra nuovamente ai vertici del calcio europeo.
C’è chi sostiene però che il vero piano di mister Bee sia quello di acquisire la maggioranza della società nel giro di poco più di un anno, tempo sufficiente per la quotazione in una Borsa asiatica dei rossoneri e per la messa a punto di una strategia efficace volta a convincere i mercati finanziari a comprare le azioni del Milan.
Sul piatto ci sarebbero il prestigio del marchio Milan come prodotto del Made in Italy, ma soprattutto un progetto convincente legato allo stadio di proprietà. Su questo fronte sarà decisiva la data del 9 giugno, quando il Comitato esecutivo di Fondazione Fiera pronuncerà il verdetto sull’assegnazione degli spazi per le aree dei padiglioni 1 e 2 nel quartiere del Portello.
A concorrere al bando, oltre al progetto della società rossonera, ci sono Prelios – che propone la realizzazione di un polo dell’innovazione e della tecnologia – e Vitali Spa, che assieme a Stam Europe propone il progetto denominato “Green Street”, ovvero un percorso ciclopedonale sopraelevato di circa un chilometro.
L’ostacolo più grande per il Milan sembra essere rappresentato da quella zona dove sorge la sede della Citroen e che il nuovo stadio andrebbe a invadere per oltre 15mila metri quadrati
L’ostacolo più grande per il Milan sembra essere rappresentato da quella zona dove sorge la sede della Citroen e che il nuovo stadio andrebbe a invadere per oltre 15mila metri quadrati. Per ottenere quello spazio, sembra che i rossoneri sarebbero disposti a pagare una cifra più di due volte superiore al valore di mercato, che andrebbe ad aggiungersi all’eventuale canone annuale (quasi tre milioni di euro) e alla quota totale d’investimento del progetto, che si aggira intorno ai 300 milioni di euro.
In più bisognerebbe trovare un accordo con il Comune di Milano per un’altra fetta di 8.400 metri quadrati interessati dalla costruzione dello stadio. E c’è da far fronte al diffuso malcontento dei residenti, convinti a manifestare a oltranza sotto l’ombrello comune del comitato “No stadio al Portello”. Un comitato che Palazzo Marino sembra voler tenere in elevata considerazione. Proprio su Linkiesta qualche giorno fa Roberto Biscardini – presidente della Commissione Urbanistica del Comune di Milano – aveva commentato così la vicenda: «Sono convinto che non si possa non tener conto del parere dei cittadini, nell’ottica di decisioni come quella della realizzazione di uno stadio in un quartiere residenziale. Anche se non so a quanto possa servire un secondo stadio in città».
Non giocano a favore della società rossonera nemmeno i tempi di realizzazione dell’opera, si ipotizzano addirittura sette anni per il completamento di tutto il progetto
Non giocano poi a favore della società rossonera nemmeno i tempi di realizzazione dell’opera, condizione fondamentale per la decisione del Comitato, dato che si ipotizzano addirittura sette anni per il completamento di tutto il progetto – che comprende anche la risistemazione dell’assetto urbano. Tornando all’affare Citroen — il Milan starebbe pensando anche a una corposa offerta in denaro per sobbarcarsi il contratto di affitto — va detto che la notizia secondo cui l’area dove sorgono i capannoni della casa automobilistica sarebbe stata di proprietà di Prelios (concorrente del Milan nel bando) si è rivelata infondata.
Più precisamente il gruppo Gmw, attraverso il fondo immobiliare Pegasus, ha acquistato nel 2014 due immobili a uso showroom e ufficio nell’area in cui sono situati anche gli uffici Citroen. Tra i soci di riferimento di Gwm c’è Massimo Caputi, vicepresidente di Prelios, una circostanza che però non dovrebbe rappresentare un problema ai fini dell’assegnazione dell’area da parte del Comitato esecutivo, dato che il fondo Pegasus è un fondo soggetto a vigilanza gestito da Investire Immobiliare Sgr che risulta indipendente da Gwm.
Tuttavia per il nuovo stadio del Milan al Portello le incognite sono forse ancora troppe, a così poca distanza da una decisione che potrebbe cambiare le prospettive di investimento della società rossonera. Messa così, viene da dire che forse sarebbe il caso di tornare a pensare all’area Expo.