Sorpresa, la Camusso scopre le startup: «C’è un gap di innovazione da colmare»

«Ci sono idee interessanti, settori in cui le startup realizzano livelli di sinergia e capacità applicativa innovative e davvero utili», la segretaria generale del CGIL si esprime a favore dell'innovazione e delle startup. Ma rimangono ancora dei dubbi sul rapporto tra impresa e lavoratori

Proprio mentre si appresta a rilanciare una delle più importanti offensive per il lavoro degli ultimi mesi, dalla battaglia referendaria per abolire i voucher alla possibile mobilitazione unitaria per il contratto degli statali, anche la più antica delle organizzazioni sindacali italiane, la Cgil, guarda con interesse a quelli che sono i bisogni dell’impresa del futuro, quella composita galassia delle startup italiane che vivono ogni giorno le opportunità e le criticità della frontiera tecnologica. In visita ad uno dei i principali acceleratori di startup in Italia – la Startup Factory di LuissEnlabs – e prima prima di prendere parte ad HITalk, evento culturale della capitale nato con il sostegno di LVenture Group, che permette a eccellenze italiane di raccontare in 12 minuti la storia del loro successo, Susanna Camusso, nel descrivere il rapporto tra lavoro, in particolare quello giovanile, e mondo delle startup, parla chiaro: «Il tema è immaginare che noi siamo un’epoca in cui coesistono cose antiche, modalità antiche e grandi innovazioni. Vogliamo fare uno straordinario investimento per l’occupazione giovanile e dobbiamo trovare un sistema per far convivere tutte queste cose. Ci deve essere la possibilità di favorire, attraverso le startup, forme di auto imprenditorialità, ma non vanno trascurati altri elementi importanti».

Quali?

Abbiamo bisogno di rimettere in sicurezza il Paese a partire dalle infrastrutture, dagli edifici pubblici, le scuole, gli ospedali, e di fare prevenzione, quindi servono investimenti anche nei settori tradizionali. Penso che non vi sia una sola modalità di rilanciare l’occupazione giovanile che è di sicuro la prima emergenza del nostro Paese. È necessario uscire da una lunga stagione in cui si è caldeggiata l’idea che si poteva studiare di meno, eccezion fatta per pochi segmenti formativi. Al contrario, invece, competenza e istruzione sono un punto di forza e non di difficoltà o di rallentamento nell’ingresso del mondo del lavoro, ed è su questo che dobbiamo tornare a puntare.

La tecnologia, può aiutare questa convivenza tra antico e nuovo?

La tecnologia apre possibilità e occasioni, non va demonizzata ma non si può neanche pensare che sia neutra. Servono, come in tutto, regole. La tecnologia, che è una delle componenti dell’innovazione, ha una capacità di auto-prodursi e auto-innovarsi che scardina ciò a cui eravamo abituati, fattore questo potenzialmente positivo perché introduce nuove soluzioni, nuove modalità. Se viene però impiegata per sostituire i normali rapporti di lavoro con sistemi precarizzanti o addirittura scollegati dal rapporto tra impresa e lavoratore, allora diventa uno strumento di sfruttamento, non di crescita. Serve, come in tutto, un punto di governo, di regolamentazione. La tecnologia va certamente favorita: noi abbiamo un gap di innovazione che bisogna colmare e che deriva dal forte rallentamento degli investimenti nel pubblico come nel privato di questi anni. E le startup possono certo contribuire all’innervamento di un tessuto produttivo e imprenditoriale tecnologicamente più avanzato.

Cosa le ha colpito di più del mondo delle startup?

Ci sono idee interessanti, settori in cui le startup realizzano livelli di sinergia e capacità applicativa innovative e davvero utili. Ma non bisogna perdere di vista che alcune regole, come in ogni settore, sono indispensabili per salvaguardare i diritti e il futuro della nostra società.

L’impresa del futuro è quella galassia di startup italiane che vivono ogni giorno le opportunità e le criticità della frontiera tecnologica. La Camusso, segretaria generale del CGIL, dice: «La tecnologia va certamente favorita: noi abbiamo un gap di innovazione che bisogna colmare e che deriva dal forte rallentamento degli investimenti nel pubblico come nel privato di questi anni»

Del resto, quello delle startup è un fenomeno in costante evoluzione, anche dal punto di vista del lavoro, le circa 7000 mila startup presenti in Italia impiegano oltre 30 mila addetti, un dato in crescita del 47 per cento rispetto all’anno precedente. Si tratta di realtà che creano competenze di alto profilo, anche manageriale, quindi teoricamente dovrebbero attrarre domanda di lavoro anche giovanile. Purtroppo, segnala l’ecosistema delle startup, le iniziative già avviate sotto il cappello della Garanzia giovani, il programma governativo di derivazione comunitaria per rilanciare l’occupazione giovanile, non si stanno rivelando efficaci.

Dei 124 milioni di euro stanziati dal governo per favorire l’autoimprenditorialità, sono stati erogati solo 2,5 milioni a causa di inefficienze burocratiche. Per questo motivo, le 7 associazioni della filiera hanno inviato ai decisori pubblici una serie di proposte per rafforzare la politica industriale a sostegno dell’ecosistema dell’innovazione e della filiere delle startup innovative. Proposte che sono state consegnate anche al segretario generale della Cgil prima di prendere parte all’evento High Idea Talk organizzato dal fondo di venture capital LVenture Group. Tra le proposte rientra la possibilità di stipulare contratti di ingresso senza limiti fino al raggiungimento di una determinata soglia di fatturato, oppure uno sconto del 50 per cento sugli oneri fiscali e contributivi sul costo del personale, dividendone il beneficio pariteticamente tra azienda e lavoratore.

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