Elia, Domenico, Anastasia. Tre nomi di adolescenti che, come tanti ogni anno, sono stati affidati alla scuola per una gita scolastica, ma non sono più tornati a casa. Precipitati nel baratro. Nel vero senso della parola. Elia Barbetti, 17 anni appena, è l’ultimo in ordine di tempo. A ottobre 2015, in occasione di una visita all’Expo, cade dal balcone della sua stanza d’albergo. Un drammatico remake, quasi uno scherzo del destino, di quanto accaduto pochi mesi prima al 19enne padovano Domenico Maurantonio. E purtroppo la loro è una storia simile a tante altre. La cronaca ne racconta almeno 9 dal 2000 a oggi, in media una l’anno, con un picco nel 2015. E il comune denominatore nella maggior parte dei casi è sempre lo stesso, l’imprudenza.
A completare l’annus horribilis dei viaggi d’istruzione contribuisce purtroppo la vicenda di Anastasia Dakmli, studentessa greca di 17 anni, anche lei precipitata dal balcone durante una gita nella nostra Capitale. E facendo un passo indietro, nel 2014 è Gabriele Russo a sporgersi troppo. Ha appena 15 anni ed è in visita a Barcellona con la sua scuola, il liceo scientifico Ettore Majorana di San Giovanni la Punta. Secondo quanto raccontano i testimoni, si avvicina di corsa alla balaustra della nave su cui stanno viaggiando, cade in mare perdendo la vita.
Purtroppo la storia di Elia, Domenico e Anastasia è una storia simile a tante altre. La cronaca ne racconta almeno 9 dal 2000 a oggi, in media una l’anno, con un picco nel 2015. E il comune denominatore nella maggior parte dei casi è sempre lo stesso, l’imprudenza.
Nello stesso anno avviene un’altra tragedia, quella che vede protagonista uno studente di Losanna, Johnatan Lucas, che per “giocare” con dei coltelli insieme ai suoi amici, rimane ferito e muore. Stava visitando Roma con la scuola. Lui di anni ne ha appena 16, uno in meno di Isabella Fracchiolla che, sempre lo stesso anno, muore in gita a Taranto nel tentativo di farsi un selfie sulla scogliera. Cercano di salvarla, ma niente da fare: le fratture al cranio, femore e bacino sono troppo gravi.
Siamo nel 2010, ma stavolta non ci troviamo davanti a una semplice imprudenza. Una studentessa romana di 18 anni, Maria Cristina Schiani, in gita a Londra con la sua scuola, il liceo classico Machiavelli, decide di farla finita. Così si getta dal sesto piano dell’albergo inglese in cui alloggia insieme ai suoi compagni. In realtà qualcuno ancora mette in dubbio che si sia trattato di suicidio.
Quella di Andrea Di Giorgio invece, 14enne in gita con la sua classe in Puglia nel 2000, è la storia di una bravata finita male. Di sera va nella stanza delle ragazze dell’albergo dove alloggia con la sua classe. Finita la serata vuole poi rientrare senza essere visto da nessuno, tanto meno dai professori. Tenta di scavalcare la grata della balconata che separa la camera dove alloggiano le femminucce dalla sua, ma qualcosa va storto. Andrea perde l’equilibrio e precipita con un volo di sei metri, cade sulla scalinata e sbatte la testa.
Secondo i dati di un’indagine di Skuola.net su un campione di circa 1500 studenti, in realtà, i comportamenti a rischio sono all’ordine del giorno o, per lo meno, di gita.
Questi fatti di cronaca sono solo in apparenza lontani anni luce dal nostro quotidiano: infatti secondo i dati di un’indagine di Skuola.net su un campione di circa 1500 studenti, in realtà, i comportamenti a rischio sono all’ordine del giorno o, per lo meno, di gita.
Circa il 40% del campione ammette candidamente di essere uscito dall’albergo nelle ore notturne durante la gita scolastica, senza che gli insegnanti ne fossero al corrente o avessero dato il proprio permesso. Tuttavia, il party hard non è necessariamente legato alla fuga serale. In gita scolastica, che si rimanga in stanza o meno, si fa uso di alcool e droghe, quasi fosse una parentesi dalla vita quotidiana in cui tutto è lecito. Un ragazzo su 4 degli intervistati, infatti, confessa di aver “abusato” di alcool, mentre 1 su 7 addirittura parla di droghe. Per lo più si tratta di droghe leggere (11%), ma non manca chi ha fatto uso di ecstasty (2%) o di “altro” (1%).
I freni si sbloccano, e non solo per quanto riguarda i divertimenti eccessivi se non illegali, ma anche relativamente alla sfera più intima e personale. Ad esempio, il 15% dice di aver avuto rapporti sessuali in gita. Rilevante il fatto che la percentuale non mostri forte variazione se si vanno a guardare le risposte degli studenti più piccoli, quelli delle scuole medie.
Un ragazzo su 4 degli intervistati, infatti, confessa di aver “abusato” di alcool, mentre 1 su 7 addirittura parla di droghe. Per lo più si tratta di droghe leggere (11%), ma non manca chi ha fatto uso di ecstasty (2%) o di “altro” (1%).
E poi la violenza. Non manca il bullismo, tra visite ai musei e nottate in albergo: quasi il 13% denuncia episodi particolarmente violenti, percentuale che raddoppia tra i ragazzi delle scuole medie. Uno degli intervistati, anonimo, racconta: “Un mio compagno è stato spinto per le scale e si è rotto la mano”. Presenti pure le risse, a cui quasi 1 su 10 sostiene di aver preso parte.
Tra le testimonianze raccolte da Skuola.net, emergono particolari allarmanti. “Abbiamo attraversato l’autostrada a piedi mentre la classe era in sosta all’autogrill” confessa uno studente. Peggio ancora: “Ho dovuto scavalcare da un terrazzo a un altro per raggiungere le mie amiche”, fa eco una studentessa. Di esperienze simili avute in gita i ragazzi ne raccontano diverse, come quella di chi rivela che i suoi amici “Andavano da una stanza all’altra dell’albergo passando sul cornicione”. E poi ancora: “Cara Skuola.net, ho 17 anni e vi dico che non serve un’indagine per sapere quello che succede in gita. Episodi del genere, accompagnati da birre e droghe nelle stanze è normale che ci siano alla nostra età”.
Comportamenti simili, quindi, sono più comuni di quanto si percepisca. Lo confermano i dati secondo cui ben 1 su 5 dice di aver compiuto cose rischiose, come per l’appunto passare da una stanza all’altra attraverso la finestra. Ma “ciò che succede in gita rimane in gita” e finché non ci scappa il morto è difficile sapere ciò che accade tra le camere d’albergo. Un silenzio che si riflette nel mistero attorno alla morte di Domenico Maurantonio, e che gli adulti, in primis i professori, non sono in grado di squarciare: per loro non c’è altra scelta che rinunciare, sempre più frequentemente, alla visita didattica.