Molte volte nella dialettica negoziale come in qualsiasi forma di relazione interpersonale si indulge alla polemica sterile, alla critica fine a se stessa e alla provocazione. Cadere o meno nel tranello è una nostra scelta, che può essere resa più consapevole dalla capacità di sapere fronteggiare situazioni simili.
Qualche tempo fa l’amministratore delegato di una società americana leader mondiale nella ristorazione fast food, intervistato dal Corriere della Sera, nel rispondere a una domanda che gli chiedeva conto della responsabilità di contribuire ad aumentare in Italia l’obesità e i costi sociali ad essa collegati, ha dichiarato: “E’ vero che il numero degli obesi in Italia è in preoccupante crescita, tuttavia noi presidiamo appena il 2% del mercato della ristorazione, e nello specifico la regione più colpita è il Molise che è anche la regione nella quale siamo statisticamente meno presenti”.
Non fa una piega. In che cosa risiede la potenza di questa argomentazione? Essa si fonda su una struttura comunicazionale molto efficace, che può essere interessante analizzare in dettaglio.
Intanto il manager è partito dal riconoscere la posizione del giornalista. Non ha tentato di sminuirla, controbattere né tantomeno ha polemizzato. Ha invece riconosciuto un dato di fatto, il dato “generale” di partenza: la crescente obesità in Italia, un fatto incontrovertibile. Peraltro riconoscendo la posizione dell’interlocutore lo legittimiamo, gli mostriamo rispetto e piena dignità come portatore di idee, di conoscenze e di opinioni.
Il dato di partenza è un dato generale rispetto al quale poi però è stato fatto un secondo passaggio, annunciato da un “tuttavia”. Se il dato di partenza è che il sistema ristorativo concorre all’aumento dell’obesità per la presenza di grassi negli alimenti somministrati, iniziamo poi a circoscrivere la questione. Iniziamo cioè a restringere la lente, un po’ come si potrebbe fare con un obiettivo, inquadrando un dettaglio, e portiamo l’attenzione su fatti più circostanziati come l’incidenza in Italia della catena in questione, pari al 2%, dato evidentemente e numericamente non significativo.
Poi un terzo e ultimo passaggio ancora, introdotto dall’espressione “nello specifico”. Restringiamo ancora di più la lente, circoscrivendo l’osservazione su un dettaglio ulteriore, che ci porta a considerare un fatto a sua volta incontrovertibile: la crescita maggiore dell’obesità in Italia è registrata in Molise, ossia nella regione in cui la catena diretta dal manager è meno presente.
Questo meccanismo fatto di tre semplici passaggi ci permette di partire da una generalizzazione per arrivare a smontarla e a dare, con garbo, ragione della nostra posizione. La realtà analizzata non cambia, cambia il modo con il quale la si può vedere, e questo a livello dialettico può risultare molto utile.
Cadere nella trappola della polemica e della provocazione è facile, la riprova ci è data da un qualsiasi talk show televisivo dove gli ospiti spesso degenerano in polemiche sterili, banali e autoreferenziali che ledono la loro stessa autorevolezza e credibilità.
In occasione del recente Vinitaly un giornalista francese, certamente con piglio un po’ polemico, ha ipotizzato con una domanda provocatoria che il livello di qualità dei vini italiani non sia ancora pari a quello dei vini francesi. Con più eleganza e senza alcuna nota polemica, con garbo e rispetto, l’intervistato, peraltro riconosciuto come produttore di vini di pregio non solo nel nostro Paese ma nel mondo, ha risposto che se la produzione italiana ha in generale dal punto di vista qualitativo spazi di miglioramento (partendo dunque dal punto di vista del giornalista, contenente una generalizzazione), tuttavia (restringendo lo zoom), in Italia ci sono regioni come il Piemonte, la Toscana e il Veneto dove si producono vini che per fama, qualità e prezzo competono tranquillamente con i vini top nel mondo, e più ancora nello specifico che nel solo Piemonte c’è per esempio il Barolo che gode di grandissima fama e ottima reputazione, ottenendo ogni anno premi e riconoscimenti di prestigio in tutto il mondo.
Cadere nella trappola della polemica e della provocazione è facile, la riprova ci è data da un qualsiasi talk show televisivo dove gli ospiti spesso degenerano in polemiche sterili, banali e autoreferenziali che ledono la loro stessa autorevolezza e credibilità.
Del pari nel nostro quotidiano lavorativo e personale scadere nella polemica è un attimo. Una trappola mentale alla quale è semplicissimo sottrarsi : la realtà può essere vista da tante angolature e non vale la pena disconoscere quella degli altri, accettiamola ma prepariamoci a offrire anche la nostra diversa visione. Forse scopriremo che la realtà è l’insieme di tante angolature e magari ne usciremo tutti arricchiti.
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