Non è più come una volta, certo. Ma in un’epoca in cui Russia, Urss e Putin sono diventati quasi una moda, anche il ristorante Aragvi nel centro di Mosca, riaperto da poco, può essere un’attrazione. Perché? Nei tempi andati in cui dominava Stalin, era quello il posto migliore per mangiare del buon pollo e bere del buon vino georgiano. E soprattutto in quelle sale venivano reclutate spie e confidati affari di stato. Nelle serate più fortunate, l’avventore poteva incontrare i vertici del Cremlino. Era, insomma, uno dei locali in cui il potere si riuniva – e si nutriva.
Come si ricorda qui, il ristorante aprì nel 1938, proprio su richiesta di Lavrentj Berija, il braccio destro di Stalin e capo del NKVD, la prima versione del KGB. Come è noto, entrambi i leader erano di origine georgiana (Stalin è un soprannome, il suo vero nome è Iosif Vissarionovic Dzugasvili) e nella fredda capitale sovietica non trovavano più le leccornie cui erano abituati: dov’erano i kinkali? (tipo di ravioli) E il khachapuri (pane al formaggio)? E soprattutto: il satsivi (pollo freddo in salsa di noci)?
Fu deciso di aprire un ristorante apposta, con cibo georgiano e personale composto da ex spie del Kgb. I locali erano corredati da microspie e i frequentatori erano spie e ufficiali, con il compito di reclutare nuovi membri. Non solo: per entrare nel mondo che contava, allora, tutti dovevano passare di lì. “Bastava citare il famoso pollo dell’Aragvi per vedersi aprire diverse porte importanti”, dice Nelli Maximova all’Afp.
Come tutte le cose, anche l’Aragvi conobbe il declino. Insieme al crollo dell’Urss, venne privatizzato e poi, di fronte alle leggi del mercato, non resse e chiuse nel 2003. Solo nell’aprile 2016 ha riaperto, mantenendo le decorazioni e lo stile di quell’epoca, con tanto di ravioli e pollo freddo.