Trump, Trump e ancora Trump
L’elezione di Trump alla presidenza Usa continua a tenere banco tra commentatori ed editorialisti. Su EurActiv, un nutrito gruppo di intellettuali – tra cui Philippe van Parijs, Roberto Saviano e Daniel Cohn-Bendit – ha firmato un appello ai cittadini europei, invitati a scuotersi di fronte all’emergenza della vittoria di Trump e della Brexit, e a reclamare il controllo della propria sicurezza politica e finanziaria. L’editoriale suggerisce tra le altre cose un allargamento del programma Erasmus alle scuole superiori, il raddoppio del piano Juncker di investimenti e la proposta di liste transnazionali per le prossime elezioni europee. Sul Guardian, Zoe Williams rilegge il successo di Trump e della campagna Brexit attraverso il concetto di “nostalgia”: quando la nostalgia si fa discorso politico, finisce per avvelenare il dibattito pubblico razionale e riempire l’agenda politica di riferimenti a un passato idealizzato, a scapito di elementi più vicini e più importanti. Sul New York Times, in un vibrante editoriale Paul Krugman definisce Trump un “bugiardo patologico” circondato da razzisti e complottisti: Krugman fa appello ai “veri patrioti”, chiamati a non perdersi d’animo e a prepararsi nei prossimi mesi a combattere per la democrazia.
Il Guardian: la sinistra democratica deve imparare a giocare il gioco della destra populist. E combattere per le proprie convinzioni invece di essere spettatrice passiva della rovina da parte delle forze conservatrici
Populismo: combatterlo o cavalcarlo?
Secondo John Freedland (The Guardian) la sinistra democratica deve imparare a giocare il gioco della destra populista per sconfiggerla: se i Brexiteers e i sostenitori di Trump avessero perso le rispettive competizioni elettorali, adesso sarebbero impegnati in un’opposizione selvaggia alle decisioni del governo. Freedland invita le forze di sinistra a combattere per le proprie convinzioni invece di essere spettatori passivi della rovina del paese da parte delle forze conservatrici. Secondo Fabio Mattioli (The Independent), allo stesso modo in cui il socialismo reale ha contribuito alla nascita del welfare state nelle economie di mercato, oggi la minaccia delle forze populiste/nazionaliste potrebbe innescare un ripensamento delle politiche neoliberali. Chantal Mouffe su openDemocracy vede l’ascesa dei populismi come l’ultimo paracadute per i nostri sistemi democratici, ormai in caduta libera. I populismi di destra come quelli di sinistra rappresentano una reazione a specifiche trasformazioni politiche: in primo luogo alla cosiddetta “post-politica”, quella in cui i confini tra destra e sinistra istituzionali si sono fatti incerti; in secondo luogo alla fine della “sana tensione” tra la tradizione politica liberale e quella democratica, ovvero tra le istanze di “libertà” e la logica dell’”uguaglianza”. Questa tensione secondo Mouffe era una caratteristica costitutiva del cosiddetto ordine liberal-democratico, ed è necessario passare attraverso una “fase populista” come quella attuale per ridare impulso a questa tensione. Il successo di partiti e movimenti di destra populista –avverte Mouffe– deve essere contrastato attraverso azioni e narrative dalla sinistra populista.
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- The Independent – The under-30s are poorer than ever and despite all the studies it’s hard to figure out why
- openDemocracy – Why trade unions need to get serious about new media in 2017
- Politico – Why Francois Fillon’s win is torture for Marine Le Pen