Siamo a Kampala, in Uganda. È un sabato mattina, Steve un impiegato di 27 anni si sveglia dopo aver trascorso una notte in giro per la città con gli amici. Si rende conto di avere ben due ceste di panni sporchi da lavare ma allo stesso tempo il weekend è alle porte e non ha nessuna intenzione di perdere tempo. Steve non vive in Europa dove esistono lavanderie a gettone ad ogni angolo. A poche centinaia di metri dalla casa di Steve vive Florence, una giovane mamma di ventitré anni. Il marito è morto quando Charity, la figlia, aveva due anni ed ora cerca di tirare avanti da sola. Cosa hanno in comune Steve e Florence oltre la vicinanza? Una necessità: lavare i panni da una parte, avere un introito monetario dall’altra. Ed ecco che Nicholas Kamanzi, neo laureato in ingegneria informatica, insieme al suo amico Solomon Kitumba, hanno un’illuminazione. Come mettere in contatto queste necessità in un paese dove il digital divide è notevole?
Iniziano così a lavorare al progetto Yoza, che in ugandese significa lavare, proprio per soddisfare domanda ed offerta, una sorta di Uber dedicato al servizio di lavanderia. Il concetto è molto semplice, si installa la app, si viene geolocalizzati ed il sistema individua le donne disponibili ad effettuare il servizio di lavanderia a domicilio. In Africa questa è una pratica molto diffusa che funziona attraverso una rete di conoscenze, Yoza vuole rendere il servizio più snello e creare più opportunità di lavoro visto che la disoccupazione femminile in Uganda rimane piuttosto elevata.