(Parigi). Il ciclone Hamon sul partito socialista francese, la crisi di Fillon, addirittura il ritorno di Sarkozy? Le elezioni presidenziali francesi s’avvicinano e lo scenario politico diventa sempre più complesso e frastagliato. Quali sono le forze in campo? Ne abbiamo parlato con Thomas Guénolé che è politologo, saggista ed editorialista che insegna alla facoltà di Scienze Politiche di Parigi.
Come accadde per le primarie della destra anche a sinistra c’è stata una clamorosa sorpresa: la vittoria di Benoît Hamon.
Questo accade all’interno dei partiti dominanti a sinistra quando applicano la politica di “consenso” nei confronti di Washington, una politica che consiste a privatizzare le imprese pubbliche, a privatizzare servizi pubblici, ad abbassare la protezione sociale della popolazione attiva, a scardinare diritti economici e sociali, a deregolamentare l’economia a beneficio dell’attività finanziaria su scala globale. Ecco in cosa consiste la politica di “consenso” nei confronti di Washington.
Che insegnamento si può trarre anche riguardo altri paesi?
Nell’insieme si può osservare due scenari tipici. Da un lato il partito si può ritrovare improvvisamente con un nuovo leader altermondialista. È il caso di Jeremy Corbyn con il Labour nel Regno Unito. Dall’altro lato, se nel partito non avviene questa rivolta interna, al momento del voto si fa sorpassare da un partito più a sinistra. È quello che è accaduto in quasi tutti i paesi del Sud America (vedi ad esempio Lula, Chavez, Morales etc). Ciò che osservo in Francia è che il partito dominante a sinistra, ovvero il partito socialista, applica in maniera sempre più radicale la politica del consenso nei confronti di Washington. Il risultato è che la sinistra francese ed il popolo di sinistra oscilla tra uno “scenario alla Corbyn” ed uno “scenario alla Lula”. Lo scenario alla Corbyn è quello che vede Benoît Hamon agire come Corbyn nel Labour, cioè diventare il vero leader del partito socialista francese. Nello “scenario alla Lula” invece c’è invece la possibilità di vedere Jean-Luc Mélénchon superare il partito socialista.
Può Mélénchon davvero riuscire a superare nei consensi il PS?
Difficile dirlo. Adesso che Benoît Hamon è il candidato del partito socialista, le sue posizioni sono di un altermondialista moderato. Mentre Mélénchon è un altermondialista tout court. Se vogliamo essere precisi Hamon è una “melenchonizazzione” del partito socialista. Ma la questione è la seguente: quando Hamon parla come Mélénchon ciò significa un travaso di voti verso il partito socialista come quando a destra Sarkozy nel 2007, prendendo a prestito discorsi al Front National, fece aumentare il proprio consenso facendo calare quello dell’estrema destra? Oppure significa un’emorragia di voti, come avvenne nella destra francese degli anni ‘90, che copiò le Pen, ma ciò non fece salire affatto la destra moderata ma lo stesso le Pen? La risposta forse sta nella frase: gli elettori preferiscono quasi sempre l’originale alla copia. Bisognerà vedere se questa volta preferiranno l’originale (Mélénchon) alla copia (Hamon).
Le elezioni presidenziali significano emorragia di voti come nella destra francesce negli anni ’90? Oggi gli elettori preferiscono l’originale alla copia. Bisognerà vedere se questa volta preferiranno l’originale (Mélénchon) alla copia (Hamon)
Questo duplice scenario potrebbe aprire un’autostrada per Macron?
A mio avviso c’è un errore di analisi che è molto corrente. Ovvero quello di considerare che Emmanuel Macron faccia parta del processo di ricomposizione della sinistra. Del resto Macron l’ha detto fin dall’inizio: “non sono né di destra né di sinistra”. Il suo vero progetto è quello di fare un grande partito di centro che riunisca il ceto medio in un progetto di liberalizzazione avanzata della società francese. Ebbene questo era già il progetto centrista di un certo Valéry Giscard d’Estaing nel 1974. Emmanuel Macron è a mio avviso l’erede politico di quel progetto. È un politico che sta cercando di diventare il nuovo leader del centro in Francia e non certo il nuovo leader della sinistra. Ora però, vedendo i sondaggi, è anche possibile che dei deputati del partito socialista, addirittura dei quadri del partito, decidano di confluire nel partito di Macron. È uno scenario possibile. Ma il progetto di Macron resta un progetto centrista. Sulla posizione politica e sul progetto di società Macron è un vero liberale, da un punto di vista economico ma anche filosofico. Proprio come lo era Giscard.
Macron non fa parte del processo di ricomposizione della sinistra. E l’ha detto fin dall’inizio: “non sono né di destra né di sinistra”. Vuole fare un grande partito di centro che riunisca il ceto medio in un progetto di liberalizzazione avanzata della società francese
Parliamo della destra. Anche Fillon alle primarie è stato un’assoluta sorpresa. Ora pero’ rischia grosso con l’affare Penelope
A mio avviso la candidatura di François Fillon è in pericolo di morte. Morte politica s’intende. Il problema non è soltanto l’affare Penelope (moglie di Fillon ndr). Ma è la triplice rottura dell’immagine Fillon che comporta. L’immagine della marca Fillon era il valore del lavoro, il rifiuto dell’assistenzialismo e la trasparenza. Su questi tre piani l’affare Penelope è una sconfessione su tutta la linea. Per questo la sua candidatura è in grave pericolo.
Se si dovesse ritirare chi potrebbe prendere il suo posto ?
Se ragioniamo in termini politici non esiste una legittimità maggiore di quella di essere stato scelto alle primarie. È un’investitura potente. Fillon è dunque il candidato naturale ma se dovesse rinunciare il candidato legittimo diventerebbe il numero due delle primarie ovvero Alain Juppé il quale però ha già detto che rifiuterebbe (ed è definitivo). Se Juppé rifiuta, il candidato della destra diventa automaticamente il numero tre, ovvero Nicolas Sarkozy. Sembra paradossale ma sarebbe una scelta logica dal punto di vista politico. Staremo a vedere però se Fillon resiste alla tempesta.