“Ora mi concentro sulla musica. Ho raggiunto una fase zen,” ride, “preferisco occuparmi dei problemi, non preoccuparmi dei problemi. Mi concentro sulla musica”. Ilaria Porceddu è in forma. Non solo fisicamente. Soprattutto lo è artisticamente, in una di quelle fasi che si indicano come “stato di grazia”.
Ilaria Porceddu, per la cronaca, è una cantautrice sarda, di stanza a Roma. Ottima voce, grande capacità espressive e interpretative, ottima penna, bell’aspetto. Alle spalle tre album, la partecipazione alla prima edizione di X Factor, quella vinta dagli Aram Quartet e che con lei ha sfrornato Giusy Ferreri e Tony Maiello, e un secondo posto a Sanremo Giovani, nel 2013, sempre dietro Antonio Maggio, ex leader degli Aram Quartet. Una specie di destino, quello.
X Factor. Ecco, Ilaria è un raro esempio di talento passato da un talent. E forse, ma neanche troppo forse, è un talento passato da un talent che ha pagato caro quel passaggio.
Per più di un motivo.
Primo, perché, appena diciannovenne, si è trovata buttata sul mercato, non per diritti acquisiti, lei è stata eliminata alle semifinali, ma per una rara intuizione da parte della discografia, buttata sul mercato, si diceva, non solo senza paracadute, ma anche senza bussola e senza guida. Senza andare troppo nello specifico, la storia ce la ricordiamo bene, perché seppur meno cool delle ultime edizioni targate Sky i primi X Factor erano fenomeni decisamente più interessanti, sia per mere questioni sociologiche, si era agli albori dei talent, sia per questioni di numeri.
Ilaria, diciannove anni, una voce importante usata con capacità (leggi alla voce “empatia”), ha dalla sua una carta che ai tipi della Sony, all’epoca nella fase finale della gestione Rudy Zerbi, deve essere sembrata incredibilmente potente, la bellezza. Così, con il tipico intuito di chi si trova a fare un mestiere che non è esattamente il suo, ecco che l’A & R che la segue, di cui non faccio il nome perché accanirsi sui minus habens viene giustamente considerato bullismo, le propone di posare per Maxim, rivista maschile in profumo di pruderie da edicola (quando ancora c’era la pruderie da edicola).
Di più, le viene proposto non solo di posare per Maxim, con canotta striminzita, shorts alla Daisy di Hazard e stivalone alla Pretty Woman, ma le viene proposta anche la copertina della rivista. Cioè, non le vengono proposte ospitate tv per promuovere il suo album di debutto, Suono naturale, non le viene proposta una campagna promozionale degna di quel nome, non le viene proposta, che so, una qualche collaborazione in caso di sottolinearne il talento, lei che sin dalla prima puntata era data per vincitrice annunciata, ma le viene proposto di posare per un servizio sexy per un maschile. C’è del genio, va detto, nel riuscire a dimostrare di non sapere fare quel per cui si viene pagati. Qui ce n’è pure troppo.
Non le vengono proposte ospitate tv per promuovere il suo album di debutto, non le viene proposta una campagna promozionale, non le viene proposta una qualche collaborazione. Le viene proposto solo di posare per un servizio sexy per Maxim
Intendiamoci, non sono contro chi mette il proprio corpo nel suo immaginario e nella sua poetica, ne ho parlato più volte anche qui, ma qui si tratta di altro. Questa è una scorciatoia, che per di più porta in un vicolo cieco. Ilaria, all’epoca, non era una donna consapevole di quel che stava facendo, ma un esordiente in balia di discografici non esattamente illuminati. Faccenda ben diversa.
«Sapessi quanto ci ho messo a togliermi di dosso questa storia della bambolina – mi dice, in un bar di Corso Buenos Aires – Il successivo taglio di capelli parte da lì».
Ecco, parliamone. Anzi, no, non parliamone, perché fortunatamente Ilaria è persona intelligente, e artista sensibile, e ha trovato il modo per intraprendere la sua strada, senza bisogno di scorciatoie. Anzi, prendendosi i suoi tempi, le soste giuste, quelle panoramiche, per riprendere fiato guardano quel che c’è da vedere, quelle strategiche.
Così, dopo aver dimostrato nel video di Mai mai che quella bambolina in canotta e t-shirt è una donna che non ha paura, letteralmente, di mettersi a nudo, con consapevolezza e serenità, Ilaria si è rimboccata le maniche e si è messa a lavorare con un nuovo team, capeggiato da Francesco Gazzè, fratello del più famoso Max e autore di tutti i testi dei suoi brani. Un lavoro che a breve vedrà la luce, ma non è questa la sede di bruciare notizie.
Ilaria è una cantautrice con ottime canzoni pronte a diventare patrimonio pubblico e grandi idee. Una cantautrice che è riuscita a ripartire nonostante X Factor, in qualche modo vittima di una generalizzazione in cui mi metto anche io, e la successiva fine della collaborazione con Attilio Fontana, suo produttore ma anche suo compagno all’epoca.
Per farlo ha scelto la via del pop d’autore, in bilico tra la tradizione della sua terra, con lingua madre presente tra le tracce, con melodie antiche che si piegano al caso, quella della nostra canzone ben evidente nella scrittura come nel suo modo fiero e emotivo di cantare, i suoni di oggi che si rincorrono con quelli di sempre. La voce, beh, se l’avete sentita sapete già di che gioiello parlo, altrimenti non sapete cosa vi siete persi, avrete modo di recuperare.
Una voce antica. Una voce contemporanea. Sentitela, che facciamo prima.Oggi appare davvero in una fase zen, sicura di sé, per dirla con gli psicologi, risolta. Chiaramente il percorso indipendente appare sulla carta più complicato, ma viste le esperienze pregresse e vista l’ottima qualità della proposta che a breve verrà presentata, direi che ballare da sola è scelta azzeccata. Ilaria balla da sola.
Un talento miracolosamente uscito da un talent. Sia resa grazie a Dio.