Un foglio di carta, una busta e un francobollo. La democrazia si spedisce anche per posta. Dalla prima legislatura ad oggi sono migliaia gli italiani che hanno inviato una lettera in Parlamento. Lo prevede la Costituzione. Secondo l’articolo 50 tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità. Dopo i referendum e le leggi di iniziativa popolare, ecco un’altra forma di democrazia diretta. Forse la meno conosciuta. Con l’avvento della tecnologia, il sistema si è modernizzato. Per rivolgere le proprie istanze alle Camere, da qualche tempo si può anche spedire un fax o inviare una e-mail (questo è l’indirizzo di Montecitorio: [email protected]). Basta allegare alla petizione una copia del documento di identità valido, per dimostrare di essere in possesso della cittadinanza italiana.
Un foglio di carta, una busta e un francobollo. La democrazia si spedisce anche per posta. Lo prevede la Costituzione. Secondo l’articolo 50 tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità
A spulciare tra le petizioni inviate si trova di tutto. Tra un documento e l’altro emerge un fedele ritratto del Paese. C’è chi chiede di potenziare gli organici delle forze dell’ordine, chi propone di regolamentare la prostituzione. E ancora tasse, immigrazione, sicurezza, diritti civili. Non mancano le richieste più strane. Nel luglio di tre anni fa qualcuno ha chiesto a Montecitorio di inserire «un’ora di discoteca nell’ambito dell’orario scolastico». Petizione arrivata alla Camera da Rimini, ovviamente. E prontamente assegnata alla commissione Cultura. Alcune istanze sono effettivamente specifiche. Come quella di Stefano Casabianca da Catania, che pochi giorni fa ha chiesto di istituire «la giornata nazionale dell’autista soccorritore addetto all’emergenza sanitaria». Si parla di questioni locali e internazionali. Sempre a Montecitorio, la petizione 1.108 «chiede iniziative per scongiurare i rischi di guerra civile in Burundi». La numero 1.093, invece, propone la riduzione del numero delle auto «in dotazione all’amministrazione di Roma Capitale».
Come funziona? Anzitutto un chiarimento: ognuno può scrivere una petizione. Se per presentare una legge di iniziativa popolare bisogna raccogliere 50mila firme, per depositare una petizione si può essere anche da soli. Una volta spedite, le lettere e le mail arrivano in Parlamento. Come da regolamento della Camera, vengono annunciate in Assemblea, indicando il presentatore e la commissione a cui sono state assegnate. A quel punto ai firmatari non resta che incrociare le dita. Le commissioni possono esaminare le petizioni da sole, oppure insieme a un progetto di legge dello stesso argomento. In molti casi, però, le richieste finiscono in qualche cassetto.
Solo a Montecitorio, dall’inizio della legislatura, sono arrivate 1.125 petizioni. Ben 1.566 quelle recapitate a Palazzo Madama. Inevitabilmente molte lettere ed e-mail restano senza risposta
Del resto è difficile dare seguito a tutte le istanze dei cittadini. Solo a Montecitorio, dall’inizio della legislatura, sono arrivate 1.125 petizioni. Ben 1.566 quelle recapitate a Palazzo Madama. Fino a qualche mese fa ne erano state esaminate in tutto un centinaio. Andando indietro nel tempo, il risultato è lo stesso. Dalla prima legislatura ad oggi, alla Camera sono state presentate circa 9mila petizioni. Quasi 6.500 solo negli ultimi vent’anni. Quelle effettivamente esaminate, però, superano di poco il migliaio. I problemi sono tanti, il calendario parlamentare serrato. Inevitabilmente molte istanze restano senza seguito. Poche settimane fa qualcuno ha provato a risolvere il problema. È il signor Gaetano Cortese da Cusano Milanino, in provincia di Milano, che ha inviato una petizione alla Camera per chiedere «l’istituzione di un apposito ministero cui presentare petizioni dei cittadini». Per il momento è stata assegnata alla commissione Affari costituzionali.