Altro che crisi del settimo anno. Il periodo più pericoloso per un matrimonio arriva dopo quasi un ventennio di vita condivisa. Sedici anni, per la precisione. È questa l’età media del rapporto quando le coppie italiane decidono di separarsi. Questo non vuol dire che i giovani sposi siano più fortunati. Stando ai dati sull’instabilità coniugale del Belpaese, i matrimoni più recenti durano sempre meno. Intanto il fenomeno si va assestando. Come spiega l’Istat nel suo ultimo report sul matrimonio, nel 2014 le separazioni in Italia sono state 89.303 e i divorzi 52.335. Più o meno la stessa cifra degli ultimi quattro anni. Ma certo il confronto con il passato è impietoso: rispetto a quanto accadeva venti anni fa, le separazioni sono aumentate del 70,7 per cento.
Odi et amo, poetava Catullo. «Per quale motivo io lo faccia, forse ti chiederai… Non lo so, ma sento che accade. E mi tormento». È così anche per gli italiani. Se negli ultimi tempi la congiuntura economica sfavorevole ha rallentato il numero di separazioni, la propensione alla rottura delle unioni coniugali è in evidente crescita. «Nel 1995 – spiega l’Istat – si verificavano in media circa 158 separazioni e 80 divorzi ogni 1.000 matrimoni. Nel 2014 le separazioni sono 320 e i divorzi 180».
Quando l’amore finisce, l’Italia si scopre un paese unito. Certo, le specificità territoriali esistono. Ma le distanze tra Nord e Sud incidono sempre di meno. Il primo dato fornito dall’Istat riguarda la frequenza dei matrimoni chiusi nel Settentrione. Se nel 1995 la Valle d’Aosta era l’unica zona dove si registravano più di 300 separazioni per mille matrimoni, oggi quasi tutte le regioni del Centro-Nord hanno raggiunto lo stesso livello. Eppure l’incremento è maggiore nel Meridione, dove i valori sono cresciuti vertiginosamente. Due realtà su tutte: in Campania il dato è passato da 70 a 254 separazioni ogni mille matrimoni. In Sardegna da 95,3 a 309,4.
Triplicate le separazioni per i matrimoni di lunga durata, aumentata l’età media dei coniugi che si separano. I giovani si amano di più? No, semplicemente hanno smesso di sposarsi
Si è già detto di quando insorge la crisi. I provvedimenti di separazione arrivano, in media, dopo 16,1 anni di matrimonio. Il divorzio dopo 18,7 anni. Il dato curioso riguarda la crescita esponenziale delle crisi per i matrimoni di lunga durata. «Rispetto al 1995 – scrive l’Istat – le separazioni sopraggiunte dal venticinquesimo anno di matrimonio in poi sono triplicate in valore assoluto». E così aumenta anche l’età dei nuovi single. Nel 2014 al momento di separarsi, i mariti italiani hanno in media 47 anni. Le mogli 44. Quindici anni fa invece il maggior numero di separazioni riguardava mogli e mariti nella fascia da 35 a 39 anni. I giovani dunque si amano di più? Non è così. Semplicemente hanno smesso di sposarsi. «La drastica diminuzione delle separazioni sotto i trenta anni (sia per gli uomini che per le donne) è la naturale conseguenza della riduzione dei matrimoni nella stessa fascia d’età». Ulteriore conseguenza è l’aumento dei pensionati che si separano. I matrimoni finiti che riguardano uomini ultrasessantenni erano 4.247 nel 2000. Oggi sono 11.337, il 12,7 per cento del totale.
La ricetta per vivere insieme a lungo e felici non esiste. Non dal punto di vista statistico, almeno. Però aiuta sposarsi in Chiesa. I matrimoni religiosi risultano essere più stabili rispetto a quelli celebrati con rito civile
Quasi sempre quando l’amore finisce se ne prende atto insieme. L’84,2 per cento delle separazioni e il 75,9 per cento dei divorzi avviene con il procedimento consensuale. Stavolta, però, la provenienza fa la differenza. Al Centro e al Nord solo una separazione su dieci si chiude con rito giudiziale. Si sale al 21,4 per cento nelle Isole. E si arriva al 31,9 per cento al Sud, dove evidentemente aumenta la litigiosità tra ex coniugi. La ricetta per vivere insieme a lungo e felici non esiste. Non dal punto di vista statistico, almeno. Però aiuta sposarsi in Chiesa. I matrimoni religiosi risultano essere più stabili rispetto a quelli celebrati con rito civile. Meno si studia, meglio è: stando ai dati dell’Istat, tra i separati prevalgono i coniugi con un titolo di studio più alto. «Il 57,2 per cento dei mariti e il 63,7 per cento delle mogli dispone di un diploma di scuola media superiore o un titolo universitario». Anche se, avvertono gli esperti, il dato è in parte il risultato di un progressivo aumento del livello di istruzione della popolazione italiana. Mogli e mariti inclusi.
Un ultimo aspetto interessa i bambini. Quasi sempre, infatti, le separazioni riguardano anche loro. Nel 2014 il 76,2 per cento delle separazioni e il 65,4 per cento dei divorzi hanno visto protagoniste coppie con figli. Nella metà delle separazioni e in un terzo dei divorzi si tratta di minori di 18 anni. In totale i figli coinvolti sono stati 119.763 nelle separazioni e 55.220 nei divorzi.